IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere (Atti 2,42)
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XVIII settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 17,14-20)
Signore, abbi pietà di mio figlio! è epilettico e soffre molto.
Portatelo qui da me.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,14-20)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e
disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! è epilettico e soffre molto; cade
spesso nel fuoco e sovente nell'acqua. L'ho portato dai tuoi discepoli, ma non
sono riusciti a guarirlo». E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa!
Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da
me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu
guarito. Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli
chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro:
«Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un
granello di senape, direte a questo monte: "Spòstati da qui a là", ed esso si sposterà,
e nulla vi sarà impossibile». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
E' grande l'umiltà degli apostoli. Invece di scrivere dei
vangeli inneggianti alla loro stessa tempra spirituale, non temono di
raccontare le loro figuracce. Perché a loro non importa essere ricordati
per la loro integrità, ma annunciare la presenza del Maestro. Il
racconto di oggi è impietoso: i discepoli pensano di avere imparato a
sufficienza, non c'è bisogno di scomodare il Signore, in fondo un
epilettico non è così grave, dovrebbero farcela! E falliscono
miseramente, costringendo il povero padre a ricorrere a Gesù per avere
una guarigione. Sono imbarazzati, gli apostoli: come mai non sono
riusciti a guarire il ragazzo? Gesù è diretto e chiaro con loro: è
perché non hanno abbastanza fede, non ci credono. Stiamo attenti quando
vogliamo sostituirci al Maestro, quando pensiamo che, in fondo, anche
noi siamo capaci di aiutare, di condurre, di consolare, di sostenere...
Ricordiamoci sempre che siamo solo servi della Parola, che nessuno ci ha
eletto rappresentanti di Dio, ma che siamo, con gli altri fratelli,
discepoli, umili operai che lavorano nella vigna del Signore. E
cresciamo nella fede, come riusciamo, con semplicità, per poter guarire
noi e gli altri da ogni fragilità.
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16.24-28)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa
mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se
guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo
potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i
suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di
aver visto venire il Figlio dell'uomo con il suo regno». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Pietro e gli altri undici avevano appena raggiunto la vetta spirituale che consiste nel riconoscere la filiazione divina, quando Gesù cominciò a darsi pena di ricordare loro che l'essere un vero discepolo implicava un reale sacrificio personale per il raggiungimento della beatitudine promessa.
Seguire Gesù, in vista della gloria futura, significa innanzi tutto seguirlo nella sua umiliazione, perché "un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone". A causa del peccato di Adamo e di Eva, che ha portato nel mondo la morte e l'infelicità, non è possibile a noi, loro discendenti, seguire la verità e la giustizia nella nostra vita, senza dover affrontare e vincere nella nostra persona le forze del male dirette contro di noi. Ognuno dovrà inevitabilmente soffrire, sia pure in misura ridotta, ciò che Gesù stesso ha sofferto. È proprio questo che voleva far capire dicendo: "Chi perderà la propria vita, per causa mia, la troverà".
Non possiamo evitare né rimandare questa lotta dolorosa, perché chi farà così finirà per perdere la vita, volendo salvarla.
La mia stessa vita, la mia persona: ecco cosa devo offrire al Signore! E certo perderò la mia vita e il mio Dio, candidandomi all'inferno, se mi lascerò spingere a preferire la ricchezza effimera di questo mondo in cambio della mia anima.
Salvami, Signore, da un tale destino!
Chi vuole salvare la propria vitaLa Chiesa mai si deve sostituire al Vangelo. Ad essa basta soltanto che predichi la Parola senza nulla aggiungere e nulla togliere. La deve predicare però nella saggezza e nella sapienza dello Spirito Santo, lasciandosi ogni giorno condurre da Lui a tutta la verità. Dalla Parola vera nasce una vita vera, dalla parola falsa scaturisce una vita falsa, un mondo falso. Se c'è falsità nel mondo è segno o che la Parola vera non viene più proferita o che l'uomo è divenuto sordo ad ogni appello alla vera conversione.
Non occorrono molte parole per dire la Parola. È sufficiente dire la Parola ad ogni cuore, ogni mente, ogni coscienza. La Parola va predicata a poveri e a ricchi, a santi e peccatori, a giusti e ingiusti, ai cristiani e ai non cristiani, a quelli che adorano il vero Cristo e a quanti oggi inseguono un messia secondo il mondo, un messia di peccato e di grande idolatria. A tutti si deve gridare che la salvezza è dalla vita posta nella Parola, fuori di essa non vi è vita, né sulla terra né nei Cieli. Fuori della Parola si è nella morte.
