IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
O Dio,
nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l'amore per te
e ravviva la nostra fede,
perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il
tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per Gesù nostro Salvatore
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO ANNO A
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,21-27)
Se qualcuno vuole venire dietro a me,
prenda la sua croce e mi segua.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,21-27)
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e
degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia,
Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va'
dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma
secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,
rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la
propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la
troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà
la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i
suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
"Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Pietro
scopre così la vera identità di Gesù. Egli fa l'incredibile scoperta che questo
carpentiere di Nazaret non è altro che il Cristo, l'unto di Israele, la
realizzazione dell'attesa, lunga duemila anni, del suo popolo. Ma Pietro
interpreta la missione di Gesù in termini politici. Gesù ben se ne rende conto
e spiega che tipo di Messia sarà: andrà a Gerusalemme per soffrire, essere
messo a morte e risorgere il terzo giorno. Ciò è troppo per Pietro: nel suo
spirito, l'idea di sofferenza e l'idea di Messia sono semplicemente
incompatibili fra loro.
"Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Se Pietro potesse solo
rendersene conto, sarebbe pervaso dalla gioia! Il Messia, che si sarebbe
immerso nella sofferenza, che avrebbe incontrato l'ostilità degli uomini e che
avrebbe subito tutte le conseguenze dell'ingratitudine secolare di Israele
verso il Dio dell'Alleanza, era proprio lì! Davanti a lui c'era finalmente
colui che avrebbe sconfitto Satana in uno scontro decisivo e che avrebbe, in
questo modo, portato a compimento il piano divino di salvezza per l'umanità.
Poiché Pietro "cominciò a protestare dicendo: Dio te ne scampi, Signore, questo
non ti accadrà mai", Gesù gli disse: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di
scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!". Voltaire
scrisse argutamente: "Dio fece l'uomo a sua immagine e somiglianza e l'uomo
gliela rese proprio bene!".
Nella nostra tendenza innata a resistere a Dio, noi deformiamo la sua immagine,
ci rifiutiamo di lasciare che Dio sia come vuole essere. Il nostro Dio è troppo
piccolo, troppo fragile e troppo limitato, mentre il Dio di Gesù Cristo è
letteralmente troppo bello per essere vero. Gesù si affretta a percorrere la
via che porta a Gerusalemme per svelarcelo sulla croce.
Sulla croce, infatti, Gesù rivelerà l'ultimo ritratto di Dio nel dramma della
misericordia che vince il peccato, dell'amore che supera la morte e della
fedeltà divina che cancella il tradimento.
Chi avrebbe mai immaginato, sia pure in sogno, che Dio sarebbe intervenuto
nella nostra storia in questo modo?
Sfortunatamente, per molti, Gesù è davvero troppo bello per essere vero. "Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!" (Gv 4,10).
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XXII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha mandato a proclamare l'anno di grazia del Signore.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo
solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il
rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l'anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga,
gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si
è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma
egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura
te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella
tua patria!"». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene
accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in
Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e
ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato
Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in
Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli,
passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nel Vangelo di Luca l'episodio della predica di Gesù nella
sinagoga di Nazaret ha valore programmatico, perciò è tanto più importante
capire con esattezza il suo significato. Spesso viene interpretato in modo
erroneo, perché si cerca di imporre al testo di Luca la prospettiva del passo
parallelo di Marco e Matteo, mentre l'orientamento di Luca è diverso.
Luca lo vediamo distingue chiaramente due tempi contrastanti in questa visita
alla sinagoga di Nazaret. In un primo tempo Gesù legge una profezia di Isaia e
la dichiara adempiuta, perché lui stesso sta predicando l'anno di grazia
annunziato dall'oracolo profetico. La reazione della gente di Nazaret è quanto
mai favorevole: "Tutti gli rendevano testimonianza scrive l'evangelista ed
erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca".
In un secondo tempo, però, Gesù riprende a parlare citando l'esempio del
profeta Elia e del profeta Eliseo, entrambi autori di miracoli a profitto non
di connazionali, bensì di stranieri: la vedova di Sarepta e il siro Naaman il
lebbroso. Allora la reazione dei nazaretani si capovolge: "Tutti nella
sinagoga furono pieni di sdegno", al punto di voler perfino uccidere Gesù,
precipitandolo in un precipizio.
