TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase
quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli
lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo
di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete nel Vangelo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo di Marco comincia con una semplice affermazione: "Inizio del Vangelo
di Gesù Cristo, Figlio di Dio".
Giovanni Battista, che aveva annunciato la sua venuta come imminente, battezzò
Gesù nel Giordano e in quell'occasione lo Spirito diede testimonianza di Gesù.
Marco accenna soltanto al periodo nel deserto e alla tentazione. È il preludio
all'inizio del ministero pubblico di nostro Signore. Il suo primo richiamo, che
ci viene ripetuto questa domenica, è: "Convertitevi e credete al vangelo". Egli
comincia proprio da quello che era stato il punto centrale dell'insegnamento di
Giovanni Battista.
La Quaresima è soprattutto un periodo di riflessione sui misteri della nostra
redenzione, al cui centro sono l'insegnamento e la persona di Gesù Cristo. Il
Salvatore ha assunto forma umana, cioè quella che è la nostra condizione, e non
è nemmeno stato risparmiato dall'esperienza della tentazione. Nella sua natura
umana, Gesù ha vissuto in prima persona cosa significhi respingere Satana e
porre al primo posto le cose divine. Il nostro Signore e il nostro Dio è in
tutto nostra guida e modello.
Cercare di conoscere Cristo significa anche prendere coscienza di quel nostro
bisogno di cambiamento di vita che chiamiamo "pentimento". In particolare è
mediante la liturgia della Chiesa che ci avviciniamo a Cristo e facciamo
esperienza della sua presenza in mezzo a noi.
Nella liturgia, diventiamo "uno" con Cristo nel mistero grazie al quale egli ha
riscattato il mondo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,31-46)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui,
siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i
popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore
dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del
Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione
del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi".
Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e
ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai
ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?". E
il re risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: "Via, lontano da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli,
perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi
avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete
vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".
Anch'essi allora risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato o
assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?".
Allora egli risponderà loro: "In verità io vi dico: tutto quello che non avete
fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me".
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita
eterna». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il brano del Vangelo di oggi è chiaro: saremo giudicati sull'amore. Gesù ci mostra molti modi di esercitare la carità fraterna. E aggiunge queste parole straordinarie: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Lui, il Figlio di Dio, che ha voluto nascere, vivere e soprattutto morire in una povertà estrema, si identifica in tutti i poveri, in tutti i più piccoli. Il cristiano che vuole prendere sul serio questo brano del Vangelo, vede con occhi nuovi ogni povero che incontra sul suo cammino. Spesso noi ci preoccupiamo molto per un membro della nostra famiglia che è disoccupato, per esempio, oppure che si trova in prigione. Ma siamo afflitti nello stesso modo quando, leggendo il giornale o ascoltando le notizie, apprendiamo le sofferenze terribili che colpiscono tanti altri uomini? Riusciamo almeno a pregare per loro come faceva Teresa di Lisieux per quel criminale di cui ottenne, da lontano, la conversione? Gesù dice: "questi miei fratelli" e non "vostri". Durante questa Quaresima, se vogliamo essere fedeli al nostro battesimo, ricordiamoci che la Chiesa è la nostra prima famiglia, la Chiesa non soltanto dei battezzati, ma di tutti gli uomini, poiché Gesù è morto per tutti. Almeno nella preghiera, cerchiamo di essere più aperti ad ogni miseria dei nostri fratelli. Facciamo dei sacrifici per tutti coloro che soffrono. Sappiamo essere il buon Samaritano per il prossimo che Gesù mette sul nostro cammino.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole
come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei
cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.
+++
IL PADRE NOSTRO (Mt.6,7-13;Lc.11,1-4)
Dal poema di A. F.
Ai dodici che un dì
glielo avevano chiesto,
Gesù come pregare
rendeva manifesto;
e se pure altre volte
Lui lo aveva detto,
ancora a tutti quanti
ne ribadì il concetto:
<Usate parole
le più semplici e piane,
e soprattutto poche,
senza espressioni vane.
Lasciatele ai pagani
Le frasi a dismisura,
che credono in tal modo
ricever maggior cura.
Invece il Padre vostro
Lassù nei cieli sa,
la più segreta vera
vostra necessità:
infatti prima ancora
che voi glielo chiedate,
Lui già sa quanto voi
da Lui desiderate
DIRETE:- Padre Nostro,
che su nei cieli stai,
sia santificato
il nome che Tu hai,
e venga il Regno Tuo,
sia fatto il Tuo volere,
così qui sulla Terra,
come in cielo tra le sfere.
Donaci ogni giorno
Il pane quotidiano,
e grazie per la pioggia
da cui germoglia il grano;
rimetti a noi le colpe,
perdona i nostri errori,
come noi perdoniamo
i nostri debitori.
Fa che la strada giusta
Non lasciamo per la via.
Liberaci dal Maligno
Per sempre e così sia-.
Tenete bene a mente
Questo mio insegnamento,
lo andrete a dire a tutti,
ovunque soffi il vento…>
Ogni volta
Che voi lo recitate,
pensate che Gesù
lo declamò una estate.