Un giorno ascoltavo un vero profeta del Dio vivente che parlando ad un presbitero, gli diceva: "Non occorre spiegare tante cose ai giovani e poi tacere le verità della salvezza. Tu devi dire prima di ogni altra cosa: questo è bene e questo è male. Questo è secondo Dio. Questo non è secondo Dio. Questo è morale. Questo è immorale. La coscienza va posta sempre dinanzi alla luce più grande. Non avere paura di fare luce. Tu sei ministro della luce non delle tenebre". È questo il ministero di Cristo Gesù: essere luce del mondo. È questo il ministero di ogni suo discepolo: essere luce sempre, fare luce sempre. Essere però non luce autonoma, ma luce di Cristo Signore.
Ogni uomo è un cercatore di vita. La cerca però dove essa mai potrà essere trovata. Oggi si cerca nella droga, nell'alcool, nella delinquenza, nel denaro, nel potere, negli onori, nella gloria di questo mondo, nei piaceri, nel lusso, nella sfrenatezza, nel cibo, nel divertimento, in ogni altra stravaganza pensata dagli uomini. Tutto si inventa oggi per l'uomo, illudendolo che nelle sue invenzioni vi è la vera vita. Gesù lo afferma con divina chiarezza. Vi è un solo modo di avere la vita: porla interamente nella sua Parola. La si perde nella sua Parola, come il chicco di grano si perde nella terra, perché una nuova pianta venga fuori e produca molti frutti.
La salvezza è uno scambio. Noi diamo a Cristo Gesù la vita di morte e Lui ci dona la vita eterna nel tempo e nell'eternità. Noi gli diamo un corpo mortale, di terra, Lui ci dona un corpo di spirito, glorioso, immortale. È come se noi mettessimo del ferro vecchio, inutilizzabile, nel crogiolo per farne uscire dell'oro purissimo. Il guadagno è tutto nostro. Se però noi non ci inabissiamo nel forno rigeneratore e rinnovatore della Parola, rimaniamo perennemente nella nostra natura di morte. Possiamo fare qualsiasi cosa, ma rimaniamo sempre ferro inutilizzabile, arrugginito, mai diveniamo oro puro.
Questa verità oggi va predicata, annunziata, insegnata prima di tutto agli stessi cristiani. Sono essi che l'hanno smarrita. Tutti ormai pensano che la salvezza è entrare in Paradiso così come siamo, ferri arrugginiti, consumati dal peccato. La salvezza inizia oggi ed è con la nostra immersione nella Parola per divenire vera luce di Cristo in mezzo alle genti. Se non siamo luce oggi neanche domani lo potremo essere e finiremo nelle tenebre eterne. Evangelizzare la verità è obbligo del discepolo di Gesù.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri nella vera Parola.
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì Della XVIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo
Matteo (Mt 16,13-23)
La gente, chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che Io sia?
Rispose Simon Pietro:
Tu sei
il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
***
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì Della XVIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo
Matteo (Mt 16,13-23)
La gente, chi dice che io sia? Ma voi, chi dite che Io sia?
Rispose Simon Pietro:
Tu sei
il Cristo, il Figlio del Dio vivente.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-23)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai
suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'Uomo?». Risposero:
«Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei
profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che Io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu,
Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il
Padre mio che è nei Cieli. E Io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa.
A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che legherai sulla terra
sarà legato nei Cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei
Cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che Egli era il
Cristo. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare
a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e
degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro Lo prese in
disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo
non ti accadrà mai». Ma Egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me,
satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli
uomini!». Parola del Signore.
RIFLESSIONE
In terra pagana: fondazione della Chiesa di Gesù. Il punto culminante del vangelo è raggiunto. Gesù si trova nel nord della Galilea, in terra pagana, respinto dal suo popolo. I discepoli sono con lui. Egli rivolge loro la domanda decisiva. Il risultato dell'attività di Gesù in Galilea viene riassunto nella professione del Messia, fatta da Simone Pietro a nome dei discepoli, che contrasta con l'opinione del popolo. Egli separa il popolo e i discepoli. Simone Pietro, in nome dei dodici, fa questa dichiarazione: «Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivente».
