IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA DELLE PALME E SETTIMANA SANTA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Osanna Al Figlio Di Davide Osanna Al Redentore
Benedetto Colui Che Viene Nel Nome Del Signore
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA DELLE PALME E SETTIMANA SANTA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
25 MARZO 2018 DOMENICA DELLE PALME ANNO B
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco. (Mc 14,1-15,47)
Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
***
TESTO:-
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco. (Mc 14,1-15,47)
- Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli
scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire.
Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del
popolo».- Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a
tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di
puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il
profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché
questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli
ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto
un'azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete
far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che
era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità
io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in
ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».- Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per
consegnare loro Gesù. Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli
del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.- Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli
gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la
Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e
vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà,
dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore
una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I
discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e
prepararono la Pasqua.- Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e
mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con
me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l'altro:
«Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la
mano nel piatto. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai
a quell'uomo, dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per
quell'uomo se non fosse mai nato!».- Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell'alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo
diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e
rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio
sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non
berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel
regno di Dio».- Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro:
«Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
"Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse".
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche
se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico:
proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte
mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi
morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.- Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi
qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a
sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte.
Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava
che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: «Abbà! Padre!
Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio
io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro:
«Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate
per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si
allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li
trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano
che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e
riposatevi! Basta! È venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato
nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è
vicino».- Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui
una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e
dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo:
«Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta».
Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero
le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse
il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio. Allora Gesù disse loro:
«Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni
giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si
compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo
seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo
afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.- Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei
sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin
dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i
servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano
una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti
infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano
concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo:
«Lo abbiamo udito mentre diceva: "Io distruggerò questo tempio, fatto da mani
d'uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"». Ma
nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in
mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa
testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di
nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio
del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo
ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti
sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a
bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa' il profeta!». E i servi lo
schiaffeggiavano.- Non conosco quest'uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo
sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli
disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so
e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l'ingresso e un gallo cantò.
E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro».
Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È
vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare
e a giurare: «Non conosco quest'uomo di cui parlate». E subito, per la seconda
volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva
detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E
scoppiò in pianto.- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto
il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono
via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?».
Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte
cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante
cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase
stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a
loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai
ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata,
cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro:
«Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti
che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei
sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per
loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia
di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono:
«Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono
più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla,
rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo
consegnò perché fosse crocifisso.- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e
convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona
di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re
dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso
e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti
beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti,
poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di
Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero
Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino
mescolato con mirra, ma egli non ne prese.- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò
che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La
scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui
crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi,
tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso
scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra
loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare
se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e
crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?»,
che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo,
alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di
aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo:
«Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte
grido, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si
trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero
quest'uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di
Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali,
quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano
salite con lui a Gerusalemme.- Giuseppe fece rotolare una pietra all'entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato,
Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch'egli il
regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si
meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era
morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli
allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo
e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all'entrata
del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove
veniva posto. Parola del Signore.
FORMA BREVE
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco (Mc 15,
1-39)
- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il
sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e
lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed
egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose.
Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose
ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a
loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai
ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era
radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose
loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva
infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i
capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in
libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque
che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo
gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi
gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla
folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù,
lo consegnò perché fosse crocifisso.- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e
convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona
di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re
dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso
e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti
beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti,
poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di
Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero
Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino
mescolato con mirra, ma egli non ne prese.- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò
che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La
scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui
crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi,
tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso
scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra
loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare
se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e
crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?»,
che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo,
alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di
aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo:
«Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte
grido, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si
trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest'uomo
era Figlio di Dio!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
È allo stesso tempo l'ora della luce e l'ora delle tenebre.
L'ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato
istituito, ed è stato detto: "Io sono il pane della vita... Tutto ciò che il
Padre mi dà verrà a me: colui che viene a me non lo respingerò... E questa è la
volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha
dato, ma lo risusciti l'ultimo giorno" (Gv 6,35-39). Come la morte è arrivata
dall'uomo così anche la risurrezione è arrivata dall'uomo, il mondo è stato
salvato per mezzo di lui. Questa è la luce della Cena.
Al contrario, la tenebra viene da Giuda. Nessuno è penetrato nel suo segreto.
Si è visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che
non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnerebbe il dramma
della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro
dalle grandi ambizioni politiche.