Tutte le volte che
Lo recitate voi
pensate a Lui quel giorno
che lo insegnava ai Suoi.
Queste frasi che voi
Recitate a memoria
Son certo le parole,
più note della storia.
Di certo c'è qualcuno,
giallo, mulatto o nero
che ora mentre leggete,
lo sta dicendo intero.
Dai ghiacci all'equatore,
dai poli alla savana,
vien detta in ogni lingua
questa preghiera cristiana.
Ora tu che lo reciti
Pensa che non sei solo,
ma con altri milioni
dall'uno all'altro
polo…
RIFLESSIONI
Il tempo di Quaresima deve essere innanzi tutto un tempo di preghiera, e la
Chiesa vuole subito mostrarci la preghiera che deve essere il nostro modello:
quella che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli per farli entrare nella nuova
religione da lui apportata. Ciò che vi è di assolutamente nuovo in questa
religione è che essa ci fa guardare a Dio non più solamente come al creatore
onnipotente, ma come al Padre nostro. Dio è nostro Padre! Il solo nome di
"Padre" può immergere i nostri cuori nell'adorazione. Siamo dunque lontani
dalle "ripetizioni dei pagani". È così liberatorio pensare che Dio è nostro
Padre! Non vi è più affanno, paura, preoccupazione: vi è la fiducia! Abbiamo un
Padre che conosce tutti i nostri bisogni. Allora, possiamo pronunciare con Gesù
le parole del tutto disinteressate della sua preghiera, non pensare più che
alla gloria di nostro Padre, al suo regno, alla sua volontà.
Ma Gesù precisa subito: Padre "Nostro". Egli sottolinea così la fratellanza tra
tutti gli uomini che egli è venuto a consacrare per mezzo del suo sangue sulla
croce.
Il "Padre nostro" è una preghiera filiale, ma è anche la preghiera fraterna per
eccellenza. È il motivo per cui Gesù insiste tanto sul perdono. Possiamo essere
grandi peccatori, possiamo essere criminali, e dire il "Padre nostro". Ma a
condizione di voler cambiare vita, chiedere perdono e perdonare tutti, a
condizione di non voler serbare nessun risentimento nel fondo del nostro cuore.
Così, così solamente, saremo veramente figli del Padre.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,29-32)
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le
sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno
per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa
generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di
questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini
della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più
grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ben più di Giona è qui! Gesù è stupito e addolorato dalla durezza di cuore di chi lo ascolta, convinto di essere nel giusto, di essere salvo a prescindere. E tira in ballo due esempi ben conosciuti dall'uditorio: la regina di Saba che venne dal sud per verificare la fama della saggezza di Salomone e ne fu impressionata e la conversione degli abitanti di Ninive, pagani, convinti a cambiare vita dalla predicazione del riottoso profeta Giona. Ma i concittadini di Gesù sono troppo convinti di essere nel giusto per mettersi in discussione, per avviare una riflessione seria, per nutrire dei dubbi sulla propria condotta. E, così facendo, seduti sulle proprie presunte certezze, diventano impermeabili all'annuncio del vangelo. Che non ci succeda la stessa cosa! Proprio a noi, discepoli del Signore, convinti di essere sulla strada giusta! Ancora molti "Giona" ci invitano alla conversione e, diversamente dai fratelli ebrei, abbiamo la grazia enorme di poter incontrare il Signore Gesù nei segni della sua presenza che sono i sacramenti. Ben più di Giona abbiamo qui oggi!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero:
«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei
profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né
sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico:
tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli
inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli:
tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
San Pietro fu una delle colonne della Chiesa nascente e dopo un chiarimento con
San Paolo sull'apostolato da intraprendere, obbedì solo a Gesù.
Superò con impegno la sua irruenza e la testardaggine per la costanza
nell'amare Gesù.
L'amore facilita l'obbedienza al Signore e gradualmente c'è una elevazione
spirituale. Si può cadere per debolezza ma San Pietro si è rialzato nelle
lacrime, nel pentimento sincero e non era ancora nata la Chiesa. Da Papa lottò
strenuamente nell'annunciare che solo Gesù Cristo è Dio e che solo in Lui vi è
salvezza.
Gesù ha promesso a Pietro che la Chiesa non sarà mai distrutta, anche se sarà
come disgregata, Essa però risorgerà più bella di prima!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non
entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non ucciderai"; chi avrà ucciso dovrà
essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio
fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello:
"Stupido", dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà
destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricordi che tuo
fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti
all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire
il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui,
perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu
venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non
avrai pagato fino all'ultimo spicciolo!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù vuole farci "salire" con lui a Gerusalemme: egli non vuole che noi restiamo nella "pianura". Vuole che siamo "perfetti come il nostro Padre"! Com'è possibile questo? La perfezione che Gesù ci mostra, non lo capiremo mai abbastanza, non si pone sul piano della giustizia: non si tratta di voler esercitare alla perfezione tutte le virtù morali, di non commettere nessun errore nei confronti della legge di Dio. Ne siamo veramente incapaci! Si tratta piuttosto di imitare prontamente il Padre in ciò che più gli è proprio: il suo amore misericordioso e senza limiti.
