IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO IV DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Fa' risplendere su di noi la luce del tuo volto, e salvaci Signore!!!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 4,21-30)
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta
questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma
egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura
te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella
tua patria!"». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene
accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in
Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e
ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato
Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C'erano molti lebbrosi in
Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non
Naamàn, il Siro».
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si
alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del
monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli,
passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Perché gli uomini rifiutano il profeta che parla in nome di
Dio? Perché avvertono in lui un personaggio "scomodo", che li sveglia dal loro
quieto vivere e condanna le vie sbagliate che percorrono, invitandoli a
cambiare vita e a mettersi sulla strada indicata dal vangelo e dal modello di
Cristo.
A Nazaret rifiutano Gesù, perché chiedeva un cambiamento radicale di vita, di
abitudini, di mentalità. Allora trovano tanti pretesti per sfuggire
all'ammonimento del profeta.
Il mondo ha bisogno di profeti del vangelo. Oggi più di ieri. Anch'io sono
invitato a essere profeta, cioè a testimoniare il vangelo con la vita e la
parola, in tutte le situazioni di ogni giorno: famiglia, lavoro, scuola,
letture, conversazioni, impegno di carità, attenzione all'uomo, ecc. Debbo
chiedermi: chissà se la gente che mi avvicina riceve da me uno stimolo al bene?
Ma prima ancora mi pongo questa domanda: come accolgo Gesù, che ogni giorno
m'invita alla conversione? I miei criteri di giudizio, di scelta, non entrano
in crisi quando leggo il Vangelo? È una verifica che dovrei fare con serietà,
nella preghiera. Altrimenti, a cosa serve dirsi cristiano, se poi rifiuto tante
volte ogni giorno l'invito di Gesù alla conversione?
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO IV DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
4 Febbraio 2019 Lunedì
Della IV Settimana Del Tempo Ordinario Anno C
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo?
Gli diceva infatti:
Esci, spirito impuro, da quest'uomo!
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare,
nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne
incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato,
neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma
aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo.
Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si
percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce,
disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del
Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva
infatti: «Esci, spirito impuro, da quest'uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione
- gli rispose - perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza
perché non li cacciasse fuori dal paese.
C'era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo
scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo
permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la
mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono
nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle
campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù,
videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato
posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono
loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si
misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di
poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa,
dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha
avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello
che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Mandaci da quei
porci, perché entriamo in essi
Quanto avviene nella terra dei Gerasèni deve aiutare ogni uomo a comprendere il
mistero dell'uomo. Per questo dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che ci aiuti
a comprendere il mistero di Cristo Gesù e del Padre celeste. Per salvare l'uomo
Gesù mette nelle mani del male il Figlio suo e il male lo crocifigge sul
Golgota. Per la salvezza dell'uomo Gesù offre se stesso in olocausto d'amore
per la redenzione della creatura fatta da Dio a sua immagine. Ecco la
spiegazione di quanto avviene nel paese dei Gerasèni. Se Dio, il Creatore e il
Signore, per la salvezza dell'uomo consegna il suo Figlio Eterno fattosi uomo
alla morte, vi sarà qualcosa della terra e del cielo che potrà risparmiare?
Cosa sono duemila porci dinanzi alla salvezza di un uomo? Meno che un granello
di polvere del suolo. L'uomo è prima di tutte le cose e tutte le cose sono a
suo servizio, a servizio della sua vita per il tempo e per l'eternità.
Lo stiamo affermando più volte. La religione di Gesù non è un
"ammodernamento" della morale antica con l'aggiunta di qualche codice
di specificazione o di abbellimento. La religione di Cristo è totale modifica
della visione di tutto il mistero di Dio e dell'uomo. Prima, con Mosè, tutto
veniva guardato dal Monte Sinai, dalla maestà e dalla gloria di Dio che si
manifestava tra lampi, tuoni, suoni assordanti. Ora, con Cristo, tutto deve
essere guardato dal Monte Golgota. Qui non c'è il Signore che mostra la sua
gloria. Vi è il Dio Crocifisso, umiliato, consegnato alla morte, trafitto per
amore dell'uomo. Se guardiamo l'uomo dal Crocifisso conosceremo e sapremo il
suo valore eterno. Se lo sguardo dal Crocifisso ci sfugge, allora un cane, un
gatto, un altro animale valgono più di ogni uomo. Chi non guarda dal Crocifisso
sempre sacrificherà l'uomo agli animali e alle cose. Le cose e gli animali
meritano il sacrificio dell'uomo.