Come si spiega questo completo voltafaccia? Per spiegarlo correttamente occorre
capire i sentimenti dei compaesani di Gesù. Quando dicono, dopo il suo primo
intervento: "Non è il figlio di Giuseppe?" Non lo dicono con un senso
di disprezzo, come negli altri sinottici, ma per sottolineare che Gesù, questo
nuovo, ammirevole profeta, è un loro compaesano, quindi appartiene a loro. Il
loro atteggiamento esprime una tendenza possessiva. Se Gesù ci appartiene,
pensano, deve riservare a noi il primo posto nel suo ministero, deve fare per
noi i miracoli! Gesù avverte questi loro pensieri e non li accetta, anzi li
denuncia: "Di certo voi mi direte: Quanto abbiamo udito che accadde a
Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria!". Ma Gesù ribatte:
"Nessun profeta è "accoglibile" nella sua patria"
("accoglibile" è la traduzione precisa del termine usato qui da
Luca). E Gesù lo spiega con gli esempi di Elia e di Eliseo. Gesù, cioè, si è
opposto risolutamente alla tendenza possessiva dei suoi concittadini e ha
richiesto loro una grande apertura di cuore, li ha invitati ad accettare che
egli si dedicasse al servizio di altra gente, che andasse altrove a compiere i
suoi miracoli. Contrastato, l'affetto possessivo si muta in odio violento
(tanti drammi passionali si spiegano così; tanto più era forte l'affetto
possessivo, tanto più violenta è la reazione contraria).
Lo stesso atteggiamento si ritrova poi negli Atti degli Apostoli da parte dei
Giudei che contrastano l'apostolato di Paolo. Lo contrastano perché vedono che
ha successo presso i pagani; sono presi da gelosia, e invece di ascoltare il
messaggio evangelico perseguitano l'Apostolo.
Se vogliamo essere con Gesù, dobbiamo aprirci alla lezione molto seria di
questo Vangelo: per essere con lui è necessario aprire il proprio cuore, non
amare neppure Gesù in maniera possessiva, chiedendo per noi stessi le sue
grazie, i suoi favori, chiedendo privilegi...
Se vogliamo essere veramente con lui, lo dobbiamo accompagnare quando va verso
altra gente e quindi accogliere le grandi intenzioni missionarie della Chiesa.
Soltanto così siamo veramente uniti al cuore di Gesù, altrimenti il nostro è un
certo egoismo spirituale, che, per quanto spirituale, rimane egoismo, contrario
alla carità di Cristo.
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XXII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,31-37)
Io so chi tu sei:
il santo di Dio.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di
sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua
parola aveva autorità.
Nella sinagoga c'era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a
gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?
Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a
terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l'un l'altro: «Che parola è mai
questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne
vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Quando Gesù parlava, la gente era colpita dall'autorevolezza
della sua parola. Egli non si riferiva alla tradizione degli scribi, ma
"parlava con autorità": lo dicono e lo dimostrano tutti gli
evangelisti.
Era la grande novità. In Israele il modo normale di insegnare era di riferirsi
sempre all'insegnamento dei predecessori, alla tradizione. Lo vediamo ancora
oggi in tutti i documenti della tradizione giudaica: si riferisce quello che
diceva rabbi Gamaliel, rabbi Achiba, o tanti altri... Gesù invece parlava senza
cercare appoggio sull'autorità di nessuno: aveva la sua autorità personale e
questo bastava.
il Vangelo di oggi ci mostra che questa autorità era poi confermata dalla
efficacia della sua parola. Sono infatti due cose diverse, parlare con autorità
e avere un discorso efficace. L'efficacia della parola di Gesù viene dimostrata
dal suo intervento per scacciare un demonio. Egli intima al demonio di tacere e
di uscire dalla persona di cui si è impadronito; e il demonio non può fare
altro che obbedire: "I' demonio uscì da lui senza fargli alcun male".
"Tutti furono presi da paura", la paura che prende un uomo quando
vede una manifestazione divina, "e si dicevano l'un l'altro: "Che parola
è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti
immondi?"". La parola di Gesù non è soltanto autorevole, ma è
efficace. Lo sappiamo, lo crediamo e questo è il fondamento della nostra
sicurezza.
San Paolo nella prima lettura dice: "Voi, fratelli, non siete nelle tenebre...