Si tratta di avere nei nostri cuori i sentimenti di veri figli e figli del Padre. Con ciò, Gesù ci chiede soprattutto una delicatezza estrema nei nostri rapporti di fratellanza. Non arrabbiarsi mai con un fratello, non trattarlo mai da stupido, non fosse che con il pensiero, non è cosa da poco! Ma Gesù che conosce benissimo il cuore del Padre, dà una tale importanza all'amore fraterno da arrivare a raccomandarci di "lasciare il dono davanti all'altare" per andare a riconciliarci con un nostro fratello. Difatti, ci capita talvolta di percepire come un'ombra, come un peso sul nostro cuore, e abbiamo un bel pregare: nostro Padre sembra lontano; è probabilmente perché serbiamo un risentimento, una tentazione di collera, un rancore nei confronti di un fratello. E Dio attende che noi perdoniamo. Tale è la legge costante della misericordia: la riceviamo dal Padre nella misura in cui la professiamo con i nostri fratelli. Ma è l'amore infinito che abita nei nostri cuori che ce ne rende capaci.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Al vertice della scala mistica che deve salire il cristiano devoto, quello che
si impegna ogni giorno nel rinnegamento e nell'obbedienza alla Volontà di Dio,
c'è l'amore verso i propri nemici atteggiamento che solo il cristiano riesce a
comprendere e ad accettare.
«Il discepolo di Gesù verrà forse quotidianamente a contatto con i malvagi;
ebbene, il suo modo di agire nei loro confronti dovrà presentare dei caratteri
di assoluta diversità rispetto a quello del mondo: non più spirito di vendetta,
ma una specie di resistenza passiva.
Tutti i precetti indicati da Gesù sono ordinati all'amore e ispirati dall'amore.
Questo è il modo nuovo di applicare la Legge di Dio.
E si giunge all'ultimo gradino di questa scala di perfezione: l'amore per i
nemici.
Questo tipo di amore, difficilissimo da realizzare, consiste soprattutto nel
pregare per coloro che ci perseguitano oltre che nel non rendere male per male.
È la tattica divina per vincere il male. Ripetiamogli serenamente e
fiduciosamente: "Gesù, pensaci Tu"».
Il comando di amare i nemici è una follia per i non credenti e, gesto assurdo
che lascia riflettere, anche per quanti nelle altre religioni si dicono
credenti in Dio, o in una divinità ideale. Da questo insegnamento del Signore
Gesù si riconosce la bontà del Dio dei cristiani, il Dio autentico che perdona
e non infonde mai odio né spirito di vendetta.
Gesù pone però una condizione nelle relazioni umane, avvisa che ci si può
considerare figli del vero Dio solamente se si perdona anche il proprio nemico.
Un perdono anche interiore, non necessariamente si deve esprimere con parole e
alla presenza dei nemici.
Il perdono sincero nel proprio cuore è già sufficiente, privo di rancore,
altrimenti più che perdono è l'attesa paziente di farsi giustizia.
Non sono le parole a certificare il sincero perdono che si concede ai nemici,
certo le parole servono se si instaura il dialogo, rimane il cuore la vera
espressione del perdono. Interiormente non dobbiamo più avere il sentore
dell'inimicizia o un'animosità ancora resistente o l'avversione verso altri che
si manifesta nell'indifferenza e nell'ostacolare gli altri in molti modi.
Arrivare al perdono sincero è una Grazia che solo Dio concede e questo è
l'attestato di maggiore credibilità. Nessuno è in grado di perdonare i suoi
nemici senza l'intervento della Grazia di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Quindi, i non credenti e molti cristiani tiepidi rifiutano la stessa idea di
perdonare i nemici o quelle persone con cui sono entrati in conflitto.
"Ma Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano,
affinché siate figli del Padre vostro che è nei Cieli".
Nelle Sacre Scritture troviamo due passaggi che sembrano contraddirsi, mentre
c'è piena conciliabilità. Gesù esorta all'amore a tutti i costi, afferma che il
Padre buono "fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i giusti" (Mt
5,45), mentre San Paolo afferma: "Lasciate fare all'ira divina" (Rom 12,19).
Gesù indica come il culmine della perfezione, la tolleranza delle offese e dei
soprusi, la generosità e il perdono, ma non per mettere in una condizione di
inferiorità assoluta i suoi discepoli.
San Paolo è in perfetta sintonia con la Parola del Signore Gesù, che è scritta
nel Vangelo di Luca e proprio a proposito di quella vedova che chiedeva con
insistenza a un giudice, definito iniquo da Gesù, che le facesse giustizia.
Paragonando le richieste della vedova alle invocazioni di giustizia fatte dai
credenti al Padre, Gesù dice: "E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che
gridano giorno e notte verso di Lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che
farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'Uomo, quando verrà, troverà
la Fede sulla terra?"