Poiché Gesù viene a dare all'uomo uno sguardo nuovo, per insegnargli come ogni
cosa va guardata dalla sua Croce, l'uomo gli chiede di andarsene dal suo
territorio. Gesù non è venuto per imporre la sua visione. Lui ha manifestato a
quel mondo quanto per Lui vale un uomo: più che duemila porci. Lui se ne può
anche andare, resta però il problema da risolvere. Chi è più importante: un
uomo o un porco, mille porci? Chi vale il sacrificio dell'altro: il porco per
l'uomo o l'uomo per il porco? Quando l'uomo avrà risolto questo problema, saprà
chi lui è, altrimenti sempre lui sarà sacrificato al porco.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la verità di
Cristo Gesù.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca
all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.
E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide,
gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta
morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui.
Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto
sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun
vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la
folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche
solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di
sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò
alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli
dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha
toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E
la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si
gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua
fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a
dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito
quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi
fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e
Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che
piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La
bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori,
prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed
entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità
kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si
alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande
stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse
di darle da mangiare. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ecco due miracoli di Gesù legati uno all'altro. Il loro messaggio è complementare. Si tratta di due donne: una all'inizio della sua vita, l'altra al termine di lunghe sofferenze che la sfiniscono. Né l'una né l'altra possono più essere salvate dagli uomini (vv. 23 e 26). Ma sia l'una che l'altra saranno salvate dall'azione congiunta della forza che emana da Gesù e dalla fede: per la donna la propria fede, per la bambina la fede di suo padre (vv. 34 e 36). Bisogna notare soprattutto che la bambina ha dodici anni (v. 42) e che la donna soffre da dodici anni (v. 25). Questo numero non è dato a caso. C'è un grande valore simbolico poiché esso è legato a qualcosa che si compie. Ci ricordiamo che Gesù fa la sua prima profezia a dodici anni (Lc 2,42 e 49). Gesù sceglie dodici apostoli, poiché è giunto il tempo. Significano la stessa cosa le dodici ceste di pane con le quali Gesù sfama i suoi discepoli (Mc 6,43). E la fine dei tempi è simboleggiata dalle dodici porte della Gerusalemme celeste (Ap 21,12-21). Così come la donna dell'Apocalisse (immagine di Maria, della Chiesa) è coronata da dodici stelle (Ap 12,1). Senza parlare dell'albero della vita originale che si trova, in un parco, al centro della città e dà dodici raccolti. E quando sappiamo che il giorno per Gesù conta dodici ore (Gv 11,9) capiamo che i nostri due miracoli non sono semplici gesti di misericordia, ma che nascondono una rivelazione: essendo giunto il tempo, l'umanità peccatrice (Gen 3,12) è liberata dai suoi mali. Gli uomini non possono fare nulla per lei, e lo riconoscono (v. 35), ma per Dio nulla è impossibile (Lc 1,37). Gesù non chiede che due cose: "Non temere, continua solo ad aver fede" (v. 36).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli
vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi
come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di
Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue
sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è
disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E
lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e
li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d'intorno,
insegnando. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù oggi si meraviglia per l'incredulità dei cristiani che
non osservano i Comandamenti e vivono come se Dio non esistesse. È grande la
sua meraviglia nel constatare l'indifferenza religiosa in quanti dovrebbero
invece infiammare con l'Amore di Dio i cuori di tutti.
Il Vangelo ci presenta il pregiudizio dei compaesani di Gesù quando Lo videro tornare
a Nazaret ed avevano sentito che a Cafàrnao aveva compiuto grandi miracoli. Se
la meraviglia di Gesù nei loro confronti era oggettivamente valida, la loro
meraviglia in realtà era solo invidia, l'unica risposta che riuscirono a dare
alla visita di un loro conoscente, che quantomeno doveva essere un Profeta di
Dio.
L'invidia acceca l'intelletto e fa scaturire pensieri inesistenti, sono anche
maliziosi e sempre tendenti al pessimismo, a rendere negativo ciò che è
limpido, bello e puro. L'invidia inizialmente rovina la vita di chi la coltiva
e non riesce a vincerla, rovina anche la vita di quanti vengono colpiti dalle
cattiverie e dalle calunnie.