Voi siete figli della luce, figli del giorno". Siamo figli della luce
grazie alla parola di Gesù, figli del giorno grazie all'efficacia di questa
parola. Nei sacramenti della Chiesa la parola di Cristo ci raggiunge; non
raggiunge soltanto le nostre orecchie, ma il nostro cuore, la nostra coscienza;
ci purifica fino in fondo; fa di noi i figli della luce, e così siamo nella
sicurezza, non ci troviamo nel pericolo di essere sorpresi. Qualsiasi
tribolazione venga, siamo attrezzati per trasformare le difficoltà in occasione
di progresso, di vittoria.
Quelli che sono attaccati ai beni terreni si trovano sempre nell'insicurezza;
chi invece segue Cristo e accoglie la sua parola ha in se stesso la forza
tranquilla che permette di superare ogni ostacolo.
"Dio dice Paolo non ci ha destinati alla sua collera, ma all'acquisto
della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo". Cristo è morto
per noi; la sua parola ne ha acquistato tanta più potenza, tanta più efficacia:
ormai possiamo essere sempre con lui, vivere con lui e per lui, e trovarci così
nella più profonda pace.
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì
della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,38-44)
È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio
anche alle altre città.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,38-44)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La
suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si
chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in
piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie
li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da
molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li
minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo
cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse
via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del
regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
All'inizio di questa ventiduesima settimana abbiamo visto
come Gesù a Nazaret abbia resistito alla tendenza possessiva dei suoi
compaesani, costringendoli ad accettare di non essere i destinatari
privilegiati del suo ministero e dei suoi miracoli. Chi vuol impossessarsi di
Gesù egoisticamente, per proprio profitto e godimento non lo riceve affatto,
perché l'unione con lui non è possibile se non nell'amore generoso,
nell'apertura di cuore. Nel Vangelo di oggi lo stesso orientamento viene
confermato, la stessa lezione ci viene data, questa volta a Cafarnao, città
dove Gesù si era recato dopo la sua visita a Nazaret. Lì, dopo aver insegnato
con autorità nella sinagoga, andò nella casa di Simon Pietro. "La suocera
di Simon Pietro era in preda ad una grande febbre. Lo pregarono quindi per
lei", con grande fiducia nell'efficacia della sua parola. Effettivamente
Gesù, "chinatosi sull'ammalata, intimò alla febbre e la febbre la
lasciò". Ne risultò che a questa notizia "tutti quelli che avevano
infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui". Con una bontà
straordinaria Gesù ebbe cura di ciascuno di loro:
"Imponendo su ciascuno le mani, li curava". Come è significativa
questa attenzione personale di Gesù per ciascuno! Egli dirà più tardi: "Io
sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me";
il buon pastore "chiama le sue pecore per nome", le conosce una per
una.
Occuparsi personalmente di ogni singola persona è certamente una grande fatica.
Gesù l'affrontava generosamente. Si capisce quindi facilmente che quando, il
giorno seguente, egli andò altrove, "le folle lo cercarono e, raggiuntolo,
lo volevano trattenere perché non se ne andasse via da loro". Gesù aveva
suscitato la gratitudine, la stima, l'ammirazione. ~ suo ministero aveva
ottenuto pieno successo. La reazione naturale sarebbe di approfittarne, cedendo
al desiderio della gente. Gesù invece non cede, non accetta di fermarsi a
Cafarnao.
Dichiara: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche nelle altre
città". Con questa risposta corre il rischio di deludere la gente; però
egli è consapevole di avere una missione più ampia. Non è venuto per cercare il
proprio successo, bensì per fare la volontà del Padre, che l'ha mandato in
cerca delle pecore smarrite, dovunque si trovino.
Con questo atteggiamento dinamico Gesù rivela al mondo la stupenda generosità
di Dio. L'amore divino è sconfinato, non accetta limiti, cerca di salvare
tutti, va incontro anche ai propri nemici, per proporre la riconciliazione e
l'unione.
A questo proposito possiamo osservare una grande differenza tra il ministero di
Gesù e quello di Giovanni Battista. La vocazione del Battista, infatti, non fu
di andare in cerca della gente. Egli si mise a predicare non in una città, ma
in un luogo disabitato. Non andava verso la gente; era la gente a venire da
lui. Gesù invece prese ad annunziare il regno di Dio dove stava la gente; si
muoveva, "andava predicando nelle sinagoghe della Giudea". Anche san
Matteo dice: "Percorreva tutte le città e i villaggi, predicando il
Vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità" (Mt 9,35). Così
Gesù mise in moto "la missione": è stato il primo missionario.