Pietro e la pietra
Non dobbiamo meravigliarci della scelta di Gesù. Egli sceglie Pietro e lo costituisce fondamento visibile della Sua Chiesa: chi può mettere in discussione la sua decisione? Chi può avere l'arroganza di dirgli: Che cosa stai facendo? Le decisioni di Dio, infatti, vanno accolte semplicemente, umilmente, gioiosamente: è l'unica risposta intelligente davanti ad una chiara Volontà di Dio. Non esiste e non può esistere la Chiesa di Cristo se essa non viene costruita costantemente sulla roccia scelta da Lui: Pietro e il successore di Pietro, che è il Papa. La fede ci dà la certezza che su questa pietra umanamente debole e fragile, Cristo, con la Sua onnipotenza, costruisce la Sua Chiesa. Fidiamoci di Dio e non resteremo delusi in eterno!
E voi chi dite che io sia?
Nel 1955 andò in scena al Piccolo Teatro di Milano il dramma
Processo a Gesù di Diego Fabbri: l'opera, in breve tempo, fece il giro di tutti
i teatri del mondo. L'autore immagina una troupe di ebrei che, dopo la seconda
guerra mondiale, si sposta di città in città per rifare davanti al pubblico il
processo a Gesù, al fine di verificare se Egli fu condannato giustamente o
ingiustamente. A un certo punto la separazione tra pubblico e attori sembra
cadere e tutto diventa un unico palcoscenico: il coinvolgimento è totale e
veramente emozionante. Vengono ascoltati i testimoni di allora (Pilato, Caifa,
Giuda, gli Apostoli) e anche questa volta la sentenza si preannuncia di
condanna nei confronti di Gesù. E l'argomento principale della condanna è che
nulla è cambiato con la Sua venuta: tutto continua come prima e, pertanto,
Egli, secondo il Presidente del Tribunale, non può essere stato il Figlio di
Dio.
Il Presidente, in conclusione, rivolto al pubblico dice: «Pronunceremo la
sentenza, ma vorrei chiedere prima a voi cristiani qui presenti, chi era, chi è
per voi Gesù di Nazareth». È a questo punto che tutto cambia. Si alza, infatti,
un sacerdote che era lì in incognito; si alza un giovane fuggito di casa; si
presenta una prostituta trascinata in teatro dal suo amante intellettuale;
chiede la parola la donna delle pulizie del teatro: coraggiosamente ognuno
grida chi è Gesù nel segreto della propria vita, affermando decisamente di non
poter fare a meno di Lui. A questo punto appare chiaro che non è affatto vero
che tutto è rimasto come era prima della venuta di Gesù: tante cose sono
cambiate! Il Presidente del Tribunale, allora, conclude: «Perché non lo gridate
forte, dovunque e sempre, quello che avete detto stasera? Tutti dovreste
gridarlo! Tutti! Tutti! Perché altrimenti si ripete anche per voi quello che
accadde per noi allora: di rinnegare, di condannare, di crocifiggere Gesù».
LA PAROLA PER ME OGGI
Gridiamo a tutti ciò che sappiamo di Gesù; diciamo a tutti che è Lui la nostra pace, la nostra via, la nostra vita: la Verità! Che cosa stupenda sarebbe se tutti i cristiani ritrovassero il coraggio di gridare: Gesù è il Signore! Gesù è l'unico Salvatore del mondo! Ieri, oggi e sempre!
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
Gesù di Nazareth tu sei veramente quel Messia che noi aspettavamo, Tu solo alimenti e sostieni tutte le speranze del mondo. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!
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Mercoledì Della XVIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal
Vangelo secondo Matteo (15,21-28)
Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cani.
Ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro
padroni.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (15,21-28)
In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne.
Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide.
Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si
accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro».
Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di
Israele».
Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!».
Ed egli rispose: «Non è bene prendere il
pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
«E' vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle
briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia
fatto come desideri». E da quell'istante sua figlia fu guarita.
RIFLESSIONI
La potenza della preghiera perseverante
La cananea,
quando doveva desistere scoraggiata, si
avvicina ancor più a Gesù e adorandolo gli dice: "Signore aiutami!" Ma allora, donna..., non l'hai sentito dire:
"Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di
Israele"? L'ho sentito - replica lei - ma il Signore di ogni
cosa...
E' perché prevedeva la risposta che Cristo ha ritardato a esaudire la
preghiera. Rifiutava la richiesta per sottolinearne la fede. Se non avesse
voluto esaudirla, non lo avrebbe fatto nemmeno dopo... Le sue risposte non
volevano provocarle pena, piuttosto indurla a rivelare il tesoro che ella
celava.Ma considera, ti prego, la sua fede e nello
stesso tempo la sua profonda umiltà. Gesù ha dato ai giudei il nome di figli;
la Cananea aggiunge ancora a questo titolo e li chiama padroni, tanto era lontana
di essere gelosa delle lodi prodigate ad altri: "I cagnolini si cibano
delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni"... E' per la sua umiltà che è entrata tra i
figli. Cristo le dice allora: "Donna,
davvero grande è la tua fede!" Aveva esitato a pronunciare questa
parola e a ricompensare questa donna: "Ti sia fatto come desideri"...
