IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO III DOMENICA E SETTIMANA DI QUARESIMA ANNO B IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Signore, tu hai parole di vita eterna
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio
gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora
fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e
i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai
venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della
casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta
scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva
detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i
segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di
loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza
sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Una visita sul sito del Tempio nella Gerusalemme attuale dà
un'idea della sacralità del luogo agli occhi del popolo ebreo. Ciò doveva
essere ancora più sensibile quando il tempio era ancora intatto e vi si
recavano, per le grandi feste, gli Ebrei della Palestina e del mondo intero.
L'uso delle offerte al tempio dava la garanzia che la gente acquistasse solo
quanto era permesso dalla legge. L'incidente riferito nel Vangelo di oggi dà
l'impressione che all'interno del tempio stesso si potevano acquistare le
offerte e anche altre cose.
Come il salmista, Cristo è divorato dallo "zelo per la casa di Dio" (Sal
068,10). Quando gli Ebrei chiedono a Gesù in nome di quale autorità abbia
agito, egli fa allusione alla risurrezione. All'epoca ciò dovette sembrare
quasi blasfemo. Si trova in seguito questo commento: "Molti credettero nel suo
nome. Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti". Noi
dobbiamo sempre provare il bisogno di fare penitenza, di conoscerci come Dio ci
conosce.
Il messaggio che la Chiesa ha predicato fin dall'inizio è quello di Gesù Cristo
crocifisso e risorto. Tutte le funzioni della Quaresima tendono alla
celebrazione del mistero pasquale. Che visione straordinaria dell'umanità vi si
trova! Dio ha mandato suo Figlio perché il mondo fosse riconciliato con lui, per
farci rinascere ad una nuova vita in lui. Eppure, a volte, noi accogliamo tutto
ciò con eccessiva disinvoltura. Proprio come per i mercati del tempio, a volte
la religione ha per noi un valore che ha poco a vedere con la gloria di Dio o
la santità alla quale siamo chiamati.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,24-30)
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io
vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi
dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu
chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne.
C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di
loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli,
passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Luca ci fa qui intravedere l'ostilità e l'odio che finiranno
per far morire Gesù sulla croce. Gesù lo sa bene. Lo sa e dichiara che nessuno
è profeta in patria. Eppure, Gesù va verso la passione con una suprema libertà:
quando sarà giunta la sua ora, l'ora stabilita dal Padre, si consegnerà alle
mani degli uomini, ma fino a quel momento tutta la sua preoccupazione sarà di
salvare coloro che vorranno accoglierlo.
Questo episodio deve farci riflettere. Noi che abbiamo la grazia di essere
battezzati, di appartenere forse ad una famiglia cristiana, ad una comunità
cristiana, noi che viviamo in un paese ancora sensibile al Vangelo, abbiamo
abbastanza umiltà e fede per accogliere Gesù? Non rischiamo di essere un po'
come i farisei, come quei giusti che ritengono di non avere bisogno di alcuna
conversione?
Molto spesso, è la nostra pretesa sufficienza che impedisce a Dio di concederci
la sua grazia. Non ci rendiamo abbastanza conto che abbiamo bisogno di essere
sempre purificati da Gesù. Non permettiamo abbastanza allo Spirito Santo di
"convincerci quanto al peccato", come spiega Giovanni Paolo II nella sua
enciclica sullo Spirito Santo. Solo lo Spirito Santo, dandosi a noi, può darci
una giusta coscienza del nostro peccato, non per opprimerci, ma, al contrario,
per aiutarci a ricevere il perdono di Gesù, la guarigione e la salvezza!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 18,21-35)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio
fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a
sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a
settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con
i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un
tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di
restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e
quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a
terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa".
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il
debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento
denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che
devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza
con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione,
fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono
a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare
quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così
come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini,
finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno
al proprio fratello». Parola del Signore.
L'amore del Padre invece è infinito. Il Padre ci perdona sempre, e noi sappiamo che ha diecimila occasioni di farlo! Il suo desiderio ardente è che noi, dal momento che riceviamo continuamente la sua misericordia, possiamo diventare a nostra volta misericordiosi nei confronti dei nostri fratelli. Le offese che dobbiamo perdonare loro saranno sempre di poco conto di fronte a quelle che Dio ci perdona senza contarcele!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono
venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non
siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino
della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri
a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li
osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
È facile trasformare il messaggio di Cristo Signore in un
vago, vuoto sentimentalismo, in una specie di esaltazione collettiva per un
amore universale senza regole e senza principi. La storia attesta che gli
esaltati religiosi sempre appaiono e sempre scompaiono. È anche facile
costruire comunità di forti emozioni, con caratteristiche estatiche che sono un
vero delirio religioso. La mente dell'uomo quando si imbizzarrisce è capace di
qualsiasi cosa. Le esaltazione mistiche false, inventate, recitate con arte
sono assai frequenti. Le influenze del pensiero sul corpo sono così poderose da
creare anche malattie immaginarie che non cadono neanche sotto i potenti occhi
clinici delle moderne, sofisticate analisi mediche.
