IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)

L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Solennità dell'Immacolata Concezione di Maria: del suo concepimento, avvenuto in modo del tutto naturale nel grembo di sua madre, come avviene per ogni nuova creatura umana; ma "immacolato" perché in quel momento stesso questa nuova creatura umana, a differenza di ogni altra, è stata preservata dalla macchia del peccato originale che misteriosamente si trasmette attraverso la generazione.
Questo avvenimento, a cui la Chiesa guarda con stupore e gioia grande, è l'inizio di una storia nuova di cui anche noi siamo parte: la storia della redenzione iniziata da Dio nella casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria.
Dio non si arrende di fronte al male ed è capace sempre di operare nuovi inizi!
Maria, donna della nostra stirpe, è nel Suo piano dall'eternità. Dio stesso ne ha annunciato la straordinaria missione fin da quando, di fronte al peccato dei progenitori, promise solennemente la salvezza: «Io porrò inimicizia tra te [Satana] e la donna, tra la tua stirpe e la sua, ed essa ti schiaccerà il capo, e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,9-15.20).
Nell'Eden sconvolto dal peccato, Dio immediatamente ricuce i fili della comunione spezzata dal peccato e, con un nuovo inizio, prosegue la sua storia d'amore per l'umanità promettendo la vittoria attraverso questa donna che già in quel momento appare sull'orizzonte come colei che diventerà la madre del Verbo eterno, il Figlio del Padre che si farà uomo per salvare gli uomini!
L'immacolato concepimento di Maria, avvenuto tanti secoli dopo quella promessa, è dunque l'aurora della storia nuova.
Maria è la prima dei redenti. A lei Dio Padre applica anticipatamente i meriti della passione, morte e risurrezione di Cristo: mistero di grazia, di amore gratuito, Mistero di incomparabile bellezza che le insidie di Satana ed i suoi continui tentativi di seminare tragedie nella storia, non riescono a infrangere!
Ed ecco, nella pagina evangelica di Luca (Lc 1,26-38), il fatto in vista del quale Dio preservò Maria dal peccato originale, la rese «piena di grazia» fin dal primo istante della sua esistenza: l'incarnazione del Verbo eterno del Padre che si fa uomo diventando figlio di Maria…
Dio bussa alla porta della casa di Nazaret, bussa al cuore di quella giovane donna – quindicenne, promessa sposa a Giuseppe – e le chiede il suo sì, la sua adesione ad un progetto immenso, inaudito, incredibile: vuoi diventare la madre di mio figlio?
Maria è turbata di fronte a quella presenza; la sua ragione interroga, pone delle domande… E' una creatura umana, non un automa…! Riceve una risposta misteriosa – diventerai madre per opera dello Spirito Santo – ma il suo cuore si apre all'accoglienza e risponde con le commoventi parole che abbiamo ascoltato: «Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum»: Eccomi, sono a totale disposizione; avvenga di me quello che hai detto… E' l'offerta di tutta se stessa, di ogni palpito del suo cuore, di ogni pensiero della sua mente, di ogni atomo del suo essere!
Tre volte al giorno la Chiesa ripete, nella preghiera dell'Angelus, queste parole di Maria facendo memoria del più sublime dei misteri: Dio che si fa uomo nell'istante in cui questa ragazza di Galilea spalanca la sua vita ad accoglierlo!
Che momento di grazia è quello in cui la nostra voce pronuncia queste parole, e il nostro cuore aderisce alla verità che contengono! Dobbiamo riprendere, se l'abbiamo smarrito, l'uso di questa preghiera nei tre momenti forti della giornata – il mattino; a mezzogiorno; e al giungere della sera – quando le campane suonano per ricordare il più grande avvenimento della storia. Dobbiamo riprendere, se l'abbiamo smarrito, l'uso di questa preghiera, almeno in uno di questi momenti della giornata… se non lo possiamo fare in tutti e tre (…ma, sinceramente, è così difficile farlo?).