Lanza del Vasto ha fatto di lui l'incarnazione demoniaca e disumanizzata del
male.
Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era
un brav'uomo, come molti altri. È stato chiamato come gli altri. Non ha capito
che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Ma sua madre l'ha forse
allattato perché si dicesse di lui: "Sarebbe stato meglio per quell'uomo se non
fosse mai nato!"? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue
monete d'argento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perché la
disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro
che ha rinnegato Cristo è diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non
restò a Giuda che la corda per impiccarsi. Perché nessuno si è interessato al
pentimento di Giuda? Gesù l'ha chiamato "amico". Che cosa comporta allora
l'averlo chiamato "amico"? L'amarezza di una persona tradita? Non chiariremo
mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare
nulla. Giuda Iscariota non sarà più "complice" di nessuno.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO DOMENICA DELLE PALME E SETTIMANA SANTA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
26 Marzo 2018 Lunedì
Della Settimana Santa Anno B
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 12,1-11)
Maria prese del profumo di puro nardo, assai prezioso,
cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava
Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena:
Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne
cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si
riempì dell'aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
«Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati
ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era
un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della
mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete
me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e
accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva
risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche
Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Parola del Signore.
Il racconto dell'unzione di Gesù a Betania è uno dei più sorprendenti e delicati dell'Evangelo. Esso si colloca nell'ultima settimana della vita terrena del Signore e viene interpretato da Gesù stesso come una profezia anticipatrice della sua morte imminente. Si tratta d'una specie di "ultima cena" con i suoi intimi amici di Betania, ed ha tutto il sapore dei momenti di addio. A compiere quest'atto unico ed irripetibile, e profetico, è proprio Maria, la donna amante dell'ascolto e del silenzio (cfr. l'episodio di Marta e di Maria: Lc 10,40). Possiamo essere certi, dunque, che il suo gesto così spettacolare, non è per nulla viziato da umano esibizionismo e ci dice tutta la solennità e l'importanza della scena descritta. «Prese... cosparse... asciugò...la casa si riempì». L'azione viene descritta come al rallentatore, in un clima di sospensione, che impone una pausa, per consentire al lettore di assimilare la scena in tutti i suoi particolari. Sono i quattro verbi di questa azione sacra, compiuta con le mani e con i capelli, senza alcun bisogno di parole superflue. Il gesto parla eloquentemente da solo. Nell'unguento versato è Maria stessa che si versa, che consegna sé stessa, che si effonde come una profumata confessione di fede e di amore in colui che ella riconosce e chiama il suo "Signore" (Gv 11,32). Solo un cuore amante, ispirato e libero poteva giungere a un atto così gratuito.
Il vero protagonista del racconto è il profumo: l'unguento di nardo. Si tratta d'un olio profumato assai prezioso e genuino: una libbra (circa un terzo di chilogrammo) d'un unguento preziosissimo, valutato da Giuda (che se ne intendeva bene!) fino a trecento denari, che è l'equivalente del salario medio d'un anno di lavoro di un operaio agricolo. Una cifra enorme! Ma il prezzo e il valore di questo profumo va interpretato nel suo significato più vero. È l'AMORE che è senza prezzo! Maria compie questo gesto grandioso facendosi rappresentante dell'intero corpo dei discepoli, di tutti quelli che amavano Gesù e di tutti coloro che, pur non avendolo visto, lo avrebbero amato lungo i secoli. Quindi, Maria ha compiuto questo gesto anche per noi! In questa donna Dio trova finalmente ciò che da sempre cerca ardentemente: essere amato da chi ama. Ciò che Maria fa, anticipa quello che Gesù farà tra poco: tra sei giorni il vaso del suo corpo sarà spezzato ed esalerà la sua Vita come un profumo senza prezzo per la salvezza del mondo! La Chiesa è ora rappresentata da Maria, la "sposa" che risponde all'amore dello Sposo (Ct 1,3). Con Maria di Betania finalmente l'AMORE è amato e vive. Ora il suo profumo riempie tutta la casa.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,21-33.3638)
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu
profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi
mi tradirà».
I discepoli si guardavano l'un l'altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora
uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di
Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui
parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?».
Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E,
intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta.
Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei
commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che,
poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci
occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli,
preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e
Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo
glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco
sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche
a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado,
tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore,
perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai
la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo,
prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte». Parola del Signore.