Questo mondo religioso fatto di sentimentalismo, vaghezza nell'amore,
persistente e forte, incontrollata emozionalità, deliri estatici a comando,
governo dell'immaginazione sul nostro corpo, non appartengono al Vangelo, al
Messaggio, alla Buona Novella, alla Fede in Cristo Gesù. Questa è fatta di
scrupolosa osservanza dei comandamenti e dei più piccoli precetti della carità.
La fede in Cristo Gesù diviene vera quando si abbandona il mondo immaginario
dei desideri e dei sentimenti, delle velleità e delle immaginazioni, delle
estasi e dei deliri, e ci si immerge nelle profondità della storia. La fede in
Cristo Gesù è sana quando dal cielo da noi costruito ci si cala nel quotidiano
di questo mondo e lo si vive con solenne impegno in un lavoro ininterrotto
dettato dalla più stretta osservanza ad ogni nostro obbligo. La nostra
religione è vera se essa è santificazione di ogni relazione con Dio e con i
fratelli, con il creato, con le cose delle terra, con gli eventi buoni e
cattivi. Una sola relazione vissuta in modo errato e siamo fuori della vera
fede. Siamo nell'esaltazione, nella falsa mistica, nell'errore.
San Paolo vide che la comunità che vive in Corinto era caduta in una
esaltazione pericolosa. Tutti erano esaltati, conquistati dal loro carisma.
Mancava in questa comunità la quotidianità concreta. Neanche l'eucaristia
veniva celebrata secondo la profondità dell'amore racchiuso in essa. Risolve
questa crisi di vero delirio mistico, carismatico, dettando loro la legge della
più perfetta carità.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,
sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono
della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se
possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio
corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La
carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si
gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non
si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si
rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue
cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e
in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello
che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da
bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da
bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora
invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora
conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono
queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è
la carità! (1Cor 13,1-13).
I pericoli e le tentazioni per costruire un falso cristianesimo sono tanti.
Gesù oggi ci insegna come vincerli: vivendo anche i più piccoli precetti della
Legge di Dio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, insegnateci la vera
concretezza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 11,14-23)
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il
demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma
alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i
demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal
cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va
in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se
stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i
demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di
Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno
loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora
è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che
possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa
via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Parola
del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il
primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico
Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua
anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo:
"Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande
di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è
unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta
l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più
di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano
dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Parola del Signore.
Amare il prossimo rispettando tutte queste e le altre prescrizioni richiede un grande amore per il Signore. Si ama non per sentimento, per filantropia, ma per obbedienza. "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza", significa obbedire a Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, tutta la mente, tutta la forza anche per amare il prossimo. L'obbedienza è una. Non sono due obbedienze, o due modalità. Una sola è la modalità e una sola è l'obbedienza. Il prossimo, amato secondo questa Legge, è già benedizione di Dio sulla nostra casa. Amato poi dalla Croce, secondo il cuore di Cristo, si trasforma quest'amore per noi in vita eterna.
Si è cristiani per questo: per amare dal cuore di Cristo Dio e il prossimo. Poiché non amiamo il prossimo né dalla Legge, né dal cuore di Cristo, siamo poco cristiani, anzi per nulla. L'Eucaristia è la sorgente perenne dell'amore, non del non amore. Il vero sacrilegio è fare dell'Eucaristia una sorgente di non amore, di egoismo, di chiusura in se stessi. L'Eucaristia è apertura del cuore per amare secondo Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come
questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto
quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato,
perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
Forse perché pratichiamo molto fedelmente la nostra religione, come quel fariseo zelante, pensiamo di dover essere considerati "per bene".
Non abbiamo ancora capito queste parole di Dio in Osea: "Voglio l'amore e non il sacrificio" (Os 6,6). Invece di glorificare il Padre per quello che è, il nostro ringraziamento troppo spesso riguarda ciò che noi siamo o, peggio, consiste nel confrontarci, in modo a noi favorevole, con gli altri. È proprio questo giudizio sprezzante nei confronti dei fratelli che Gesù rimprovera al fariseo, così come gli rimprovera il suo atteggiamento nei confronti di Dio.
Durante questa Quaresima, supplichiamo Gesù di cambiare radicalmente il nostro spirito e il nostro cuore, e di darci l'umiltà del pubblicano che invece ha scoperto l'atteggiamento e la preghiera "giusti" di fronte a Dio. Non comprenderemo mai abbastanza che il nostro amore è in stretta relazione con la nostra umiltà. La cosa migliore che possiamo fare di fronte a Dio, in qualsiasi misura ci pretendiamo santi, è di umiliarci di fronte a Dio.
Ci sono dei momenti in cui non riusciamo a rendere grazie in modo sincero; allora possiamo fare la preghiera del pubblicano, possiamo cioè approfittare della nostra miseria per avvicinarci a Gesù: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Gesù esaudisce sempre questa preghiera.
L'umiltà non ha niente a che vedere con un qualsiasi complesso di colpa o con un qualsiasi senso di inferiorità. È una disposizione d'amore; essa suppone che sappiamo già per esperienza che il nostro stato di peccatori attira l'amore misericordioso del Padre, poiché "chi si umilia sarà esaltato". Essa suppone cioè che siamo entrati nello spirito del Magnificat.