L'Angelus è una preghiera brevissima, tanto cara al popolo cristiano che conserva la sua identità… Torni ad essere quel soffio, quel respiro, grazie al quale la nostra anima s'innalza a Dio nello scorrere delle ore, mentre il nostro cuore, spesso in subbuglio, si reca in pellegrinaggio spirituale a Nazaret, dove ha avuto inizio la più grande avventura della storia!
Recitandolo lungo la giornata, noi facciamo memoria di questa storia di cui, per grazia di Dio, siamo divenuti partecipi nel Battesimo. Il nostro cuore sarà pur in subbuglio nello scorrere delle ore e delle vicende della vita, ma noi sappiamo di essere dentro a questa storia sublime, sappiamo che le vicende, le fatiche, il dolore, le gioie che proviamo sono abitati dalla Grazia del Signore, dal suo amore indefettibilmente fedele! Dentro alla nostra vita quotidiana, intrecciato con essa, c'è il mistero di Nazaret, c'è l'inizio della nuova storia, c'è l'incarnazione, la passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio divenuto uomo per la nostra salvezza! Come vivere senza ricordare che questo è il fondamento, il centro della nostra vita?
Il Male – che non è qualcosa di astratto, ma un essere angelico divenuto perverso: Satana, il Demonio –, il Male che c'è – e che non è una fiaba o una simbolica rappresentazione della fragilità umana – come aveva insidiato e fatto cadere il primo uomo e la prima donna, così continua lungo la storia il suo intento diabolico, per una misteriosa permissione di Dio. Non potendo nulla contro il Creatore, tenta di spezzare la comunione delle creature con Dio, illudendole, come aveva fatto con Adamo ed Eva, di poter diventare grandi in opposizione a Dio anziché nell'obbedienza amorosa e nella comunione con Lui…
Ideologie utopistiche negli ultimi secoli hanno disastrosamente segnato la storia proclamando che il Male non c'è e che basta una buona organizzazione sociale tra gli uomini per far trionfare la pace e l'armonia, per creare il paradiso in terra… Menzogne colossali venute anch'esse da Satana, come dimostrano gli esiti insanguinati di regimi che, proclamando i più alti valori dell'uomo, distruggevano in ecatombe, anche fisicamente, milioni di esseri umani.
Sul nostro orizzonte però risplende Gesù Cristo il Vincitore, e con lui risplende la prima dei redenti, Maria Immacolata, come segno di sicura speranza e di consolazione.
A lei, splendente di luce incomparabile noi diciamo, nel giorno della sua festa:
Donna pensata da Dio ed amata di pura predilezione, annunciata nell'Eden sconvolto, concepita immacolata nel grembo di Anna, prima dei redenti e inizio della storia nuova, stringici al Tuo cuore di Madre.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,17-26)

Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a Lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro Fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è Costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire "Ti sono perdonati i tuoi peccati", oppure dire "Alzati e cammina"? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'Uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te -disse al paralitico-: alzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

In questa ricca pagina del Vangelo si trovano tanti spunti di meditazione, voglio soffermarmi su tre di essi
Ciò che colpisce è principalmente la risolutezza e la convinzione degli amici del paralitico, nel voler portare l'ammalato vicino a Gesù.
Questo comportamento apparentemente ordinario è invece la prova della Fede in Gesù, infatti ogni cristiano dovrebbe imitare gli amici del paralitico e accompagnare i non credenti da loro conosciuti, davanti al Tabernacolo e al confessionale, dopo avere spiegato a sufficienza la verità sulla Persona di Gesù e i cardini della nostra Fede.
Focalizziamo bene il comportamento degli uomini che sfidando tutti calarono dal tetto il paralitico, guardiamolo come esempio.
"Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a Gesù". Questo deve essere lo spirito dei cristiani che si considerano vicini e amici di Gesù:
1) devono catechizzare con amore e nella sana dottrina gli increduli e i non credenti;
2) devono fare proprie le resistenze di quanti non pregano, pregando appunto ogni giorno per loro e chiedendo con insistenza la loro conversione;
3) devono presentarli di continuo nella preghiera a Gesù e poi portarli amorevolmente davanti al Tabernacolo e al confessionale.