Vedi, la cananea ha una grande parte nella guarigione della figlia. Infatti
Cristo non dice: tua figlia sia guarita, ma: "Donna, davvero grande è la
tua fede! Ti sia fatto come desideri". E nota ancora questo: dove gli
apostoli non erano riusciti e non avevano ottenuto, lei è riuscita. Tale è la
potenza della preghiera perseverante.
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Martedì Della XVIII
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo
Matteo (Mt 14,22-36)
Gesù cammina sulle acque.
comandami di venire verso di te sulle acque
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,22-36)
Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire
sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la
folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la
sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde:
il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro
camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti
e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro
dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te
sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a
camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte,
s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito
Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai
dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si
prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo,
riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti
i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E
quanti lo toccarono furono guariti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle
acque" (14,28). È Pietro che avanza questa richiesta, fin troppo audace. Ha
visto Gesù camminare sulle acque e vuole imitarlo. La sua è una fede ingenua ma
sincera, egli è pronto a fare anche quello che appare impossibile alla ragione
ma non si butta nell'avventura senza avere un esplicito comando da parte del
Signore. Chiede e attende la parola di Gesù che gli dice: "Vieni" (14,29). Nel
linguaggio biblico il mare è un luogo infido e imprevedibile, camminare sulle
acque significa dominare gli eventi. Solo Dio può farlo, come dice il salmista:
"Tu domini l'orgoglio del mare, tu plachi il tumulto dei suoi flutti" (Sal
88,10). L'uomo, fatto ad immagine di Dio, porta nel cuore desideri infiniti ma
non può realizzarli con le sue forze. Quel giorno sul lago di Galilea,
camminando sulle acque, Gesù manifesta la sua identità divina. Pietro, invece,
è icona dell'uomo che vorrebbe andare oltre se stesso ma sperimenta la sua
costitutiva fragilità. Due condizioni apparentemente distanti e destinate a
restare separate. Quel giorno, invece, s'incontrano. Quando Pietro cominciò ad
affondare trovò la forza per gridare: "Signore, salvami!" (14,30). "E subito
Gesù tese la mano e lo afferrò" (14,31).
La mano tesa è l'icona di quel patto originario tra Dio e
l'uomo (Gen 1,26) che Gesù è venuto a restaurare. È il segno che Dio è venuto a
condividere la nostra fragile condizione umana per comunicare la potenza della
sua divinità. Quella mano non solo salva Pietro ma è un annuncio rivolto a
tutti: "aggrappatevi a me se non volete affondare, restate uniti a me se volete
fare della vita una splendida avventura". Commenta Raissa Maritain: "Camminare
sulle acque, ecco la vocazione del cristiano. Senza nessun appoggio umano,
nella fede pura, nella speranza e nella pura carità. Senza nessun sentimento, a
volte, tenendo unicamente lo sguardo levato verso Dio ..." (Diario di Raissa,
Brescia 2000, 65). Oggi chiediamo la grazia di trovare in Gesù Eucaristia la
forza per non rinunciare ai grandi ideali.
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì Della XVIII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo
Matteo (Mt 14,13-21)
La moltiplicazione dei pani.
Maestro, congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare.
Ma Gesù disse loro: "Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare".
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,13-21)
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di
là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla
barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro
malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è
deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi
da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro
da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due
pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i
due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li
diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste
piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare
le donne e i bambini. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li
distribuirono alla folla"
Semplicità della nostra vita contemplativa: ci fa vedere il volto di Dio in
ogni cosa, in ogni essere, dovunque e sempre! E la sua mano presente in ogni
avvenimento ci fa compiere tutto - la meditazione e lo studio, il lavoro e il
cambio, mangiare e dormire - in Gesù, con Gesù, per Gesù e facendolo a Gesù
sotto lo sguardo amante del Padre, se restiamo sempre nella disposizione a
riceverlo sotto qualsiasi forma egli arrivi.
Sono impressionata dal fatto che Gesù, prima di commentare la Parola di Dio,
prima di annunciare le Beatitudini alla folla, ne ebbe compassione, fece
guarigioni e diede loro da mangiare. E solo dopo ha cominciato a insegnar loro.