L'invidia non brama solo quello che posseggono gli altri, la sua pericolosità
sta nell'associare al rancore anche il desiderio di distruzione.
I compaesani di Gesù provarono inizialmente invidia nei suoi confronti per la
grande popolarità che si era estesa nella regione e che innalzava il Signore
come un grande Profeta, ma scattò subito dopo il rancore, fino a desiderare il
male.
Oggi San Marco ci presenta la reazione sdegnata dei nazaretani, San Luca
aggiunge un particolare interessante e sorprendente che ci presenta questa
gente ancora più cattiva, logorata e irragionevole.
Nel racconto della prima visita di Gesù a Nazaret, San Luca afferma che essi
"si levarono, Lo cacciarono fuori della città e Lo condussero fin sul ciglio
del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio"
(Lc 4,29).
Arrivarono alla decisione estrema di far morire la Persona che arrecava loro
una sofferenza incontrollabile, così si sviluppa l'invidia.
E' lo Spirito Santo a suggerire al Profeta Ezechiele queste parole: «Figlio
dell'uomo, Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono
rivoltati contro di Me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino
ad oggi.
Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai
loro: "Dice il Signore Dio". Ascoltino o non ascoltino dal momento che sono una
genìa di ribelli, sapranno almeno che un Profeta si trova in mezzo a loro».
Quando divenne inutile la predicazione di tutti i Profeti inviati da Dio in
Israele per convertirli, inviò suo Figlio ed Egli aveva sia il compito di
convertirli che di redimerli.
Tutta la vita di Gesù fu caratterizzata dalle incomprensioni causate dagli
invidiosi, di quanti avevano altri progetti religiosi e politici.
Ancora oggi le parole di Ezechiele valgono per l'umanità, per ognuno di noi,
precisamente per quanti hanno incontrato Gesù e sono rimasti con il cuore
indurito, indifferenti alla sua Volontà, presi da tanti interessi umani e
oramai convinti di prediligere solo la loro volontà.
Gesù non esiste per questi cristiani.
Oggi noi non abbiamo solo la certezza che Gesù ci vede e ci aiuta nella misura
della nostra richiesta, ancora di più Lo troviamo ad attenderci nel Tabernacolo
per elargirci grandi Grazie, per sostenerci nella vita sofferente ed aiutarci a
vincere tutti i nemici.
La seconda lettura è tratta dalla seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi. Le
sue sofferenze erano indicibili a causa della predicazione del Vangelo e delle
dispute con incalcolabili nemici che volevano eliminarlo. Pregava molto Gesù e
la risposta fu questa: "Ti basta la mia Grazia; la forza infatti si manifesta
pienamente nella debolezza".
A queste parole del Signore, San Paolo trovò finalmente la pace e sopportò la
sofferenza con maggiore forza interiore. Scriveva alla comunità di Corinto: "Mi
vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la
potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi,
nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti
quando sono debole, è allora che sono forte".
Comprese che nella debolezza l'uomo prega di più e sopporta con eroismo le
avversità. Quando l'uomo perde le sue certezze scopre la vera vita ed inizia a
vivere nella Verità, senza più esaltazioni e manie di grandezza.
Quando noi scopriamo la grande forza che ci arriva dalle sofferenze, allo
stesso tempo scopriamo davvero la presenza di Gesù nella nostra vita. Senza
questa consapevolezza si continua a vivere "fuori di sé", senza un vero
controllo delle scelte che si compiono, senza un sincero confronto con gli
insegnamenti di Gesù e la propria coscienza.
Il Signore ci dà il suo aiuto quando lo chiediamo, è contento di aiutarci a
superare gli ostacoli, le tentazioni e ogni genere di difficoltà.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e
dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il
viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura;
ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque
entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche
luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la
polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti,
proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano
con olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore
RIFLESSIONI
Il discorso di Gesù era iniziato con un preciso mandato per
i Dodici che Egli stava per inviare solo alla terra d'Israele, dopo averli
edotti di quel che li aspettava in un tempo più lontano e cioè quando avrebbero
ricevuto la potenza dall'Alto. Gesù allarga sempre più il discorso fino a
rivelare che cosa realmente significa essere suoi discepoli.