Facciamo questo, cominciando dai propri familiari?
La comprensione dell'importanza dello stato di Grazia fa scattare una molla interiore che spinge sempre a ricercare il bene degli altri, ad interessarsi della vita spirituale degli altri, anche se con discrezione e prudenza. È un interessamento non indagatore ma di esortazione a frequentare i Sacramenti e a pregare bene ogni giorno.
«Vedendo la loro Fede, Gesù disse: "Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati"». Lo stesso dirà ai peccatori che si pentono e cambiano vita.
Abbiamo visto che quando si desidera qualcosa di importante si può ottenere, soprattutto se sono sante richieste fatte a Gesù.
Il secondo spunto che oggi mi incanta è la meraviglia e la considerazione della folla che aveva assistito al miracolo della guarigione del paralitico, di un uomo che era condannato a rimanere sul letto per tutta la vita e chissà da quanti anni non poteva alzarsi e camminare normalmente.
"Abbiamo visto cose prodigiose".
Ognuno di noi vede cose prodigiose compiute da Gesù, ogni volta che Lo cerca con umiltà e Fede. Quante persone piene di sofferenze ottengono la guarigione o la liberazione da mali opprimenti? Oppure persone consumate dal dolore e provate da una vita difficile, incontrare il sorriso del Signore e mutare la tristezza in una immensa gioia anche per la speranza ritrovata?
Quante persone paralizzate dal peccato e dai vizi devastanti, sono rinate a vita nuova perché portate davanti a Dio da amici veri.
Abbiamo visto e vediamo ogni giorno tantissimi prodigi che Gesù compie prontamente quando si prega con viva Fede. Cose straordinarie e meravigliose avvengono restando vicini al Signore, quando Lui viene messo al centro di tutto.
I credenti che non ricevono nulla oppure molto poco, devono chiedersi che posto hanno lasciato a Gesù nella loro vita.
Sono arrivati anche al punto di calarsi dal tetto, abbandonando la superbia della vita, calandosi nell'umiltà della Fede per incontrare Gesù?
"Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati". Il perdono viene donato smisuratamente dai confessori che sono lì come strumenti del Signore, ma quanti oggi credono ancora nella necessità della Confessione e ricevono il Corpo di Cristo in peccato mortale?
C'è una teoria all'interno della Chiesa che insegna la non necessità di confessare i peccati davanti al confessore e questa è una eresia. Mai la Chiesa ha insegnato che ci si può rivolgere direttamente a Dio per ottenere il perdono dei peccati mortali.
Mentre altri credenti carichi di Fede, ricorrono alla Confessione periodica per la conoscenza della sana dottrina e con atteggiamento umile e pentito, dicono a un uomo i loro peccati. Chi assolve è Gesù Cristo, è Lui che assolve per mezzo del confessore, il quale dice: "E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".
"Oggi abbiamo visto cose prodigiose". Nella vita di ognuno avvengono di continuo, fate maggiore attenzione agli aiuti di Dio.
Come terzo spunto valuto la pronta e commovente disponibilità e semplicità di Gesù nel perdonare i peccatori pentiti. Dio non è solo misericordia, come si ripete in questo periodo, altrimenti non sarebbe Dio perché incompleto. È anche giustizia, ma Lui è desideroso di donare ed esercitare esclusivamente la misericordia, è colpa dell'uomo attirarsi la giustizia divina.
Dio è Amore e vuole la salvezza di tutti, per questo ci indica l'Immacolata come Madre e Mediatrice ed ottenere Grazie impossibili.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Che neanche uno di questi piccoli si perda
Nell'essenza della fede è racchiusa la sua verità primaria, vitale. Se questa verità dovesse venire meno, per la fede è la sua morte. Questa verità la possiamo attingere dalla stessa chiamata del nostro Padre nella fede che è Abramo.
Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gen 12,1-3). L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» (Gen 22,15-18).
Abramo esiste per dare vita ad ogni altro uomo. Possiamo affermare che esiste per gli altri, per portare agli altri la benedizione del Signore. Ogni figlio di Abramo, ogni figlio della vera fede, il cui compimento è in Cristo, il vero Figlio della promessa, il Portatore della benedizione, esiste per essere benedizione di grazia, verità, vera salvezza per ogni altro uomo. Se questa finalità del nostro essere veri figli della fede dovesse venire meno, è il segno che noi siamo morti alla fede e che la vera fede è morta in noi. I farisei al tempo di Gesù erano persone dalla fede morta. Avevano una religione artificiale per se stessi, ma non una fede in missione per gli altri. È come se essi non fossero figli del Padre della fede. C'è tra essi ed Abramo una contraddizione di essenza, anzi una negazione della loro stessa natura religiosa. Abramo è il padre della moltitudine. Loro non sono padri neanche di se stessi. Vivono chiusi in un sistema religioso nel quale non c'è spazio per gli altri. È questa la vera morte della fede.
Il fariseismo non è solo religione artificiale mostruosa. È anche religione senza fede e priva di ogni qualsiasi verità. Non solo è carente della verità primaria, ma anche di ogni altra verità. Gesù, quando in San Matteo detta le regole della comunità, afferma con fermezza di Spirito Santo che mai la sua Chiesa potrà reggersi sulle chiusure mentali, spirituali, spaziali, temporali, o di altra natura. La sua Chiesa è una comunità spigolatrice di anime, cuori, persone da portare a Cristo Gesù. Spigolatori di anime: questa è la nostra vocazione, la nostra natura, la nostra missione, il nostro ministero. Spigolatrice di anime è detta la Vergine Maria. Nella tradizione mariana francese Lei è la "Divina spigolatrice" che deve raccogliere tutti i peccatori abbandonati perché possano ritornare nella casa del Padre. A Lei ogni spigolatore di peccatore chiede aiuto perché possa riuscire nella missione. È questa una vera conversione teologica necessaria ad ogni discepolo di Gesù, a quanti confessano la vera fede in Lui.
Senza questa conversione teologica, che ci spinge non solo a cercare i peccatori, ma a dare la nostra vita per essi, come Cristo Gesù, morendo anche noi per togliere il peccato del mondo, mai potremo dirci della vera religione. Saremo sempre della falsa. Oggi la nostra religione, santissima nella sua essenza di verità e di grazia, vive questa fortissima involuzione: si è andati oltre la linea dei farisei. Si è abolito il percorso della santità. Essa è dichiarata inutile in se stessa. Non vi sono più neanche i peccatori da salvare. Tutti siamo già salvi per la misericordia di Dio. Tutti saremo in Paradiso. L'inferno è dichiarato vuoto anche dalla grande teologia dei nostri tempi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, liberateci da tanta falsità.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Prendete il mio giogo sopra di voi.
Il giogo di Gesù non è la sua Parola, non è la sua Croce. Il suo giogo è il suo amore. Come Lui ha preso sulle sue spalle tutto l'amore del Padre e lo ha vissuto per la salvezza degli uomini, così il suo discepolo prende tutto il suo amore e lo vive per la redenzione dei suoi fratelli. L'amore di Gesù è soave e leggero, perché assieme al suo amore, Lui ci dona anche il suo Spirito e questi ci trasforma in natura spirituale, natura diversa. Con la natura spirituale mai esso diventerà pesante, aspro, amaro. Questa verità così è rivelata da San Paolo nella Prima e nella Seconda Lettera ai Corinzi.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l'uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito.
L'uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana? (1Cor 2,10-3,3).
Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte (2Cor 12,7-10).