Ama Gesù con generosità, amalo con fiducia, senza guardarti indietro e senza
problemi. Datti tutto a Gesù. Ti prenderà come strumento per compiere
meraviglie a condizione che tu sia infinitamente più cosciente del suo amore
che della tua debolezza. Credi in lui, rimettiti nelle sue mani con uno slancio
di fiducia cieca e assoluta, poiché è Gesù. Credi che Gesù, e solo Gesù, è la
vita; sappi che la santità non è altro che questo stesso Gesù che vive nel tuo
intimo; allora sarà libero di porre la sua mano su di te.
IL VANGELO DEL GIORNO XVIII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 12,13-21)
Uno della folla disse a Gesù:
«Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».
Ma egli rispose:
«O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?»
TEESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 12,13-21)
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che
divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito
giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché,
anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un
raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove
mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne
costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi
dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni;
ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte
stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi
sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Tenetevi lontani da ogni cupidigia
Il corpo, per essere vero atleta che porta anima e spirito nella più pura
grazia e verità di Gesù Signore, deve essere nutrito con un alimento
particolare, speciale. Di certo non saranno cibi di questo mondo a renderlo
atleta per le cose del cielo. Le cose di questo mondo non solo lo
appesantiscono, lo stordiscono, a volte lo fanno ammalare, spesso anche lo
uccidono. Un corpo appesantito, stordito, ammalato di peccato, morto conduce
l'anima nella morte eterna dell'inferno. Tutto è dal corpo: la vita e la morte.
Qual è allora questo cibo squisito, celeste che deve nutrire il corpo per farne
un vero atleta verso il Paradiso? Questo cibo non esiste in natura. Ognuno se
lo deve costruire lui, con scienza, intelligenza, perizia, arte, molta
esperienza. Esso si ottiene trasformando i beni di questo mondo in opere di
misericordia, carità, compassione, elemosina. Si prendono i beni della terra,
si danno ai poveri e ai bisognosi, il Signore al loro posto ci concede due cibi
prodigiosi: la gioia perenne del cuore, la virtù della sobrietà o temperanza.
Con questi due doni, il corpo diviene agile, anzi agilissimo e può percorrere
ogni via che conduce al Paradiso. Può scalare anche le più alte montagne. Nulla
diviene impossibile per un corpo formato nella temperanza.
Gesù oggi viene interpellato perché svolga la missione di mediatore tra un uomo
e un altro uomo, in ordine all'eredità da dividere. Il pensiero di Gesù già lo
conosciamo: "Se il tuo nemico ti chiede la tunica, tu dagli anche il
mantello. Se ti costringe a fare con lui un miglio, tu fanne due". Per le
cose di questo mondo mai si deve litigare. Ciò che l'altro vuole, lo si dona.
Ciò che chiede, lo si offre. Il Vangelo è pace perenne. Gesù si rifiuta perché
Lui non è stato costituito mediatore tra l'uomo e l'uomo, per le cose di questo
mondo. Lui è il Mediatore tra Dio e gli uomini, per far conoscere loro la
volontà del Padre suo e dare loro tutto l'amore del Padre perché siano anche
capaci di realizzarla, attuarla, facendola loro propria volontà.
Non si vive un giorno in più perché si possiedono molti beni. Né si muore prima
perché si è privi delle cose di questa terra. La vita dell'uomo è alimentata
solo e sempre dal Signore. È in Dio ogni sua sorgente. Se è in Dio, delle cose
della terra possiamo disfarcene. Usiamo per noi l'indispensabile, secondo la
virtù della temperanza o sobrietà, il resto lo diamo ai poveri. Così facendo
diventiamo ricchi dinanzi a Dio. Lui ci aprirà le porte del suo cuore, non solo
domani, nel suo Paradiso, ma anche oggi sulla terra. Se noi invece chiudiamo le
porte del nostro cuore ai bisognosi, anche Dio lo chiuderà a noi e noi saremo nella
tristezza, nella concupiscenza, nei molti desideri che tolgono ogni serenità e
pace allo spirito. I beni del mondo rendono infelici.
Chi crede in questa parola di luce e verità eterna di Cristo Signore, sempre
trasformerà i suoi beni terreni in cibo sublime per il suo corpo. Chi invece
non crede, si lascerà conquistare il cuore da essi, non gusterà la vita nel
presente e non la gusterà domani, quando questo tempo sarà finito. Anzi sono
proprio i beni della terra che lo condurranno alla morte. Gesù non parla
vanamente. Non annunzia il suo Vangelo solo per l'eternità. Lo annunzia perché
oggi chi crede in esso trasformi il tempo in vero anticipo dell'eternità. Chi è
libero dai beni della terra, vive come se fosse già nel cielo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, rendete il nostro cuore
libero.