IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XI DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO SANTISSIMA TRINITA' ANNO C IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Gloria al Padre e al Figlio e allo
Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 16,12-15)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma
per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché
non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le
cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da
quel che è mio e ve lo annuncerà». Parola del Signore.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Occhio per occhio" e "dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al
malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli
anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu
lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due.
Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La dignità del
cristiano è incorniciata nei comportamenti etici che richiedono uno sforzo notevole,
è davvero impegnativo vivere rettamente. Con la Grazia di Dio e la nostra
costante preghiera, diventa poi una gioiosa abitudine agire bene e adoperarsi
per far stare bene anche gli altri, a cominciare dai familiari.
La vita della Grazia trasfigura una persona e le facilita la pratica di questi
insegnamenti che incutono un po' di timore o si sorvolano con maggiore
facilità, considerando la portata di quanto ci chiede Gesù.
La Grazia è un dono profuso gratuitamente da Dio e infuso nell'anima dell'uomo
dallo Spirito Santo, che lo rende partecipe della vita divina; ciò avviene
grazie alla remissione dei peccati e attraverso i doni elargiti all'uomo dallo
Spirito Santo.
Nel Battesimo si riceve la Grazia santificante (o deificante), che diventa
l'inizio del rapporto filiale tra Dio e l'uomo. Rapporto filiale nel senso che
Dio opera nell'uomo attraverso la Grazia solo ed esclusivamente se l'uomo
risponde alla chiamata di Dio. Questa è la prima delle Grazie sacramentali, che
sono i doni elargiti nei differenti Sacramenti.
Nella teologia cattolica, l'espressione stato di Grazia (o Grazia di Dio, o
Grazia abituale) indica specificamente la condizione dell'assenza di peccato, o
più comunemente la disposizione di un uomo a vivere permanentemente secondo le
norme di vita cristiana, nell'amore per Dio e per gli altri uomini.
Chi muore in stato di Grazia ottiene la salvezza eterna e accede al Paradiso
(eventualmente dopo un periodo di Purgatorio).
Quando un fedele perde lo stato di Grazia, lo può riottenere attraverso il
Sacramento della Confessione o Penitenza (o Riconciliazione), nel quale tutti i
peccati commessi vengono perdonati da Dio, tranne quello della bestemmia contro
lo Spirito Santo.
Si parla in questo caso di grazie attuali, che sono quegli interventi di Dio
all'inizio e alla fine della conversione. Una Grazia inoltre può essere
materiale, ad esempio la guarigione da una malattia, o spirituale, come la
cosiddetta conversione del cuore.
Per vivere nello stato di Grazia ci sono da adempiere quelle norme etiche o
direttive o precetti che Gesù ci ha indicato nel Vangelo.
Nella Parola di oggi, Gesù sta disegnando la fisionomia morale del cittadino
del Regno dei Cieli. Ecco tutti i gradini della scala che giunge alla vetta
della santità, per santità si intende il modo di vivere del cristiano, la sua
rettitudine, l'integrità morale, la purezza, lo stato di Grazia, la bontà, la
verità e la giustizia.
Il discepolo di Gesù verrà forse quotidianamente a contatto con i malvagi;
ebbene, il suo modo di agire nei loro confronti dovrà presentare dei caratteri
di assoluta diversità rispetto a quello del mondo: non più spirito di vendetta,
ma una specie di resistenza passiva.
Non più "occhio per occhio" e "dente per dente", ma amore e perdono.
Ognuno di noi è in grado di riuscire a spegnere l'incendio dell'odio se ci
disporremo interiormente a sopportare un'offesa piuttosto che a ricambiarla. È
indispensabile una preparazione mentale durante la meditazione e la preghiera.
Questa preparazione posso paragonarla a un ragionamento che si sviluppa quando
c'è il desiderio di obbedire a Gesù e di evitare qualsiasi contesa o litigio
con gli altri.
