III DOMENICA DI QUARESIMA E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano
sapienza,
noi invece annunciamo Cristo crocifisso.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i
cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le
pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i
banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non
fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi
divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva
detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i
segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di
loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza
sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo. Parola del Signore.
L'uso delle offerte al tempio dava la garanzia che la gente acquistasse solo quanto era permesso dalla legge. L'incidente riferito nel Vangelo di oggi dà l'impressione che all'interno del tempio stesso si potevano acquistare le offerte e anche altre cose.
Come il salmista, Cristo è divorato dallo "zelo per la casa di Dio" (Sal 068,10). Quando gli Ebrei chiedono a Gesù in nome di quale autorità abbia agito, egli fa allusione alla risurrezione. All'epoca ciò dovette sembrare quasi blasfemo. Si trova in seguito questo commento: "Molti credettero nel suo nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti". Noi dobbiamo sempre provare il bisogno di fare penitenza, di conoscerci come Dio ci conosce.
Il messaggio che la Chiesa ha predicato fin dall'inizio è quello di Gesù Cristo crocifisso e risorto. Tutte le funzioni della Quaresima tendono alla celebrazione del mistero pasquale. Che visione straordinaria dell'umanità vi si trova! Dio ha mandato suo Figlio perché il mondo fosse riconciliato con lui, per farci rinascere ad una nuova vita in lui. Eppure, a volte, noi accogliamo tutto ciò con eccessiva disinvoltura. Proprio come per i mercati del tempio, a volte la religione ha per noi un valore che ha poco a vedere con la gloria di Dio o la santità alla quale siamo chiamati.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca . (Lc 4,24-30)
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io
vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi
dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu
chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di
loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli,
passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
Questo episodio deve farci riflettere. Noi che abbiamo la grazia di essere battezzati, di appartenere forse ad una famiglia cristiana, ad una comunità cristiana, noi che viviamo in un paese ancora sensibile al Vangelo, abbiamo abbastanza umiltà e fede per accogliere Gesù? Non rischiamo di essere un po' come i farisei, come quei giusti che ritengono di non avere bisogno di alcuna conversione?
Molto spesso, è la nostra pretesa sufficienza che impedisce a Dio di concederci la sua grazia. Non ci rendiamo abbastanza conto che abbiamo bisogno di essere sempre purificati da Gesù. Non permettiamo abbastanza allo Spirito Santo di "convincerci quanto al peccato", come spiega Giovanni Paolo II nella sua enciclica sullo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo, dandosi a noi, può darci una giusta coscienza del nostro peccato, non per opprimerci, ma, al contrario, per aiutarci a ricevere il perdono di Gesù, la guarigione e la salvezza!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-35)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio
fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a
sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a
settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con
i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un
tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di
restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e
quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a
terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa".
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il
debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento
denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che
devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza
con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione,
fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono
a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare
quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così
come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli
aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello». Parola del Signore.
L'amore del Padre invece è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! Il suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra volta misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli. Le offese che dobbiamo perdonare loro saranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono
venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non
siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino
della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli
altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi
invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei
cieli». Parola del Signore.
Questo mondo religioso fatto di sentimentalismo, vaghezza nell'amore, persistente e forte, incontrollata emozionalità, deliri estatici a comando, governo dell'immaginazione sul nostro corpo, non appartengono al Vangelo, al Messaggio, alla Buona Novella, alla Fede in Cristo Gesù. Questa è fatta di scrupolosa osservanza dei comandamenti e dei più piccoli precetti della carità. La fede in Cristo Gesù diviene vera quando si abbandona il mondo immaginario dei desideri e dei sentimenti, delle velleità e delle immaginazioni, delle estasi e dei deliri, e ci si immerge nelle profondità della storia. La fede in Cristo Gesù è sana quando dal cielo da noi costruito ci si cala nel quotidiano di questo mondo e lo si vive con solenne impegno in un lavoro ininterrotto dettato dalla più stretta osservanza ad ogni nostro obbligo. La nostra religione è vera se essa è santificazione di ogni relazione con Dio e con i fratelli, con il creato, con le cose delle terra, con gli eventi buoni e cattivi. Una sola relazione vissuta in modo errato e siamo fuori della vera fede. Siamo nell'esaltazione, nella falsa mistica, nell'errore.
San Paolo vide che la comunità che vive in Corinto era caduta in una esaltazione pericolosa. Tutti erano esaltati, conquistati dal loro carisma. Mancava in questa comunità la quotidianità concreta. Neanche l'eucaristia veniva celebrata secondo la profondità dell'amore racchiuso in essa. Risolve questa crisi di vero delirio mistico, carismatico, dettando loro la legge della più perfetta carità.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! (1Cor 13,1-13).