Forse pochi cristiani riflettono sul loro essere seguaci di Gesù Cristo e
determinano la loro vita di conseguenza. Il cuore riesce ad amare Gesù se è
veramente libero da tanti lacci e catene inutili e pesanti.
Le parole di Gesù dovrebbero scuotere i cristiani e farli ricominciare da dove
si erano fermati. La sosta è comprensibile, anche un periodo di aridità che
"spegne" il fervore e ci si dimentica del Signore che è morto in Croce per
amore nostro.
Considerando che siamo come "pecore in mezzo ai lupi", non deve mai mancare la
quotidiana verifica interiore per riflettere sulle azioni compiute. Ci troviamo
in una società senza valori ed è facilissimo comprenderlo per la mentalità
diffusa priva di morale.
Oggi viene considerato un po' stupido chi non vive come un animale, irrazionale
e fortemente impulsivo. Molti buoni cristiani si ritrovano per varie ragioni a
contatto con persone che appaiono possedute dai diavoli, per il linguaggio che
utilizzano e le scelte immorali che compiono.
Questi cristiani che vogliono conservare la loro Fede sono chiamati a lottare ogni
giorno contro le tentazioni e le istigazioni dei conoscenti.
Non si riconosce più Gesù nella vita quando non si osserva la sua Parola,
quindi, si può essere cardinali, vescovi e sacerdoti, ma se non si vivono gli
insegnamenti del Signore, si mostra di non riconoscerlo. Infatti, è simile al
Maestro chi osserva quanto viene detto da Lui.
Gli avvisi che ci dà Gesù sono incantevoli per la loro precisione e per il
nostro bene.
Quale buona stella ci ha fatto incontrare e adorare il vero Dio dei cristiani?
Noi sappiamo cosa giova nella vita di ogni essere umano da cosa non giova e fa
vivere in una disperazione spesso celata ma attiva interiormente.
Gesù è la vera salvezza di tutti quelli che vogliamo percorrere la Via sicura
per non finire schiacciati dalle pesanti montagne di tentazioni e oppressioni
che ci colpiscono, preghiamo e osserviamo il Vangelo.
Non preoccupiamoci mai delle sofferenze e di ogni altra prova causata da chi
non crede. Noi soffriamo per poco tempo, forse anche per un tempo più lungo, ma
saremo vittoriosi con Gesù e sempre protetti dalla Madre di Dio. Nessun potente
del mondo ha questi privilegi, inoltre la sua potenza inevitabilmente si
sgonfierà e neanche le ricchezze potranno dargli la vera felicità.
Gesù rassicura sempre i suoi seguaci, ai Dodici dice: "Non li temete",
riferendosi ai farisei. Tutto sarà svelato, anche le trame e le calunnie
progettate e mormorate in segreto, ma infine, e queste parole dovettero far
trasalire i discepoli, non sono da temere quelli che possono giungere a "uccidere
il corpo", a togliere la vita terrena. Bisogna temere colui che può "far perire
e l'anima e il corpo nella Geenna".
È dunque solo Dio che bisogna temere!
Bisogna avere timore di non offenderlo, di far cosa contraria alla sua Volontà!
E niente è più contrario alla sua Volontà che il peccato. Il peccato scelto,
attuato con piena avvertenza, in odio alla giustizia e all'amore, fa perdere
l'anima.
La Geenna è l'inferno, è la perdizione, è il regno delle tenebre. Gesù ne parla
come di un luogo dove possono essere mandati l'anima e il corpo. Si giunge alla
perdizione eterna continuando in questa vita a non riconoscere e rinnegare
Gesù.
Gesù è verità, giustizia, amore, santità. Se uno dei tuoi congiunti ti volesse
complice nell'ingiustizia, nella menzogna, nell'odio, ebbene, tu dovresti
acconsentirgli solo perché ti è consanguineo? Andresti in perdizione per non
disgustarlo?
E così, "se il trovare la propria vita" significa avere ricchezze, onori e
piacere, ebbene, tutto ciò può essere causa di perdizione.
Si perderà la propria vita, quella che dura in eterno e che deve essere
conquistata con la rinuncia a tutto ciò che porta lontano da Dio!