Quando si medita la passione di Gesù o si riflette sul suo cammino doloroso verso il Golgota sotto il pesante legno della croce, quasi sempre si parte da questa lettura dal basso. Si evidenziano tutte le lacune dell'umanità, tutti i suoi vizi, i suoi peccati, le sue malvagità e cattiverie, la sua onnipotenza di male, l'inarrestabilità di questa onnipotenza. Gesù è visto come vittima, solo come vittima di essa. Quali sono i frutti di questo procedere dal basso? Lo stesso che fu delle donne di Gerusalemme: un lamento su Gesù, un piangere su di Lui, uno strappare qualche lacrima, la nascita di qualche proposito di bene su quanti meditano e riflettono. Carnefici in fondo siamo tutti.
Diversa invece è la lettura che viene fatta partendo dall'alto. In essa si vede l'infinito, eterno, divino amore di Dio per l'uomo, che pensa di operare la redenzione della sua creatura già dall'eternità, prima ancora dell'inizio del tempo, con l'Incarnazione del suo Figlio Unigenito. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, perché chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita nel suo nome. È questa un'altra visione. Essa parte dal cuore del Padre. Questa visione è del Vangelo secondo Giovanni, ma anche di Paolo nella Lettera ai Romani. Dio ha amato noi nel Figlio suo quando noi eravamo empi, idolatri, nemici, peccatori. Dio ama i peccatori. Dona il Figlio per loro.
Se leggiamo gli stessi eventi dal cuore di Gesù, vediamo il suo immenso, eterno, divino ed umano amore per il Padre. È come se il peccato dell'uomo passasse in secondo piano. Ciò che emerge, che risplende, che brilla è la potenza, anzi l'onnipotenza dell'amore di Gesù che sa vincere l'onnipotenza di odio e di male dell'uomo. La vince sottoponendosi ad essa per amore, per carità, per desiderio di salvezza, per compassione di redenzione. Dal cuore di Cristo viene messa in luce quanto grande sia la potenza del suo amore. Questa potenza non vince l'onnipotenza di male, opponendosi con il male, ma con il più grande bene, con il dono della vita, con l'immolazione del proprio corpo, offerto a Dio, per la redenzione dell'umanità. Le conclusioni sono differenti. Nasce nel cuore il desiderio di immolarsi in Cristo, per Lui.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci olocausto in Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt
26,14-25)
In quel
tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e
disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono
trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per
consegnare Gesù. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono
a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per Te, perché Tu possa
mangiare la Pasqua?». Ed Egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli:
"Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei
discepoli"». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la
Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano,
disse: «In verità Io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente
rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed
egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi
tradirà. Il Figlio dell'Uomo se ne va, come sta scritto di Lui; ma guai a
quell'uomo dal quale il Figlio dell'Uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo
se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?».
Gli rispose: «Tu l'hai detto».Parola del Signore
Quando ciò che era stato annunciato si realizza, le Scritture terminano. Tutto, da sempre, era presente agli occhi di Dio. L'azione dell'uomo era prevista, ma non predeterminata. Ed è per questo che Gesù non toglie la responsabilità a colui che lo consegna, poiché egli ha utilizzato male la sua libertà.
Anche noi possiamo tradire Cristo, vendendolo per qualche moneta. La parola del Signore ci insegna, e il Signore stesso apre le nostre orecchie, affinché possiamo fare parte dei convitati di Gesù, che celebrano con lui la Pasqua, come membra vive della sua Chiesa.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo
solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il
rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l'anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga,
gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si
è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
In questa messa che si svolge nella cattedrale, si manifesta
il mistero del sacerdozio di Cristo, partecipato dai ministri costituiti nelle
singole Chiese locali, che rinnovano oggi il loro impegno al servizio del
popolo di Dio.
Il Vescovo, circondato dagli altri sacerdoti, benedice gli oli che verranno
adoperati nei diversi sacramenti: il crisma (olio mescolato con profumi), per
significare il dono dello Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima,
nell'Ordine; l'olio per i catecumeni e quello per i malati, segno della forza
che libera dal male e sostiene nella prova della malattia.
Attraverso una realtà terrena, già trasformata dal lavoro dell'uomo (l'olio) e
un gesto semplice e familiare (l'unzione), si esprime la ricchezza della nostra
esistenza in Cristo, che lo Spirito continua a trasmettere alla Chiesa sino
alla fine dei tempi.
Nella nuova ed eterna alleanza tutto ha valore perchè tutto procede dall'Unto
per eccellenza, da Gesù Cristo.