Risorto, estese questa missione al mondo intero. Agli undici Apostoli disse: "Andate
e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19); "Andate il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16, 15). Apparve poi a
Paolo sulla strada di Damasco per fare di lui l'"Apostolo delle
nazioni" (Rm 11,13; cfr.At9, 15;22, 15;26, 1718). Nella lettura di (Col 1,
6) vediamo che Paolo si rallegra della diffusione del Vangelo che "in
tutto il mondo fruttifica e si sviluppa".
Il dinamismo straordinario della missione cristiana parte, lo dobbiamo capire,
da una esigenza dell'amore. Gesù ci ha rivelato, a parole e ancor più con i
fatti, che il vero amore è universale. Se vogliamo essere uniti a lui
nell'amore, dobbiamo aprire sempre più il nostro cuore.
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XXII settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,1-11)
Sulla tua parola getterò le reti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola
di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate
alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che
era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava
alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le
vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero
così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli.
Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:
«Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti
aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano
fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di
Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di
uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Per san Pietro l'episodio della pesca miracolosa segnò un
nuovo inizio, dopo il suo primo incontro con Gesù. "Gesù gli disse:
"Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini"".
Ogni nuovo giorno per un cristiano è un nuovo inizio: dobbiamo sempre essere a
disposizione del Signore e ogni giorno cominciare con la sua parola. Tutti i
giorni sembrano uguali; in realtà, nella ripetitività delle occupazioni c'è
sempre la novità della parola di Dio che ci dà una piccola luce per quella
giornata, che ci dà la forza e la fiducia che, appoggiati ad essa, il nostro
giorno sarà fruttuoso per noi e, misteriosamente, per tutto il mondo. Gli
Apostoli sulla parola di Gesù gettarono di nuovo le reti, "e presero una
quantità enorme di pesci e le reti si rompevano".
Viviamo ogni giorno così, lasciando che il nostro lavoro sia reso spiritualmente
fecondo dalla potenza della parola del Signore. Non sempre ne vedremo i frutti,
è vero, ma la fede ci rende certi che in lui nulla va perduto.
"Portate frutto in ogni opera buona ci esorta san Paolo nella prima
lettura rafforzandovi con ogni energia secondo la gloriosa potenza di Dio, per
poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre".
Nei tratti semplici della vita quotidiana, sotto le ordinarie apparenze della
vita di ogni uomo, opera sempre "la gloriosa potenza di Dio"; per
questo bisogna essere attenti e vigilanti a non lasciarla operare invano, per
esserne testimoni nella nostra condotta.
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XXII
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Nativita' Della Beata Vergine Maria
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria,
dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,1-16.18-23)
Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi
fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò
Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon,
Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse
generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone
generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat,
Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò
Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos
generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della
deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò
Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò
Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò
Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe,
lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del
Signore.
Forma breve
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,18-23)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
La liturgia ci fa chiedere a Dio che la festa della natività
della Madonna ci faccia crescere nella pace. Ed è effettivamente una festa che
deve aumentare la pace in noi, perché ci parla dell'amore di Dio verso di noi.
La nascita di Maria è il segno che Dio ha preparato per noi la salvezza: per
questo ha preparato il corpo e l'anima della madre di Gesù, che è anche madre
nostra.
San Paolo nella lettera ai Romani scrive: "Quelli che egli da sempre ha
conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio
suo" (8,29). Questo è particolarmente vero per la Vergine santa,
predestinata ad essere conforme all'immagine del Figlio di Dio e figlio suo. E
Dio ha predisposto tutte le cose secondo questa intenzione: "Sappiamo che
tutto concorre al bene di coloro che amano Dio", troviamo poco prima nella
stessa lettera.
Dio ha preparato tutte le generazioni umane in vista della nascita di Maria, in
vista della nascita di Gesù, e insieme ha agito con mezzi soprannaturali.
E nel Vangelo di oggi si può dire che appaiono sia la parte naturale che quella
soprannaturale, l'una e l'altra necessarie per la nascita di Maria.
Questa lunga serie di generazioni, così monotone alla lettura, è in realtà come
la sintesi di una storia vivente, spesso anche di peccatori, che è stata
condotta da Dio verso la nascita di Maria e di Gesù.
Alla fine però il disegno di Dio si è realizzato con mezzi straordinari,
sconcertanti: Giuseppe non capisce ciò che succede, perché avviene per opera
dello Spirito Santo. Non bastano dunque le generazioni umane che si succedono
nel tempo per il compimento del progetto di Dio: è necessario l'intervento
dello Spirito Santo.
Tutto dunque ci parla dell'amore di Dio: amore di Dio creatore, amore di Dio
salvatore.
Oggi dobbiamo, più di sempre, dire a Dio la nostra riconoscenza, la nostra
gioia perché egli ha amato Maria e ci ha amati.
IL VANGELO DEL GIORNO XXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XXI
settimana del Tempo Ordinario Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,1-5)
Il Figlio dell'uomo
è signore del sabato.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,1-5)
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e
mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è
lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi
compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta,
ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non
ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Cristo, che era sin dall'inizio Signore di tutto il creato,
si mostra consapevole, nel Vangelo di oggi, di essere Signore del sabato, il
che significa la sua uguaglianza con Dio, perché è Dio ad aver stabilito la
legge del sabato, come riferisce il racconto della Genesi.
Questa uguaglianza viene affermata più esplicitamente nel quarto Vangelo,
quando Gesù, criticato da certi Giudei perché aveva guarito un paralitico in
giorno di sabato, rispose loro: "11 Padre mio opera sempre e anch'io
opero". L'evangelista fa allora questo commento: "Proprio per questo
i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo", perché non soltanto violava il
sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Orbene, Gesù, Signore di tutto, ha accettato la sorte degli schiavi, anzi il
supplizio riservato agli schiavi ribelli, il supplizio della croce. L'ha
accettato per portare a termine l'opera d'amore affidatagli dal Padre,
liberandoci completamente dal male.
Paolo esprime questo mistero di amore e ne fa l'applicazione ai Colossesi,
dicendo: "Anche voi un tempo eravate stranieri e nemici, con la mente
intenta alle opere cattive che facevate, ma ora Dio vi ha riconciliati per
mezzo della morte del corpo di carne di Cristo, per presentarvi santi,
immacolati e irreprensibili al suo cospetto". Tutti eravamo nemici, perché
tutti soggetti al peccato e Dio, per mezzo di Cristo, ha operato la
riconciliazione.
Osserviamo che è uno strano modo di concepire la riconciliazione, nel senso
che, di solito, a cercare la riconciliazione deve essere la persona che ha
recato offesa, non chi è stato offeso. Invece, nel caso della salvezza, è Dio
ad aver cercato la riconciliazione e ad averla attuata. Si tratta di una
generosità stupenda. Nella lettera ai Romani Paolo esprime il suo stupore e la
sua ammirazione davanti a questo modo di agire di Dio:
"Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo
stabilito... Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo
ancora peccatori Cristo è morto per noi". E continua: "Quando eravamo
nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio
suo". E si meraviglia, riflettendo: "A stento si trova chi sia
disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di
morire per una persona dabbene, ma Dio dimostra il suo amore verso di noi,
perché mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi".
L'ambizione di Dio per noi è molto alta: ci vuole "santi, immacolati,
irreprensibili". Questa ambizione è l'espressione del suo amore paterno,
ed egli l'ha resa ormai realizzabile. Non è un sogno irraggiungibile diventare
santi, immacolati, irreprensibili al cospetto di Dio, ma una possibilità che ci
è sempre offerta, perché la morte di Gesù, il suo amore ci ottiene tutte le
grazie necessarie per vivere anche noi in questa generosità che viene dal
Padre, che passa attraverso il cuore di Gesù e ci raggiunge nei sacramenti.
La condizione viene espressa da san Paolo: occorre restare "fondati e
fermi nella fede", cioè aderire a Cristo mediante la fede, essere in
questo modo collegati alla corrente di amore che viene da Dio e passa
attraverso Cristo. Chi è saldo nella fede riceve la grazia e diventa santo.
San Paolo diceva: "Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede
del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me". Ciascuno
di noi dovrebbe poter proclamare questa stessa frase. Credere in Cristo vuol
dire credere nel suo amore, credere nel Figlio di Dio che mi ha amato al punto
da dare la propria vita per me. Cristo è veramente degno di fede, perché ci ha
tanto amati. Contemplandolo sulla croce rinnoviamo la nostra fede nel suo amore
e cosi cammineremo sulla via della santità.