Questo è il significato del porgere l'altra guancia. Noi mostriamo un modo
opposto di agire dei cattivi, mostriamo un volto diverso dal loro.
Quando si è costretti a ricorrere al giudice per gravi soverchierie subite o
per difendere i propri beni o per altre ragioni che non
si riescono a riconciliare, il cristiano deve amare sempre e pregare per avere
giustizia, non per arrecare del male intenzionale a chi si dispone come nostro
nemico.
Gli esempi portati da Gesù di cedere il mantello a chi pretende la tunica come
pegno per un debito, significa togliergli l'occasione di citarti in tribunale e
di allargare quindi una contesa. Significa anche una norma ebraica di
rinunciare al diritto di riaverla prima del tramonto del sole, secondo una
prescrizione antica che si trova in Esodo 22,26 e in Deuteronomio 24,12.
Tutti i precetti indicati da Gesù sono ordinati all'amore e ispirati
dall'amore. Questo è il modo nuovo di applicare la Legge di Dio.
E si giunge all'ultimo gradino di questa scala di perfezione: l'amore per i
nemici.
Questo tipo di amore, difficilissimo da realizzare, consiste soprattutto nel
pregare per coloro che ci perseguitano oltre che nel non rendere male per male.
È la tattica divina per vincere il male. Ripetiamogli serenamente e
fiduciosamente: "Gesù, pensaci Tu".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto:
"Amerai il tuo prossimo" e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri
nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e
fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno
così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù ha proprio ragione: se amiamo solo quelli che ci stanno simpatici e facciamo il bene a coloro da cui speriamo di ricevere qualcosa in contraccambio, cosa facciamo di così straordinario? Troppe volte la nostra fede si riduce a tiepido buon senso che chiunque potrebbe vivere. Talvolta il cristianesimo si è annacquato riducendosi ad un inoffensivo moralismo e a un buonismo generalizzato. Da questo punto di vista, essere cristiani non cambia nulla rispetto ad essere dei buoni cittadini. Se, invece, prendiamo sul serio queste parole, davvero è possibile amare i nostri nemici, cioè desiderare per essi la conversione e il cambiamento. Per chi, come noi, ha fatto esperienza della straordinaria misericordia di Dio, la vendetta e la violenza diventano inconcepibili. Davanti a chi ci ha fatto del male, e purtroppo esistono persone così!, siamo chiamati ad imitare il Padre celeste che fa piovere sui giusti e sui malvagi. Non è facile, certo, soprattutto quando le belle parole assumono i contorni di un viso reale... Eppure è quella la vetta della montagna: riuscire a vedere dietro l'apparenza il volto di un fratello che può cambiare.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la
vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti
non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno
gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In
verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai
l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua
elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli
angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.
In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu
preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono
un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la
testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre
tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In questo Vangelo
Gesù manifesta il suo grande desiderio di metterci in comunione con il Padre,
lo stesso desiderio che l'ha spinto a donarsi a noi nell'Eucaristia. Se ha
istituito l'Eucaristia è stato proprio perché noi potessimo essere in comunione
con lui e con il Padre, come scrive san Giovanni nella prima lettera, e la
nostra gioia fosse perfetta. Qui Gesù ci indica la condizione per entrare in
questa mirabile comunione e per avere questa profonda e purissima gioia:
bisogna operare bene, senza ritorni su se stessi. E quello che chiamiamo
rettitudine di intenzione e che può anche chiamarsi sincerità dell'amore.
Gesù conosce il cuore dell'uomo, sa che quando facciamo il bene siamo subito
tentati di cercarvi un interesse personale, una soddisfazione di amor proprio e
di egoismo e ci insegna che abbandonandoci a questa tentazione svuotiamo ogni
nostra azione del suo contenuto di bene.
Si tratta di scegliere tra la soddisfazione dell'amor proprio, dell'egoismo e
la ricompensa presso il Padre che è nei cieli.
Se ci pensiamo bene, potremmo dire che Gesù ci spinge a cercare il nostro vero
interesse, cioè la ricompensa del Padre celeste. Dimenticando noi stessi per
vivere nell'amore abbiamo proprio questa ricompensa, che consiste nell'essere
in comunione con Dio, essere nell'amore come Dio è nell'amore, lui che è amore.
Dovremmo avere il gusto di ricercare la comunione con Dio, e niente altro; di
fare il bene perché Dio ama ciò che è bene e perché facendo il bene siamo in
comunione con lui. E meno ricompensa si ha sulla terra, più si gode la
ricompensa intima di essere con Dio.
Ogni volta che leggo questo Vangelo sono colpito dalla cura con cui Gesù ha
espresso il suo pensiero. Avrebbe potuto esprimerlo in modo molto secco, come
fanno tante volte i predicatori, no? Bisogna far attenzione alle nostre
intenzioni, conservare la rettitudine di intenzione e così via, con concetti
astratti. Invece Gesù ha scelto una forma molto concreta, vivace, quasi visiva.
Ha utilizzato il modo che troviamo sovente nella Bibbia, ha usato cioè immagini
perfino esagerate, che colpissero la fantasia. Per esempio: "Quando fai
l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te...". Non succede sovente
che si suoni la tromba
quando si fa l'elemosina! Oppure quest'altra espressione, estremamente parlante
ma anch'essa esagerata:
"Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra". È uno stile
vivacissimo: le due mani sono personificate, come se fossero due persone che
vivono a fianco a fianco, e una non deve sapere quello che l'altra fa. E noi
comprendiamo benissimo quel che Gesù vuol dire: quando si fa del bene bisogna
quasi che noi stessi lo ignoriamo, per evitare la vanagloria. Così la
concretissima descrizione di quelli che "pregano ritti nelle sinagoghe e
negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini". E, di contro:
"Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta"
perché il Padre è li, nel segreto.
Questi tre esempi sono costruiti molto armoniosamente, con un parallelismo, un
equilibrio letterario che è un piacere per lo spirito. All'inizio c'è ogni
volta l'antitesi: Gesù descrive coloro che si abbandonano alla tentazione della
vanità e dell'amor proprio e, in contrapposizione, l'attitudine buona che mette
in comunione con Dio. Ogni volta ci sono parole che fanno quasi da ritornello e
che inculcano l'insegnamento che Gesù vuol dare.
In negativo: "Hanno già ricevuto la loro ricompensa"; in positivo:
"E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà".
Questo esempio della cura con cui Gesù ha espresso il suo insegnamento in modo
vivo, interessante, espressivissimo ("Nessuno ha mai parlato come
quest'uomo" dicevano quelli che erano venuti ad ascoltarlo con pensieri
ostili), ci incoraggia a curare anche la forma di ciò che facciamo per Dio, di
ciò che facciamo nell'evangelizzazione, specialmente quando parliamo di lui.
Ringraziamo il Signore dei suoi preziosi insegnamenti e anche della forma con
cui ce li ha dati, che fanno del Vangelo un libro inesauribile ed
incomparabile.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole
come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate
dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima
ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei
cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il
Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore.
IL PADRE NOSTRO (Mt.6,7-13;Lc.11,1-4)
Dal poema di A. F.
Ai dodici che un dì glielo avevano chiesto,
Gesù come pregare rendeva manifesto;
e se pure altre volte Lui lo aveva detto,
ancora a tutti quanti ne ribadì il concetto:
<Usate parole le più semplici e piane,
e soprattutto poche, senza espressioni vane.
Lasciatele ai pagani Le frasi a dismisura,
che credono in tal modo ricever maggior cura.
Invece il Padre vostro Lassù nei cieli sa,
la più segreta vera vostra necessità:
infatti prima ancora che voi glielo chiediate,
Lui già sa quanto voi da Lui desiderate
DIRETE:-
Padre Nostro, che su nei cieli stai,
sia santificato il nome che Tu hai,
e venga il Regno Tuo, sia fatto il Tuo volere,
così qui sulla Terra, come in cielo tra le sfere.
Donaci ogni giorno Il pane quotidiano,
e grazie per la pioggia da cui germoglia il grano;
rimetti a noi le colpe, perdona i nostri errori,
come noi perdoniamo i nostri debitori.
Fa che la strada giusta Non lasciamo per la via.
Liberaci dal Maligno Per sempre e così sia-.
Tenete bene a mente Questo mio insegnamento,
lo andrete a dire a tutti, ovunque soffi il vento...>
Ogni volta Che voi lo recitate, pensate che Gesù
lo declamò una estate.
Tutte le volte che Lo recitate voi pensate a Lui quel giorno
che lo insegnava ai Suoi.
Queste frasi che voi Recitate a memoria
Son certo le parole, più note della storia.
Di certo c'è qualcuno, giallo,mulatto o nero
che ora mentre leggete, lo sta dicendo intero.
Dai ghiacci all'equatore, dai poli alla savana,
vien detta in ogni
lingua questa preghiera cristiana.
Ora tu che lo reciti Pensa che non sei solo,
ma con altri milioni dall'uno all'altro polo...
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XI DOMENICA E SETTIMANA TEMPO ORDINARIO SANTISSIMA TRINITA' AN. IL VANGELO NEL 21° SECOLO
21 Giugno 2019 Venerdì
della XI settimana del Tempo Ordinario Anno C
San Luigi Gonzaga
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
Accumulate per voi tesori in cielo.
Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
Accumulate per voi tesori in cielo.
Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,19-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e
dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove
né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché,
dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l'occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il
tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà
tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la
tenebra!». Parola del Signore.
La grazia fece di lui un santo di grande dominio di sé, interamente votato alla carità. Il suo segreto di eroismo è la preghiera; già a 12 anni aveva deciso di dedicare 5 ore al giorno alla meditazione. Si sentì attratto alla vita religiosa. Col coraggio delle sue convinzioni, vinse l'opposizione del padre, rinunciò alla primogenitura e a 16 anni entrò nella Compagnia di Gesù, avendo a maestro spirituale san Roberto Bellarmino.
Lui, che riusciva bene negli affari, si dà assai più allo studio, alla preghiera, alla carità: mira alle missioni e al martirio. Gliene venne l'occasione, ma diversa da quelle sognate: scoppiò la peste e Luigi si prodigò talmente che la contrasse e ne morì il 21 giugno 1591 a soli 23 anni.
Catechista coi ragazzi, premuroso con i poveri e i malati, fatto tutto a tutti: modello e protettore dei giovani che vogliono vivere la propria fede in Cristo.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 6,24-34)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure
si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la
ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che
mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita
non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei
granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria
vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del
campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con
tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba
del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per
voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: "Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo?". Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre
vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste
cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se
stesso. A ciascun giorno basta la sua pena». Parola del Signore.
Come è difficile, di solito, essere contenti della propria sorte umile, nascosta, oscura! E come è difficile l'umiltà quando si hanno motivi di vanto! San Paolo avvertiva il pericolo della superbia "per la grandezza delle rivelazioni"; Maria, salutata dall'angelo "piena di grazia", rimane tranquilla, contenta, abbandonata in pace alla volontà di Dio, preoccupata solo di lui. E quando Dio la vuole madre di un figlio condannato alla morte di croce come bestemmiatore, la sofferenza non fa cambiare il suo atteggiamento interiore: segue Gesù con adesione piena al disegno divino, in pace, con fiducia, fino al Calvario.
Domandiamo a lei che ci aiuti ad essere umili, fiduciosi, contenti della volontà del Signore in ogni concreta situazione.