IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato Della XXXII
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.
E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,1-8)
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità
di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno.
In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi
giustizia contro il mio avversario".
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio
e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le
farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?
Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia
prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla
terra?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù parla di giustizia per consolare e dare speranza ai
suoi seguaci della sua materna assistenza. Ci dice che Lui c'è sempre, cammina
accanto a noi e non ci lascia soli soprattutto in questo difficilissimo momento
storico.
La giustizia operata da Dio è l'intervento per ripristinare la verità, per dare
ad ognuno quanto merita. Non agisce ingiustamente.
Oggi Gesù ci parla della "necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai".
Pregare sempre è impossibile, ma vuol dire che si prega anche con la propria vita,
agendo onestamente e praticando le virtù.
La nostra fiducia nel chiedere si fonda sulla certezza dell'infinita bontà di
Gesù.
Gesù non vuole usare la sua giustizia verso nessuno, vuole invece esercitare
misericordia ma quanti rifiutano di osservare i suoi Comandamenti si pongono in
una situazione di opposizione al Bene, e compiono scelte di vita che gridano
vendetta davanti a Dio.
I buoni, i poveri, i giusti che patiscono ingiustizie e si rivolgono con Fede e
umiltà a Dio, vengono esauditi, bisogna però avere pazienza.
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Venerdì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,26-37)
Come avvenne nei giorni di Noè,
Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie,
prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il
diluvio e li fece morire tutti.
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano,
vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma,
piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà.
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose
in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni
indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la
manterrà viva.
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l'uno verrà
portato via e l'altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso
luogo: l'una verrà portata via e l'altra lasciata».
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il
cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ricordatevi della
moglie di Lot
Ci sono momenti della nostra vita nei quali la salvezza nasce solo dalla fuga.
Attardarsi un attimo per contemplare ciò che succede attorno a noi equivale a
morte certa. A noi è concesso di salvare solo la vita. Tutto il resto dovrà
essere lasciato, abbandonato, dimenticato.
La moglie di Lot solo per un attimo si fermò a guardare e divenne una
statua di sale. Neanche osservare si può. Si deve solo fuggire, andare via.
Quegli uomini dissero allora a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi
figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo.
Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di
loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli».
Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse:
«Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la
città!». Ai suoi generi sembrò che egli volesse scherzare. Quando apparve
l'alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le
tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot
indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due
figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero
uscire e lo condussero fuori della città. Dopo averli condotti fuori, uno di
loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti
dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli
disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e
tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a
fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella
città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa!
Lascia che io fugga lassù - non è una piccola cosa? - e così la mia vita sarà
salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere
la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla
finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar. Il sole
spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand'ecco il Signore fece
piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal
Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle
città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e
divenne una statua di sale (Gen 19,12-26).
Gesù chiede ai suoi ascoltatori di immergersi pienamente in questa verità
storica. Dovendo noi lasciare, abbandonare, rinunziare ad ogni cosa, perché non
distacchiamo prima il nostro cuore, la nostra mente, i nostri desideri, la
nostra volontà? Le rinunce fatte in vita in favore dei fratelli ci procurano
una smisurata gioia eterna. Se ci priviamo delle cose perché la morte o la
storia ce lo impongono, perdiamo ogni merito e la nostra eternità sarà ben
misera, se addirittura non sarà di morte eterna. Noi non sappiamo quando ci
dobbiamo distaccare dai beni che possediamo. Questo distacco potrebbe avvenire
anche subito, oggi, in questo istante. Perché allora non liberarsi da tutto ciò
di cui ci si può liberare così da arricchire per il Cielo? È questa la somma
norma, la norma più santa, per gustare bene sia la terra che il Cielo.
Quando questi tempi bui della storia si riversano sull'umanità, chi muore, chi
vive, chi resta, chi se ne va? Nessuno lo sa. Sullo stesso luogo l'uno parte e
l'altro resta. Nella stessa casa l'uno resta e l'altro parte. Ognuno di noi è
obbligato a pensare che il suo tempo è sempre pronto e per questo urge che viva
di somma libertà verso le cose.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la più grande
libertà.
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Giovedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,20-25)
I farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?».
Il regno di Dio è in mezzo a voi!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio
non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: "Eccolo qui", oppure:
"Eccolo là". Perché, ecco, il regno di
Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno
solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: "Eccolo
là", oppure: "Eccolo qui"; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore,
guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo
nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato
da questa generazione». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Regno di Dio è in mezzo a noi dice il Signore, è impastato col nostro mondo, ne fa parte integrante, ne è intimamente connesso. Ne fa parte, non è altro, non è qualcosa di diverso. Molti, ci ammonisce il Signore, pensano di incontrarlo altrove, negli eventi eclatanti. Non è così. È il nostro sguardo che lo deve riconoscere, è il nostro cuore che è chiamato ad accorgersene. Quante volte pensiamo che la presenza di Dio coincida con qualcosa di fantastico, con qualche evento che scuota e stupisca. Povera la fede che ha bisogno di miracoli per poter crescere! Povera la fede che ha bisogno di conferme per poter andare avanti! Siamo chiamati a cambiare il nostro sguardo per riconoscere il Regno che si realizza in mezzo a noi. Nelle nostre parrocchie, nelle nostre liturgie, nelle nostre iniziative di carità, nella nostra profezia realizziamo il Regno, non altrove. Che bello sapere che la mia comunità è un anticipo e una realizzazione parziale del Regno che è già e non ancora! Che bello iniziare la giornata col desiderio e l'impegno di riconoscere il Regno già presente in mezzo a noi!
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Mercoledì Della XXXII
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Portate via di qui queste cose
e non fate della casa del Padre mio un mercato!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i
cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le
pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i
banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non
fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi
divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva
detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Non fate della casa
del Padre mio un mercato!
La casa del "Padre mio" oggi è il cristiano. È lui il tempio nel
quale Dio abita e dal quale agisce nei cuori, riversando in essi tutto il suo
amore. Questa verità è proclamata con fermezza dall'Apostolo Paolo, traendo da
esso ogni possibile conseguenza.
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno
distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di
Dio, che siete voi (1Cor 3,16-17).
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra
di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi
si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due - è detto -
diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo
spirito. State lontani dall'impurità! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è
fuori del suo corpo; ma chi si dà all'impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo
avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati
comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (1Cor
6,15-20).
Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto
infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e
tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente
e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il
tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con
loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite
di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d'impuro. E io
vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice
il Signore onnipotente. In possesso dunque di queste promesse, carissimi,
purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a
compimento la santificazione, nel timore di Dio (1Cor 6,14-7,1).
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei
santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei
profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la
costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui
anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo
dello Spirito (Ef 2,19-22).
Questo tempio del "Padre mio" non può essere insudiciato, sporcato,
macchiato. Oggi per molti cristiani non è solo un mercato, è anche più che una
fogna maleodorante. Occorre che Gesù venga e lo purifichi, togliendo da esso
vizi, peccati, stoltezza, idolatria, empietà, ogni altra sozzura che lo rende
irriconoscibile come tempio di Dio. Il cristiano stesso deve ogni giorno
chiedere al Signore questa purificazione profonda. Il mondo intero deve vedere
la bellezza di questo tempio, la sua santità, l'alta moralità.
Gesù non solo ha conservato sempre integro e puro il tempio di Dio che era lui
stesso. Attraverso il suo olocausto sulla croce da tempio di carne e ossa, lo
ha reso tempio di purissima luce, ne ha fatto un tempio tutto spirituale,
glorioso, immortale, incorruttibile. Questa trasformazione in luce e in spirito
vuole darla anche a noi, a condizione che anche noi come Lui purifichiamo ogni
giorno il nostro tempio e lo rendiamo casa splendente di santità, dalla quale
il Padre Celeste potrà diffondere tutto il suo amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero tempio santo
di Dio.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì Della XXXII Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,7-10)
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:
Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a
pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: "Vieni subito e
mettiti a tavola"? Non gli dirà piuttosto: "Prepara da mangiare, stringiti le
vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e
berrai tu"? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli
ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è
stato ordinato, dite: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo
fare"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nessuno contesterà il fatto che questa parabola descrive con
precisione i rapporti fra gli uomini. Persino l'atteggiamento del padrone è
giusto, irreprensibile: un servo, infatti, non è tenuto a servire soltanto
provvisoriamente, per qualche ora. Non può mettersi al posto del padrone alla
fine della giornata di lavoro. La parabola ci convince, la sua logica è
stringente. Eppure ci disgusta: ci rifiutiamo di applicarla a noi stessi. Noi
che siamo i discepoli ci aspettiamo, segretamente, un piccolo vantaggio, una
ricompensa, che superi un po' il normale. Speriamo in un trattamento di favore,
e ci sembra persino di avere per ciò buone ragioni.
La pertinenza dell'esempio non lascia spazio a contraddizione alcuna: è altrove
che dobbiamo cercare. Scopriamo che il Signore ci considera come servi inutili.
Il nostro ruolo è allora senza importanza? Si potrebbe fare a meno della nostra
persona? Ciò ci sembra troppo grave.
Gesù non esige mai dai suoi discepoli qualcosa che egli non abbia compiuto in
prima persona. Egli è stato in mezzo agli uomini "come colui che serve" (Lc
22,27). Ha lavato i piedi ai suoi apostoli, per darci l'esempio (cf. Gv 13,15).
Ha annunciato Dio umiliandosi e in tal modo esprime in mezzo ai suoi un amore
che arriva fino a noi.
Le parole sull'inutilità del servo ci rivelano le intenzioni e le azioni di
Gesù stesso. Egli era talmente colmo della volontà del Padre che la sua
"schiavitù" non si dava pensiero alcuno riguardo alla sua importanza o alla
ricompensa. L'amore è sempre gratuito: non ha altra finalità al di fuori di se
stesso. È orientato verso l'altro, è votato all'abnegazione.
Proprio come la predicazione di Gesù non è centrata su se stesso, ma piuttosto
sul Padre che è nei cieli e sul suo regno, come ad esempio nel discorso della
montagna. Proprio come egli non appare in quei brani del Nuovo Testamento che
proclamano l'amore del Padre per il peccatore: ad esempio, nell'episodio del
figliol prodigo, in quello del banchetto nuziale o, ancora, in quello della
pecorella smarrita. H. U. von Balthasar, a proposito di tali parabole, scrive:
"Il figlio se ne va, si fa servo, finisce per scomparire del tutto fra noi e il
Padre".
"In quel giorno chiederete nel mio nome e io non dico che pregherò il Padre per
voi: il Padre stesso vi ama" (Gv 16,26).
Signore, togli dalla nostra anima ogni residuo del nostro io e colmaci del tuo
amore.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì Della XXXII
Settimana del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,1-6)
Gesù disse ai suoi discepoli: È inevitabile che vengano scandali,
ma guai a colui a causa del quale vengono.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono.
È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia
gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State
attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà,
perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e
sette volte ritornerà a te dicendo: "Sono pentito", tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore
rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo
gelso: "Sràdicati e vai a piantarti nel mare", ed esso vi obbedirebbe». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Le diverse parole di questo brano si concatenano
sorprendentemente, meglio di quanto sembrerebbe a prima vista.
Scandalizzare significa qui non suscitare negli altri il biasimo ma, al
contrario, indurre a confondere il bene e il male, distogliere da ciò che Dio
attende e che è il vero bene.
Si comprende allora come provocare la caduta o lo smarrimento del proprio
fratello sia ancora più grave che cadere o ingannare se stessi. Si comprende
soprattutto l'estrema responsabilità che deriva da questa cosa ammirevole:
l'immensa solidarietà umana.
Da un punto di vista generale, statistico, è inevitabile che avvenga lo
scandalo. Ma non è mai necessario che io lo provochi e ne sia vittima.
L'inevitabile non è una scusa ma una ragione precisa per stare in guardia. Ed è
ancora troppo passivo: abbiamo la responsabilità bella e buona, pur senza
giudicare, e nell'intento di perdonare senza limiti, di rivelare agli altri il
male che seminano intorno a loro. Quale fede non esige ciò dagli uni e dagli
altri?
Ma la fede non è una questione di quantità: l'essenziale, è che essa sia, anche
in embrione, la nostra fiducia in Cristo, il nostro slancio verso di lui, il
nostro desiderio di lui.
IL VANGELO DEL GIORNO XXXII DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XXXII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 20,27-38)
alla risurrezione, di chi sarà moglie?
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che
non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto:
"Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello
prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque
sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la
prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare
figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno
avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo
mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni
della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né
marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono
figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito
del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di
Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Parola
del Signore.
Forma breve:TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 20, 27.34-38)
In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c'è
risurrezione:
«I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono
giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono
né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli
angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto,
quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe".
Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Dopo i farisei e gli scribi appaiono nuovi avversari di Gesù: i sadducei. Essi negavano la risurrezione come pura chimera umana e hanno adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. I sadducei temevano che l'affluenza delle folle verso Gesù potesse trasformarsi in agitazione politica che i Romani avrebbero soffocato brutalmente. Perciò miravano a limitare l'influenza di Gesù sulla vita pubblica. A questo scopo, hanno raccontato una storia di loro invenzione sui sette fratelli e la moglie del maggiore fra loro, ripromettendosi così di mettere in ridicolo Gesù e la credenza nella risurrezione. In realtà, la derisione si è rivolta contro gli avversari di Gesù. Egli dimostra infatti che il mondo futuro non è il prolungamento di questo, afferma che la morte sarà vinta e che coloro che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi biologiche di questo mondo. Nel seguito del discorso, fondandosi sull' Esodo (Es 3,6), libro che i sadducei consideravano sacro, Gesù presenta un argomento biblico sulla vita eterna: "Dio non è Dio dei morti", e lo sarebbe se Abramo, Isacco e Giacobbe non vivessero più. Ma essi vivono e rendono gloria a Dio. Ciò significa anche che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con lui della pienezza della vita nell'immortalità.