I pericoli e le tentazioni per costruire un falso cristianesimo sono tanti. Gesù oggi ci insegna come vincerli: vivendo anche i più piccoli precetti della Legge di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera concretezza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,14-23)
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il
demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma
alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i
demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal
cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va
in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso,
come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per
mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri
figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici.
Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il
regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che
possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa
via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola
del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il
primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico
Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua
anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo:
"Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande
di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è
unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta
l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più
di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano
dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore.
Amare il prossimo rispettando tutte queste e le altre prescrizioni richiede un grande amore per il Signore. Si ama non per sentimento, per filantropia, ma per obbedienza. "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza", significa obbedire a Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, tutta la mente, tutta la forza anche per amare il prossimo. L'obbedienza è una. Non sono due obbedienze, o due modalità. Una sola è la modalità e una sola è l'obbedienza. Il prossimo, amato secondo questa Legge, è già benedizione di Dio sulla nostra casa. Amato poi dalla Croce, secondo il cuore di Cristo, si trasforma quest'amore per noi in vita eterna.
Si è cristiani per questo: per amare dal cuore di Cristo Dio e il prossimo. Poiché non amiamo il prossimo né dalla Legge, né dal cuore di Cristo, siamo poco cristiani, anzi per nulla. L'Eucaristia è la sorgente perenne dell'amore, non del non amore. Il vero sacrilegio è fare dell'Eucaristia una sorgente di non amore, di egoismo, di chiusura in se stessi. L'Eucaristia è apertura del cuore per amare secondo Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come
questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto
quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato,
perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
Nel fariseo non c'è solo la mancanza della conoscenza personale, in lui risiede un orgoglio smisurato, un delirio di onnipotenza che lo illude di poter discutere con Dio sulle offerte che ha fatto. Il suo ragionamento vuole convincere Dio e quasi pretende atti di riverenza per le decime che paga e il digiuno che osserva
Quanta insensatezza quando si è convinti di poter dettare ordini a Dio o di mettersi al suo stesso livello!
Nella esaltazione di sé, non troviamo un briciolo di umiltà nel fariseo, non espone le problematiche della sua vita spirituale, non si preoccupa dei vizi di cui è schiavo, non si riconosce peccatore. Questa è la gravità del suo discorso. Al contrario, condanna un pubblicano senza avere motivi validi per farlo. Gesù dice in un altro passo:
"Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?
O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?
Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Mt 7,3-5).
È molto facile giudicare, condannare anche senza motivi sufficienti, questa è una gravissima carenza spirituale e paralizza la preghiera.
Noi mostriamo a Gesù nella preghiera chi siamo veramente, solo quando preghiamo apriamo il nostro cuore al Signore.
Ma il nostro cuore è davvero umile e riconoscente verso Gesù? Oppure adora molti vizi e lo spazio è minimo per l'azione di Dio?
Cerchiamo di capire la grandezza e la profondità di amare del nostro cuore. Se a determinati vizi, peccati vari, diletti non spirituali, si dona quasi il 100% della capacità che ha il cuore di amare, cosa potrà dare a Gesù?
È chiaro che non può dare nulla a Gesù e lo vediamo anche nel comportamento del fariseo tracotante che nel tempio si auto glorifica e dimentica completamente che Dio esiste e che Lo deve adorare. Sorvola sul fatto più importante, che è Dio a guidare la storia e che bisogna fare la sua volontà.
Il fariseo invece con un giro di parole ambiguo, cerca di indurre Dio ad accettarlo per come vive e per quello che compie.
È evidente che la preghiera del fariseo è superba, meschina, empia, invidiosa del pubblicano in fondo al tempio, è debole, stolta.
Che brutta bestia è la presunzione, tremenda è la convinzione di stare nel giusto mentre si vive male, di adorare Gesù quando nel cuore non c'è posto per Lui. Che confusione in molti cristiani colpiti da un eccessiva superbia e non riescono più a sentire Dio nel cuore. Pregano e vanno a Messa ma è tutto inutile, essi sono attratti pienamente da altro e non c'è spazio per Gesù.
Il pubblicano in fondo al tempio insegna a parlare con Dio, non si giustifica e mostra le sue mancanze, ma chiede perdono. Si riconosce debole e peccatore, questo comportamento rallegra Gesù ed entra in comunione con Lui. Il pubblicano pur essendo considerato un pubblico peccatore qui è un maestro di spiritualità, insegna che l'umiltà è la chiave che apre il Cuore di Gesù.
Il pubblicano consapevole dei suoi peccati non osava accostarsi di più, ma proprio per questo Dio gli si avvicinò più facilmente.
Dio si avvicina a chi mostra il suo amore in umiltà.
Dal pubblicano possiamo imparare anche le caratteristiche della buona preghiera: deve essere umile, raccolta, fiduciosa.
«Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro (il fariseo), tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».