In lui, come egli stesso dichiara, si realizza in pieno il testo di Is 61,1-2.
Gesù dimostra attraverso le opere la sua missione (Atti 10,38).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (RIFLESSIONI
Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in
compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per
gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l'ultima
Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l'amore infinito che aveva per i
suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l'Eucaristia, facendo
dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e
di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro
corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava
quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli
apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i
piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di
appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di
una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di
aspirare piuttosto all'umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno,
cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità
umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati,
dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono
chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il
dovere di ogni credente è di non cercare l'apparenza, ma i valori interiori, di
non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l'insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a
disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l'ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato
l'esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: "Voi
mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il
Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi
gli uni gli altri" (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro
successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa
Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san
Paolo, egli resta lo stesso "ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro
comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli
apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e
dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei
confronti di Cristo? Dio ci scampi dall'avere qualcosa in comune con Giuda, il
traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento.
Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di
san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di
appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d'amore; di
giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo
dire con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal
2,20).)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di
passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li
amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di
Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto
nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose
le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò
dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli
con l'asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a
me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai
dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose
Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro:
«Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù:
«Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto
puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per
questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse
loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il
Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho
lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho
dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Parola
del Signore..
RIFLESSIONI
Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in
compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per
gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l'ultima
Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l'amore infinito che aveva per i
suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l'Eucaristia, facendo
dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e
di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro
corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava
quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli
apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i
piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di
appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di
una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di
aspirare piuttosto all'umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno,
cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità
umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati,
dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono
chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il
dovere di ogni credente è di non cercare l'apparenza, ma i valori interiori, di
non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio.
Nonostante l'insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a
disputarsi i primi posti nel Regno del Messia.
Durante l'ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato
l'esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: "Voi
mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il
Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi
gli uni gli altri" (Gv 13,13-14).
La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro
successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa
Messa.
Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san
Paolo, egli resta lo stesso "ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8).
I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro
comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli
apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e
dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori.
Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei
confronti di Cristo? Dio ci scampi dall'avere qualcosa in comune con Giuda, il
traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento.
Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di
san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di
appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d'amore; di
giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo
dire con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal
2,20).
TESTO:-
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni. (Gv 18,1-19,42)
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron,
dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il
traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i
suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e
alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne,
fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si
fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno».
Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena
disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di
nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho
detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché
si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli
che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori,
colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo
si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il
calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».- Lo condussero prima da Anna.
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù,
lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa,
che era sommo sacerdote quell'anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai
Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo
era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo
sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro
discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece
entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno
dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e
le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano;
anche Pietro stava con loro e si scaldava.Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo
insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre
insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non
ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che
hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena
detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo:
«Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male,
dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora
Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.- Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno
dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del
sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio,
disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e
subito un gallo cantò.- Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non
vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro
quest'uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te
l'avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo
secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito
mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto,
indicando di quale morte doveva morire.Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il
re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno
parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei
sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio
regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei
servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio
regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose
Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto
nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta
la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos'è la verità?».E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in
lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io
rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi
il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.- Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata
una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di
porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli
davano schiaffi.Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché
sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la
corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l'uomo!».Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo!
Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui
non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la
Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel
pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli
disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in
libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti
alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi
mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono:
«Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro
Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in
tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève
della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!».
Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in
croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che
Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del
Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da
una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l'iscrizione
e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei
Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu
crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: "Il re
dei Giudei", ma: "Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei"». Rispose Pilato:
«Quel che ho scritto, ho scritto».- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero
quattro parti - una per ciascun soldato -, e la tunica. Ma quella tunica era
senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra
loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la
Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica
hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre
di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il
discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi
disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse
con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse
la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò
una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla
bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)- E subito ne uscì sangue e acqua.
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla
croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero
a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all'uno e all'altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non
gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,
e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua
testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato
alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo
sguardo a colui che hanno trafitto».- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromi
Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di
nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche
Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa
trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di
Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per
preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un
giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora
posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il
sepolcro era vicino, posero Gesù. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Come si è sempre detto in parecchie circostanze, massima
espressione dell'amore è il sacrificio. Quando si ha interesse vivo per
qualcosa, si è capaci a rinunciare a tutto pur di conseguirla, e quando si ama
veramente una persona ci si dispone anche all'inverosimile pur di garantire la
sua felicità e la serenità. Lo notiamo per esempio in una madre, qualsiasi
madre: darebbe la propria vita per i propri figli; si toglierebbe perfino il
pane di bocca pur di sfamare loro e si priverebbe anche dell'indispensabile pur
di aver garantito che essi vivano felici e realizzati, senza problemi.