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,14-29)
In
quel tempo, il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato
famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il
potere di fare prodigi». Altri invece dicevano: «È Elìa». Altri ancora
dicevano: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare,
diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!».
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in
prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l'aveva
sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la
moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere,
ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e
vigilava su di lui; nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo
ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un
banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali
dell'esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa
Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla
fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte:
«Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».
Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La
testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la
richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di
Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e
dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di
Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un
vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I
discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero
in un sepolcro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era
diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risorto dai morti e per
questo ha il potere di fare prodigi».
Altri invece dicevano: «È Elia». Altri ancora dicevano: «È un profeta, come uno
dei profeti».
Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto
decapitare, è risorto!». Mc 6, 14-16
Ricordiamo che l'evangelista Marco ci pone sempre davanti alla domanda:
"Chi è Gesù?" Questa domanda cresce nel vangelo fino a ricevere la
risposta definitiva dalla bocca del centurione ai piedi della Croce:
"Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" (Mc 15,39)
Oggi è Erode che ci aiuta a fermarci e a pensare a Gesù.
Anche noi possiamo entrare nel nostro cuore e rivedere la nostra storia segnata
dalla presenza del Figlio di Dio.
Percorriamo con la mente e il cuore i fatti in cui abbiamo sperimentato la
presenza di Gesù amico, Salvatore, misericordia, fedeltà, pace.
Rivediamo anche le volte che ci siamo allontanati dal suo amore e abbiamo
scelto strade sbagliate.
Erode ripensa ai fatti compiuti contro il Battista, anche noi possiamo ricordare
le persone che ci hanno aiutato a scoprire la presenza di Dio oppure che ci
hanno allontanato di Lui.
E tante volte anche noi abbiamo portato gli altri all'incontro con Dio o, per
la nostra contro testimonianza, li abbiamo fatti allontanare dalla famiglia,
dalla comunità, dalla Chiesa?
Chi è Gesù per me?
Signore, Salvatore mio, io lo so, Tu sei sempre con me ed io ho fatto
esperienza della tua salvezza, avvenga sempre così.
Papa Francesco Angelus 23 agosto 2015
Chi è Gesù per me? È un nome, un'idea, soltanto un
personaggio storico? O è veramente quella persona che mi ama che ha dato la sua
vita per me e cammina con me? Per te chi è Gesù? Stai con Gesù? Cerchi di
conoscerlo nella sua parola? Leggi il Vangelo, tutti i giorni un passo di
Vangelo per conoscere Gesù? Porti il piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, per
leggerlo, ovunque? Perché più stiamo con Lui più cresce il desiderio di
rimanere con Lui".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse
loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'».
Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il
tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li
videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li
precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché
erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Per mezzo di Gesù Cristo offriamo continuamente un
sacrificio di lode a Dio". La nostra anima deve essere sempre in
attitudine di lode e di ringraziamento, e per questo dobbiamo aver coscienza
dei grandi doni che continuamente Dio ci fa per mezzo di Gesù.
Una volta convinti di questo, la riconoscenza ci spinge a compiere con gioia
gli altri sacrifici che l'autore della lettera ci consiglia. Eccoli: "Non
scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché
di tali sacrifici il Signore si compiace". È il sacrificio della carità
fraterna, nella continua apertura agli altri per fare del bene, aiutare, per
dividere con loro quello che abbiamo. In questo modo noi continuiamo l'offerta
di Cristo nella realtà della nostra vita, anzi è lui che continua in noi la sua
offerta.
"Obbedite ai vostri capi, perché essi vegliano su di voi come chi ha da
renderne conto". Qualche volta è difficile obbedire, essere sottomessi, ma
la strada della vera carità e dell'unità è questa, non ce ne sono altre.
L'attitudine di fondo in questa obbedienza è la sottomissione a Dio, attraverso
i capi che egli ha scelto.
Se viviamo così, il Dio della pace potrà renderci perfetti in ogni bene per
mezzo di Gesù, nostro Signore, operando in noi la sua volontà. Come lui ha
compiuto in sé la volontà del Padre, noi possiamo compierla per mezzo di lui
trovando la pace, la gioia, la carità piena.
In tutto ciò Maria è la nostra guida, lei che ha sempre offerto a Dio un
sacrificio di lode, che ama maternamente tutti gli uomini, che è sempre l'umile
serva del Signore, completamente sottomessa alla sua volontà.