L'amore di Gesù mai dovrà essere disgiunto dalla grazia, dallo Spirito Santo, dalla trasformazione della natura ereditata da Adamo in natura spirituale. Senza la grazia e la trasformazione della natura, sarebbe pesante per un figlio di Adamo vivere l'amore di Gesù così come lo ha vissuto Lui, lasciandosi inchiodare sulla croce. Con la grazia, lo Spirito Santo, la natura trasformata, vivendo nel corpo di Cristo, come vero corpo di Cristo, tutto possiamo. Non per le nostre forze, ma per il Signore che ci dona ogni forza. Anche questa verità è insegnata da San Paolo nella Lettera ai Filippesi.
Ho provato grande gioia nel Signore perché finalmente avete fatto rifiorire la vostra premura nei miei riguardi: l'avevate anche prima, ma non ne avete avuto l'occasione. Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. So vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza (Fil 4,10-13).
Il ristoro di Cristo è ogni grazia e forza nello Spirito Santo che rende leggero, soave tutto il suo amore da noi assunto per trasformarlo in grazia di salvezza per ogni uomo.
L'amore di Cristo è delimitato dalla sua Parola. Se si esce dalla Parola, non si ama. Se si rimane nella Parola l'amore inizia da un minimo e prosegue il suo cammino senza alcun limite o misura. Può raggiungere le vette più alte. Gesù lo portò ad un'altezza oltre la quale è impossibile pervenire ad una creatura. In Lui nell'amore non c'è l'oltre.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci ad amare come Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,11-15)

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono.
Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elìa che deve venire.
Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il regno dei cieli subisce violenza
Il racconto della passione di Gesù Signore ci rivela quale violenza subisce il regno dei cieli e perché i violenti se ne impadroniscono. La violenza è al proprio cuore, mente, pensieri, spirito, corpo, anima. Violenza è quel perfettissimo governo di sé per la cui acquisizione Gesù sudò sangue nell'Orto degli Ulivi, quando i pensieri e la volontà avrebbero voluto trascinarlo lontano dall'obbedienza alla più pura e santa obbedienza al Padre suo. Violenza è il suo rimanere santissimo sulla croce, in mezzo al tumulto della folla che lo insultava, lo derideva, si faceva beffe di Lui, dichiarandolo un non Messia, un non Re dei Giudei, un non Salvatore. Lo dichiarava un fallito. Violenza è quella preghiera di perdono innalzata al Padre in favore dei suoi carnefici.
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione» (Lc 22,39-46).
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò (Lc 23,33-46).
La violenza che Gesù chiede per la conquista del regno dei cieli è la consegna della propria vita alla morte, offrendola al Padre come olocausto e sacrificio mondo, puro, santo. Perché il Padre gradisca la nostra offerta, occorre la più alta santità nei pensieri. Essi dovranno essere di preghiera, perdono, amore, carità, benignità, misericordia, pace verso tutti. Anzi la vita deve essere offerta per coloro che hanno chiesto e ottenuto la nostra morte. La beatitudine della mitezza dovrà essere vissuta tutta.
Gesù non viene solamente per profetizzare che il regno di Dio subisce violenza, esige il pieno governo di se stessi, la totale padronanza di sé nella stessa santità di Dio, ci mostra concretamente dalla Croce che lui governa la violenza della sua carne che vorrebbe vivere da carne, cioè lontana da Dio, ci dona ogni grazia, anzi produce ogni grazia per noi dall'offerta della sua carne al Padre per la nostra redenzione eterna. Sulla croce lui vince se stesso, vince Satana, vince il peccato del mondo, vince la ribellione, i pensieri, i desideri. Lui è il Vittorioso nella morte. Sappiamo ora cosa fare per impadronirci del regno dei cieli. Nessuna tiepidezza, accidia, superficialità, profanità, mondanità sono compatibili con l'essere discepoli di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci discepoli veri di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 11,16-19)

In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!".
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: "È indemoniato". È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: "Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori".
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Viene Giovanni il Battista. È uomo austero. Si nutre di cavallette e miele selvatico. Indossa l'abito duro del profeta, fatto di peli di cammello con una cintura di cuoio ai fianchi. Cosa si dice di lui? Che è un indemoniato. Perché è un seguace o un posseduto da Satana. Perché vive una vita differente da quella di ogni altro uomo. Pur di non convertirsi lo accusano di essere un posseduto dal diavolo. Viene Gesù. Lui vive la vita di ogni uomo, senza mostrare alcuna differenza, se non nella santità, nella moralità, nella giustizia, nella piena osservanza dei Comandamenti. Cosa dice di lui la gente? Che non nota nulla di particolare. Lo accusa di condividere la vita degli uomini. È un popolo incapace di aprirsi a Dio, al vero Dio. È insensibile ad ogni verità.
Il profeta non deve attendersi nessun frutto al di fuori dei frutti che produce la profezia. Qual è il frutto della vera profezia? Quello di giustificare Dio di ingiustizia, di abbandono, di non aver adempiuto la sua Parola. Cristo è mandato per giustificare il Padre dinanzi ad ogni accusa di ingiustizia da parte degli uomini. Nessuno domani dovrà dire a Dio: "Mi sono perduto perché tu non hai adempiuto la tua Parola". Questa legge eterna vale anche per la Chiesa. La sua profezia deve giustificare Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri profeti per il Signore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 17,10-13)

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto
Il mistero di Cristo Gesù non è solamente pura gloria, esaltazione, trionfo, innalzamento. È mistero di croce, sofferenza, dolore, persecuzione, rifiuto, consegna ai pagani. Il Natale è il primo passo verso il calvario. Tutte le profezie lo annunziano uomo dei dolori che ben conosce il patire. Non vi è stata sofferenza che non si sia abbattuta sopra di Lui. Lui ha preso su di sé tutte le colpe dell'umanità. Ha espiato tutte le pene dovute ai peccati senza misura e senza limite degli uomini. È sufficiente meditare un brano delle Lamentazioni e tutta la sofferenza di Gesù è dinanzi agli occhi.
Sono diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro beffarda canzone tutto il giorno. Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio.
Affermando Gesù, anche se in modo velato, che Elia è già venuto ed è Giovanni il Battista, dichiara che Lui è il Signore al quale Giovanni ha preparato la via. Lui però non è stato riconosciuto dai capi del suo popolo. Ha terminato la sua vita con la decapitazione. Neanche Gesù sarà riconosciuto Signore, Dio e Cristo. Anche Lui dovrà soffrire molto per opera dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Gesù è il Redentore e nessuna redenzione avviene senza l'effusione del sangue. È questa regola universale. Il riscatto va pagato con il proprio sangue, la propria sofferenza, il dolore sia fisico che spirituale. Gesù sa questo fin dall'eternità e Lui al dolore, alla passione, alla croce si è offerto liberamente. Chi vuole redimere mai lo potrà fare per costrizione, imposizione. Lo potrà unicamente per dono, frutto di una volontà che vuole solo amare e per questo rinunzia anche alla propria vita in favore dei suoi fratelli.
Questa verità di Cristo Gesù ogni suo discepolo deve custodirla gelosamente nel cuore. Non c'è amore senza consegna volontaria alla croce, alla sofferenza, al disprezzo, alle ingiurie, agli sputi, ad ogni ingiustizia. Gesù chiede ai suoi discepoli di abbracciare la croce e la sofferenza della povertà, della fame, del pianto, della nudità, di ogni mancanza delle cose della terra. Per Gesù modello del vero suo discepolo è Lazzaro il povero, uomo coperto di piaghe seduto dinanzi alla porta del ricco con un solo desiderio: essere trattato come i cani dell'uomo che si vestiva di porpora e di bisso e mangiava lautamente. Pensare di edificare sulla terra un cristianesimo senza croce, senza sofferenza, malattie, fame, nudità, persecuzione, martirio, è utopia. Non è questa la speranza cristiana. La nostra speranza consiste in una sola certezza: che mai il Signore preserverà da ogni male coloro che in Lui confidano e gli obbediscono.
Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutateci ad essere veri testimoni del mistero di Gesù.