Come afferma Ratzinger, il caso del sacrificio di Gesù per l'umanità è
esaltante: «Non è il dolore in quanto tale che conta nel sacrificio della
croce, bensì la vastità dell'amore. Se così non fosse, i veri sacerdoti dinanzi
all'altare della Croce sarebbero stati i carnefici: proprio essi infatti, che
hanno provocato il dolore, sarebbero stati altrimenti i ministri che hanno
immolato la vittima sacrificale». Per amore Gesù infatti accetta l'immolazione
estrema del patibolo, perché l'amore è la motivazione fondante dell'intervento
divino di salvezza, che è unico e singolare e ineguagliabile.
Amare e sacrificarsi in Gesù collimano con l'obbedienza, con l'umiltà, la
pazienza e la preghiera. Egli infatti si sottomette alla volontà del Padre,
deliberando che egli abbia il primato su di lui e la preghiera, che a Lui
rivolge con la faccia a terra esprime la sottomissione e l'annientamento
davanti allo stesso Padre, come pure la disposizione a fare nient'altro che la
sua volontà. Gesù si affida a Dio Padre e non omette di considerare la sua
origine divina, che lo rende a Lui identico e consustanziale; confida anche che
il Padre potrebbe risparmiargli l'amaro calice del sacrificio, ma in forza
della sua umiltà si dispone ad affrontare il vituperio della croce, dopo
assillanti momenti di angoscia, di paura, di tensione accompagnata
dall'indifferenza dei discepoli incapaci di vegliare per lui. L'amore per
l'umanità, avvalorato dalle suddette caratteristiche di mansuetudine, di umiltà
e di sottomissione, consente a Gesù di superare ogni imprevisto e di aver
ragione della trepidazione. Quindi accetta in tutto e per tutto la volontà del
Padre, senza opporvisi.
Al momento del suo arresto, pone la seguente obiezione: «Siete usciti come
contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo
seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è
avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti» (Mt 26, 55 - 56). Con
questa affermazione è ben lungi dal sottolineare la vigliaccheria o
l'incompetenza delle forze militari giudaiche: egli non sta rimproverando in
alcun modo la sfacciataggine o l'incapacità di chi lo sta arrestando di notte,
ricorrendo ai raggiri e all'astuzia anziché alla solerzia e alla determinazione
coraggiosa dell'affrontare i rischi.
Sta semplicemente affermando che se adesso lui viene catturato avviene
solamente "perché si adempiano le Scritture". Cioè perché così ha
deliberato il Padre, che ha concesso in questo momento "l'impero delle tenebre"
e il raggiungimento della sua "ora", ossia del momento propizio della
salvezza. E' insomma per volere del Padre che avviene il suo arresto, nessuno
ha dei meriti e nessuno ha demeriti.
Rifiuta pertanto ogni difesa da parte dei suoi e la reazione che pone nei
confronti di Simon Pietro, che istintivamente colpisce all'orecchio il servo
del sommo sacerdote, è allusiva tutt'oggi alla logica della non violenza.
"Rimetti la tua spada nel fodero" - replica Gesù - Perché chi
colpisce di spada, di spada dovrà perire". Si sottolinea la necessità del
dialogo da preferirsi al ricorso delle armi; si avvalora la posizione della
pacificazione e della giustizia che supera l'orgoglio della violenza e della
ritorsione, come atti vili, inutili e inconcludenti. Ma soprattutto Gesù in
questo contesto afferma la necessità di dover soccombere pur potendo reagire,
di dover umilmente concedersi alle forze avversarie anziché resistervi e averne
ragione; di dover lasciare che il cuore umano nella persona di Giuda possa
trovarsi inficiato dalle seduzioni allettanti del male, anziché provvedere a
purificarlo.
