IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXXIV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B CRISTO RE IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Con questa domenica festa di Cristo Re
termina l'anno
liturgico.
Dalla prossima siamo in Avvento
CRISTO RE
Nella festa di Cristo, Re dell'universo, innalziamo la nostra preghiera perché
il regno di Dio trasformi tutta l'umanità,
rendendola capace di sostegno verso
i deboli e coloro che vivono ai margini della vita.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 18,33-37)
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù
rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato
disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno
consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di
questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato
ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono
re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Per festeggiare Cristo, re dell'universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l'accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell'oblio. Chi dei due è re? Quale dei due può rivendicare un potere reale (Gv 19,11)? Ancora una volta, secondo il modo di vedere umano, non si poteva che sbagliarsi. Ma poco importa. I giochi sono fatti. Ciò che conta è il dialogo di questi due uomini. Pilato non capisce niente, né dei Giudei, né di Gesù (Gv 18,35), né del senso profondo del dibattito (Gv 18,38). Quanto a Gesù, una sola cosa conta, ed è la verità (Gv 18,37). Durante tutta la sua vita ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l'uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l'errore sono mortali. Ecco cos'è essere re dell'universo: entrare nella verità e renderle testimonianza (Gv 8,44-45). Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se "ascoltano la sua voce" (Gv 18,37). È veramente re colui che la verità ha reso libero (Gv 8,32).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,1-4)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli
occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi
gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera,
ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta
parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto
quello che aveva per vivere». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Dal punto di vista letterario questo capitolo di san Luca
può essere definito un apoftegma biografico: si tratta di un racconto di
carattere ideale per mezzo del quale, a partire da un aneddoto della vita di
Gesù, ci viene trasmessa una verità universale.
Il racconto della vedova indigente, al di là del suo contesto storico e della
cultura religiosa, è un avvenimento ricco di insegnamenti e prezioso per la
nostra vita.
Gli elementi fondamentali sono:
a) Il contrasto tra il modesto obolo della povera vedova, bene accetto e
gradito a Dio, e il dono del ricco, che è meno accetto e gradito a Dio. Siamo
sul terreno della polemica con gli scribi (cf. Lc 20,47). Il ricco è lo scriba
che dona qualcosa, ma con la sua offerta non rischia nulla. La sua elemosina e
i suoi atti religiosi non hanno nessuna profonda ripercussione sulla sua
esistenza.
b) Nel Vangelo, l'offerta della vedova e quella del ricco non si limitano a un
po' di denaro o di beni materiali: in fondo, ognuno offre ciò di cui la sua
vita è ricca. In questo senso, il breve e sincero gesto di preghiera della
vedova vale più di tutte le consacrazioni dello scriba, il quale ha fatto
professione di servire la legge e la vita religiosa del suo popolo.
c) Da questo punto di vista, la preghiera prende tutto il suo valore dal fatto
di essere legata, confusa con i bisogni vitali. Non dobbiamo donare, offrire
ciò che abbiamo in più, ma è necessario che doniamo ciò che "possediamo", ciò
che amiamo di più, ciò che costituisce la verità e il profondo della nostra
vita.
Dio accetta le offerte che rappresentano il sacrificio di un cuore puro, fatte
con umiltà, con carità e volentieri.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXXIV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B CRISTO RE IL VANGELO NEL 21° SECOLO
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Novembre 2018 Martedì Della XXXIV Settimana del Tempo Ordinario Anno B
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,5-11)
Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete,
non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,5-11)
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle
pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che
vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il
segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi
ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo
è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di
rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma
non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e
vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche
fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Questo brano di Vangelo ci mostra che Gesù non è venuto per
provocare la rovina completa del giudaismo. Infatti, la legge e i profeti gli
rendono omaggio: i patriarchi di Israele (Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc.) hanno
trovato in Dio la dimensione profonda della loro vita (Lc 20,27-40), la gioia
dell'eternità, della vita che non ha fine.
Tuttavia Israele si è chiuso nelle sue frontiere e non accetta la purificazione
che Gesù gli propone (cf. Lc 19,45-48). Poiché il suo tempio è diventato una
realtà terrestre, ha già cominciato ad avanzare verso la caduta (Lc 21,5-6): la
sua distruzione è simbolo del modo con cui funziona questo mondo, ed è
destinato a scomparire.
Nonostante il suo splendore e tutto ciò che esso significa, il tempio di Sion
porta in se stesso la prospettiva della morte. Quando si sarà prodotta la sua
distruzione, quando sopraggiungerà la fine dei tempi, che ne sarà della morte?
Gesù parla all'interno del tempio (Lc 19,47-48; 21,37-38). Da quel luogo con le
sue parole divine egli supera tutto ciò che, come questo edificio, è soltanto
realtà passeggera e ci conduce, ci trasporta verso la verità autentica e
definitiva, cioè in altre parole verso l'eternità. Gesù attira la nostra
attenzione sull'universalità di tutte le cose, l'universalità della storia.
Così, dunque, dobbiamo essere attenti ai segni dei tempi, per mezzo dei quali
Dio ci indica il cammino verso la vita che non ha fine, verso la gioia eterna.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,12-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle
sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa
del mio nome. Avrete allora occasione di
dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi
darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno
resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e
uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà
perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le parole dette oggi da Gesù ci fanno ricordare che più o
meno tutti abbiamo nemici a causa della nostra Fede o per l'invidia che provano
vedendoci gioiosi anche nelle sofferenze e nelle avversità. "Sarete odiati da
tutti a causa del mio Nome". Ed è vero, noi proviamo spesso la cattiveria
altrui ma abbiamo il dovere di non vendicarci e di pregare per chi non ci ama, otterremo
il premio della salvezza e le Grazie in questa vita.
Anche se l'odio di chi non ama Gesù e non ci rispetta può qualche volta
turbarci, dobbiamo ricordare che il Signore ci è sempre vicino e non permetterà
la nostra sconfitta. Ciò che conta è vincere la battaglia finale e non un
singolo combattimento. "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto".
Gesù ci indica la modalità per rimanere in comunione con Lui e trionfare in
questa vita: "Con la vostra perseveranza...".
Perseverare nel cammino cristiano è uno sforzo, chi ha compreso che viene
compiuto per amore di Gesù e compie tutto con amore, non si ferma mai
nell'avanzare verso Gesù. Possiede costanza e stabilità, assiduità nella
preghiera, fedeltà al Vangelo e pazienza nelle avversità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,20-28)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua
devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso
i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno
in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta,
affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle
donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità
nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno
condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai
pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di
popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini
moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le
potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio
dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno
ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina". Lc 21, 28
I segni della fine di questo universo saranno drammatici. Ma apparterranno a un
linguaggio - diciamo - cosmico.
E il cosmo non è paragonabile in nessun modo al pallone con cui giocano i nostri
ragazzi!
Così l'intero cosmo, tutto ciò che, creato da Dio ha vissuto lunghe ere di
evoluzione, vivrà più che una distruzione, una profonda trasfigurazione.
No, non sarà il caso di andare a nascondersi in chissà quale rifugio, come ai
tempi dei bombardamenti aerei. Per chi ha vissuto nel "sì" a Dio
cercando con tutto il cuore di praticare la sintesi dei suoi insegnamenti:
l'amore, sarà un momento di grande speranza.
L'aurora del giorno eterno sorgerà senza più guai e tutto sarà gioia di essere
amati e di godere amando: esattamente quello di cui ha avuto sete, da sempre,
il cuore dell'uomo.
Ecco perché il testo è un invito a "risollevare il capo" fuori da
ogni afflizione, a "levarlo in alto".
Si tratta di capire, credendo, che per il cristiano vivere non è un percorso cimiteriale'
contemplando un susseguirsi di tombe ma è questo volgere il capo e la mente e
il cuore in alto, in cielo in totale libertà.
Siamo figli della speranza, mio Signore!
Rendimi dunque capace di perseverare non solo nel guardare in alto al tuo cielo
ma a Gesù mia salvezza che mi sostiene sulla via di ciò che è giusto, buono e
santo.
"Oggi l'uomo pensa, agisce e vive grazie al credito che gli concede la
speranza."
IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO XXXIV DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B CRISTO RE IL VANGELO NEL 21° SECOLO
30 Novembre 2018 Venerdì
della XXXIV settimana del Tempo Ordinario Anno B
S. Andrea Apostolo
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,18-22)
Gesù li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca
e il loro padre e lo seguirono.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 4,18-22)
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di
Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo
fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro:
«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le
reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni
suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro
reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo
seguirono. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Oggi celebriamo la festa dell'Apostolo Andrea, fratello di
Simon Pietro e amico di Giovanni e di Giacomo. Il Vangelo ci narra come Andrea
ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta: ""Seguitemi, vi
farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo
seguirono". E questa adesione pronta che ha permesso agli Apostoli di
diffondere la parola, la "buona notizia" della salvezza. La fede
viene dall'ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi
la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra.
Siamo dunque sollecitati ad ascoltare la parola, ad accoglierla nel cuore. Essa
è un rimedio salutare. E una parola esigente, ed è questo il motivo per cui
facilmente vorremmo chiudere le orecchie a Dio che ci parla: capiamo che l'ascolto
avrà delle conseguenze. Dobbiamo pensare che la parola di Dio è davvero un
rimedio, che se qualche volta ci fa soffrire è per il nostro bene, per
prepararci a ricevere i doni del Signore.
Ma la parola non è solo un rimedio, è un cibo, il cibo indispensabile per
l'anima. E detto nei profeti che Dio metterà nel mondo una fame, non fame di
pane, ma di ascoltare la sua parola. E di questa fame che abbiamo bisogno,
perché ci fa continuamente cercare e accogliere la parola di Dio, sapendo che
essa ci deve nutrire per tutta la vita. Niente nella vita può avere
consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato,
illuminato, guidato dalla parola del Signore.
Nello stesso tempo la parola di Dio è una esigenza. Gesù ne parla come di seme
che deve crescere e diffondersi Ovunque. Da questa parola viene la fecondità di
Ogni apostolato. Se si dicono parole umane, non è il caso di considerarsi
apostoli, ma se abbiamo accolto in noi la parola di Dio, essa ci spinge a
proclamarla, a diffonderla dappertutto, per mettere gli uomini in comunicazione
con Dio.
Da san Giovanni sappiamo che non è facile ascoltare la parola di Dio, che non è
opera umana.
Gesù rimprovera ai farisei di non essere capaci di ascoltare la sua parola,
perché non sono docili a Dio:
"Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me" (Gv
6,45), dice il Signore: per ascoltare la parola di Dio bisogna essere stati
intimamente docili al Padre.
La parola di Dio fa la nostra felicità, perché è il mezzo della comunicazione
con Dio. Se vogliamo essere in comunione con Dio dobbiamo accogliere in noi la
sua Parola.
D'altronde è lui che nella sua bontà e generosità ci dà la sua parola, ci mette
in comunicazione, è lui che parla per primo, che ci apre le orecchie perché
possiamo ascoltare, come dice un salmo, e ci dà la gioia di parlare con lui. La
parola di Dio è anche il mezzo migliore per essere in comunione fra noi. Non
facciamoci illusioni: la vera fraternità è possibile soltanto nella parola di
Dio. Se noi la rifiutiamo, i più bei desideri, i più bei propositi di essere in
comunione con gli altri sono destinati al fallimento, perché manca il vero
fondamento, che è la comunione con Dio.
Domandiamo a sant'Andrea di insegnarci ad ascoltare, ad accogliere la parola di
Dio molto generosamente, molto semplicemente, molto fraternamente, per essere
in comunione con Dio e gli uni con gli altri.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 21,34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi,
che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni
della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un
laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di
tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto
ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Occorre vigilare, ammonisce Gesù nel Vangelo di oggi. Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere, impedirci di vivere. Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Perché non approfittare di questi giorni per riprendere un quotidiano ritmo di preghiera? Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi. Attenti, amici, a non cadere nell'inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell'essere. Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare ma solo controllare mettendo al centro la ricerca di Dio e del nostro vero io. Chiudiamo questo anno liturgico con un pressante invito alla vigilanza che ci prepara al cammino di avvento e al nuovo anno. Alziamo lo sguardo, il Signore viene!