Se Gesù reagisse all'arresto ed eludesse la tortura, il suo agire non sarebbe
dissimile da quello degli uomini, che prediligono le scelte facili e i successi
immediati, risolvendo ogni questione in termini di vendetta assurda e
inconcludente. Inoltre, se Gesù provvedesse a se stesse per mezzo di un
miracolo o di un prodigio, non svelerebbe il mistero intero dell'uomo, al quale
solo la croce è capace di dare fondamento. Inoltre, non si realizzerebbe quella
caratteristica sopra ricordata che è il costitutivo della salvezza: l'amore
spassionato e disinteressato per il quale occorre soffrire.
Così Gesù si lascia arrestare e poi torturare senza battere ciglio.
Egli potrebbe anche debellare i suoi avversari con l'assistenza del Padre, che
potrebbe mandare in suo favore ben dodici legioni di angeli; avrebbe potuto
anche prevenire l'atto ignominioso e vano dell'apostolo traditore, infliggendo
allo stesso una pena adeguata; potrebbe scendere dalla croce, schiodando da
essa anche i suoi compagni di sventura. Gesù avrebbe potuto deliberare per la
punizione, per la coercizione e l'imposizione ai fini di salvare gli uomini e
costringerli alla sua volontà. Potrebbe anche adesso che è inchiodato sulla
croce piegare anche le menti più ostili e più ribelli al suo volere.
E invece porge il dorso ai flagellatori e non oppone resistenza agli insulti,
allo scherno e alla malignità di chi lo sta percuotendo. Gesù non obietta nulla
alla decisione intrapresa da parte del popolo, che vuole la libertà di un
assassino e la sua morte sulla croce. Non chiede aiuto e non si difende: tace
di fronte alle insinuazioni e alle false accuse che gli vengono poste davanti
al Sommo Sacerdote. Tutto questo appunto perché l'amore vero consiste nel
sacrificio, nell'immolazione di se stessi fino al deprezzamento e all'infamia,
e quale argomento più convincente si può dare in merito all'amore se non la
capacità di auto donazione e di annichilimento di se stessi? Gesù ci convince
non già in forza delle argomentazioni o delle disquisizioni, non con interventi
sconvolgenti o catastrofici, ma solamente mostrando quanto lui ci renda oggetto
di amore e di predilezione.
Umanamente parlando si potrebbe dire che Gesù sceglie la via più assurda e
impensabile e che fa un'opera di pazzia. E infatti egli è pazzo d'amore per
l'umanità e delibera per essa la pazzia della croce. Come dirà poi Paolo
"Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi
predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;
ma per coloro che sono chiamati sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo
crocifisso potenza di Dio e sapienza di Dio."(1 Cor 1, 22-25). Ciò
significa: Dio nel portare l'uomo a salvezza sceglie proprio quello che
comunemente l'umanità giudica assurdo, stolto, irrazionale... pazzo. Non un Dio
che mostra fascinosi portenti di onnipotenza, non un Dio evincibile con sottili
raziocini di speculazione criptica filosofica o scientifica, ma un Dio che
muore in croce!
Gesù è il Dio con noi che spasima da sempre per l'umanità. Per essa, eterno con
il Padre e con lo Spirito Santo, aveva posto tutto se stesso nell'opera della
creazione, aveva posto in essere il piano di redenzione dopo la caduta, si era
mostrato la Sapienza di Dio e la Bellezza di Dio. Finalmente, per volontà del
Padre nello Spirito Santo aveva optato per l'Incarnazione e questo farsi uomo
di Dio in Cristo era già stato atto di estrema umiliazione e di spoliazione.
Ora, il mistero stesso dell'Incarnazione raggiunge il suo Acme sul luogo detto
Cranio: qui si compie il passo estremo che ne fonda il senso e la motivazione.
Cioè l'amore che tutto vince.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 16,1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme
comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno
della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del
sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta
rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una
veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi
cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove
l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi
precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"». Parola del Signore.
Dalla Liturgia
O Dio, che illumini questa santissima notte
con la gloria della risurrezione del Signore,
ravviva in noi la Fede, la Speranza, l'Amore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Il Cristo ieri e oggi:
Principio e Fine, Alfa e Omega.
A lui appartengono il tempo e i secoli.
A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen.
Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,
ci protegga e ci custodisca.
La luce del Cristo che risorge glorioso
disperda le tenebre del cuore e dello spirito.
Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».
Parola di Dio.
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele.
Signore, tu hai parole di vita eterna.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell'oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela
a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? .
Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio.
RIFLESSIONI
Veglia della Notte santa - la Madre di tutte le veglie. Così S. Agostino definisce questa celebrazione. Essa si colloca al cuore dell'Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione.