TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi
discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori,
ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo
le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando
nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango
sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Sìloe», che
significa "Inviato". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante,
dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?». Alcuni
dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli
diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti
gli occhi?». Egli rispose: «L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo
ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato,
mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov'è costui?».
Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in
cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei
dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse
loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora
alcuni dei farisei dicevano: «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva
il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di
questo genere?». E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco:
«Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli
rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato
cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di
colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro
figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di
lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come
ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo
sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi
genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già
stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso
dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a
lui!».
Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da'
gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se
sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora
gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose
loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo?
Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero:
«Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha
parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell'uomo:
«Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto
gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e
fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito
dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da
Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei
peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi
nel Figlio dell'uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in
lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse:
«Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un
giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono,
vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con
lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù
rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:
"Noi vediamo", il vostro peccato rimane». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La "luce" è uno dei simboli originali delle Sacre Scritture. Essa annuncia la
salvezza di Dio. Non è senza motivo che la luce è stata la prima ad essere
creata per mettere un termine alle tenebre del caos (Gen 1,3-5). Ecco la
professione di fede dell'autore dei Salmi: "Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?" (Sal 28,1). E il profeta dice: "Alzati, Gerusalemme,
rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra
di te" (Is 60,1). Non bisogna quindi stupirsi se il Vangelo di san Giovanni
riferisce a Gesù il simbolo della luce. Già il suo prologo dice della Parola
divina, del Logos: "In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la
luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Gv 1,4-5). La
luce è ciò che rischiara l'oscurità, ciò che libera dalla paura che ispirano le
tenebre, ciò che dà un orientamento e permette di riconoscere la meta e la via.
Senza luce, non c'è vita.
Il racconto della guarigione del cieco è una "storia di segni" caratteristica
di san Giovanni. Essa mette in evidenza che Gesù è "la luce del mondo" (v. 5,
cf. 8, 12), che egli è la rivelazione in persona e la salvezza di Dio - offerte
a tutti.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 1,16.18-21.24)
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di
Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello
Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva
accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un
angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di
prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei
viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai
Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore
per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé la sua sposa. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore. Mt 1,24
Oggi onoriamo uno dei più grandi santi della Chiesa: San Giuseppe, sposo di
Maria. Giuseppe è l'uomo che sa abbandonare il proprio progetto di vita per un
bene maggiore. Egli aveva nel cuore il grande desiderio di sposare Maria e
insieme a lei formare una famiglia, ma la gravidanza misteriosa di lei infrange
tutti i suoi piani. Confusione totale! Nel sonno Giuseppe ha una forte
esperienza di Dio che lo convince che è il Signore che opera in Maria ed egli
comprende anche la propria missione: accogliere e custodire il disegno
impenetrabile di Dio.
È un impegno nobile ma gravoso che esige la rinuncia della sua visione
personale per diventare parte della visione stessa di Dio che, dopo tanti
secoli di attesa, è ormai in atto nel grembo di Maria. Giuseppe accetta e
compie la missione con amore, umiltà e coraggio, pienamente disponibile dinanzi
alle gioie e alle sofferenze di un compito così unico, irrepetibile.
Quanti sogni possiamo avere anche noi per la nostra vita! Come sapere quali
portano per la via giusta? Bisogna discernere con Dio e mai senza di Lui: così
impariamo a vederlo al centro della nostra vita e possiamo gradualmente
liberarci dalle nostre idee, abitudini ecc. e percorrere la via di salvezza che
ci procura gioia.
Consideriamo il nostro progetto di vita dentro il grande misterioso disegno di
Dio per l'umanità.
Signore Gesù, insegnami a pregare, a dialogare con te per entrare con più
consapevolezza nel progetto d'amore della Trinità.
La croce della difficile situazione umana che Gesù ha preso su di sé non è
costituita solo dai nostri peccati personali. E' la nostra condizione di
peccatori - tutto ciò che fa sì che ci limitiamo a riflettere sulla visione
anziché farne esperienza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso
la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con
cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi,
zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere
e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose
il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua
si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù
gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo
guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato
guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose
loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"».
Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?». Ma
colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era
allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare
più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì
ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano
Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella visione di Ezechiele, l'acqua che dà la salute e vita simboleggia la
grazia che Dio dispensa in abbondanza nel tempo messianico. Questo tempo è
giunto con la venuta di Gesù Cristo. È il motivo per cui Gesù non conduce il
malato alla piscina di Siloe, la sorgente della grazia dell'Antico Testamento,
ma lo guarisce per mezzo della propria potenza.
Egli lo fa di sabato, ed ordina al miracolato di portare il suo giaciglio nel
giorno di sabato, poiché è giunto il tempo in cui è arrivata una grazia più
grande della legge, e Gesù è il padrone del sabato. Nel sacramento del
battesimo, tutti siamo stati integrati nel tempo messianico e, guariti dalla
paralisi, abbiamo ricevuto l'ordine di partire e di portare i frutti della vita
nello Spirito. Oggi Gesù ci dà un monito come ha fatto con il paralitico:
dobbiamo avere paura di ricadere ancora nella schiavitù del peccato, affinché
la nostra paralisi spirituale di cristiani non sia più grave della paralisi del
paganesimo di cui Cristo ci ha liberati. Il tempo di Quaresima è il tempo
dell'esame di coscienza. I nostri paesi, il mondo cristiano e post-cristiano
non sono forse caduti di nuovo nel paganesimo, nell'idolatria del denaro, del
successo e del potere? Non siamo forse di nuovo paralizzati tanto da non saper
più vincere il male sociale, politico, familiare e personale? Le strutture del
male sociale non costituiscono forse il letto della nostra malattia? O lo
costituiscono le opinioni e i costumi del nostro ambiente? Gesù chiama ognuno
di noi a convertirsi. Ci offre la riconciliazione con il Padre e la guarigione.
Ci dice oggi: alzati, porta con te il tuo giaciglio di malato, va', vivi e fa'
il bene. Ognuno di noi, all'ascolto del Vangelo di oggi, deve trovare il suo
compito nell'ordine di Gesù: "Alzati, cammina e non peccare più".
IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Mercoledì
Della IV Settimana Di Quaresima Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita,
così anche il Figlio dà la vita.
22 Marzo 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il
Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre;
quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti
ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora
più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a
chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio
al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora
il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora – ed è
questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che
l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio
di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è
Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio
giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che
mi ha mandato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le letture di oggi ci dicono chi è Gesù di Nazaret. Gesù sa e vede come agisce
Dio, e per questo agisce come Dio, e lo fa sempre bene, anche il giorno di
sabato. Gesù ha in sé la forza della vita e della risurrezione. Egli è il
figlio prediletto di Dio, e Dio chiede che gli siano resi gli onori dovuti a
Dio. Gesù è allo stesso tempo pienamente uomo, e proprio perché è un uomo Dio
ha fatto di lui il giudice di tutti gli uomini. L'ora del giudizio di Dio su di
noi, del giudizio attraverso Gesù Cristo, non è solo annunciata per la fine del
mondo. È oggi, adesso, che noi siamo sottomessi al tribunale di Gesù Cristo,
poiché il tempo messianico è incominciato a partire dalla sua morte e dalla sua
risurrezione. Oggi noi ci troviamo contemporaneamente davanti al giudizio e
alla misericordia di Dio, che ci sono dati in Gesù Cristo. Il giudizio concerne
il male che abbiamo fatto e lo scopre ai nostri occhi. Ma Gesù Cristo ci porta
la remissione dei peccati, la guarigione del male e il ritorno alla vita, alla
vita che abbiamo ucciso o affievolito in noi.
Per questo è sufficiente accogliere il dono divino del perdono. Se crediamo che
Gesù Cristo è veramente entrato nella storia dell'umanità quando il Verbo di
Dio si è fatto uomo e il Padre ci ha mostrato il suo amore dandoci suo Figlio,
se ci rimettiamo nelle mani di Gesù Cristo, usciremo allora dalla morte ed
entreremo nella vita, ed invece di essere giudicati, troveremo la misericordia
e diverremo figli di Dio. D'altra parte, noi possiamo rifiutare questo dono,
possiamo preferire il male che è in noi e non volere la guarigione. In questo
caso ci sottomettiamo volontariamente al giudizio di Gesù Cristo. Bisogna
pregare con fervore perché nessun uomo faccia mai questa scelta. Noi
apparteniamo a Gesù per salvare con lui il mondo intero.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe
vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che
egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla
verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché
siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un
momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il
Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo,
testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono
proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per
avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di
Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene
dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa:
Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La lettura dell'Antico Testamento ci mette in guardia dalla tentazione di
cercare il vitello d'oro, la divinità visibile e palpabile fatta su misura per
noi. La lettura del Vangelo secondo Giovanni esige che noi crediamo in Gesù
Cristo. Il fondamento della nostra fede è la testimonianza dell'Antico e del
Nuovo Testamento. Testimonianza della verità che non si può apprendere né
provare scientificamente, e neppure codificare in una legge. Gli Ebrei del
tempo di Gesù avevano l'Antico Testamento, ma non capivano le parole di Mosè su
Gesù. Avevano davanti ai loro occhi i miracoli compiuti dal profeta di Nazaret,
ma i miracoli possono essere interpretati in molti modi. Bisogna credere per
capire il loro contenuto. Gesù desiderava convincerli per dar loro la vita.
Molti credettero in lui, ma gli eruditi e gli anziani lo rifiutarono. E noi,
come interpretiamo il Vangelo? Crediamo veramente alla testimonianza di Dio
Padre in Gesù di Nazaret? Crediamo che egli è il Verbo di Dio, il Messia
atteso? Non abbiamo mai visto Dio, ma abbiamo le parole di Gesù Cristo. Esiste
il Verbo di Dio in noi? E noi, esistiamo in Gesù Cristo? Forse ci si può
rimproverare di non aver ricevuto Gesù e i suoi messaggeri, mentre riceviamo
qualunque passante che arriva con la sua teoria (teoria a volte strana) perché
è interessante, alla moda, esotica, o perché lo scetticismo che essa comporta
si presta all'edificazione della nostra gloria...? A volte semplicemente ci
vergogniamo di credere e di cercare di incontrare Dio nell'antico
cristianesimo. Preghiamo per il dono della fede, della speranza e della carità,
per vedere in Gesù il Figlio di Dio e per essere a nostra volta trasformati in
figli di Dio, divinizzati nell'unione con il Figlio Unigenito.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più
percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava
intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli
salirono per la festa, vi salì anche Lui: non apertamente, ma quasi di
nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è Costui quello che
cercano di uccidere? Ecco, Egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla.
I capi hanno forse riconosciuto davvero che Egli è il Cristo? Ma costui
sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e
sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato
è veritiero, e voi non Lo conoscete. Io Lo conosco, perché vengo da Lui ed Egli
mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le
mani su di Lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua nazione. Gesù deve nascondersi, e il popolo non sa cosa pensare di lui, perché i capi religiosi della nazione non credono nella sua dignità di Messia. I farisei non credono in Gesù, perché lo giudicano secondo i principi formali del sabato e delle abluzioni rituali, e non penetrano in profondità nel suo insegnamento. I sacerdoti rifiutano Gesù per motivi politici. Che cosa ne è di lui oggi, fra di noi? Le parole di Gesù che attestano la sua identità ed invitano a credere, non si scontrano oggi nel nostro mondo con simili difficoltà di credibilità?
Quali sono le cause della debolezza della nostra fede? Sicuramente le forme attuali di pensiero sembrano diverse da quelle del tempo di Gesù, e non si tratta sempre di formalismo religioso. È a volte scientifico, a volte legato ai costumi. Anche le considerazioni politiche si formano in modo diverso pur essendo comunque essenziali. I marxisti non sono i soli ad aver rifiutato la fede nel nome di una teoria politica. Le società del consumo, nella corsa al benessere materiale, fanno in pratica la stessa cosa, anche se non la teorizzano. E noi, siamo capaci di credere in modo da assumere la responsabilità del dramma di Gesù e, con lui, di esporci al rifiuto, al giudizio degli altri, o ancora di lasciarci implicare in qualche conflitto con chi ci sta intorno? Si può trattare semplicemente di un conflitto all'interno della Chiesa a motivo del formalismo morale, o un conflitto all'interno di una società laica nella difesa del bene, del prossimo e dei suoi diritti alla vita e a una giustizia equa. Che cosa abbiamo fatto per introdurre nella vita sociale e politica dei nostri paesi, che conoscono il Vangelo da secoli, i principi dell'amore del prossimo? Non meritiamo forse il rimprovero di Gesù, perché non osserviamo la legge divina, perché uccidiamo e nuociamo agli altri?
IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della IV
Settimana Di Avvento Anno A
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.
Ecco la serva del Signore.
Avvenga per me secondo la tua parola».
25 Marzo 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati,
piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto
come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia
presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e
il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo
e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua
vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei,
che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua
parola». E l'angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Maria dialoga con l'angelo. Abbiamo letto l'incontro fra l'angelo e Zaccaria,
nella solenne cornice del rinato tempio, vicino al gigantesco altare degli
incensi, in un contesto che farebbe tremare i polsi anche al più temerario,
qui, invece, è tutta un'altra atmosfera.
Certo: la paura c'è, come accade a chiunque si avvicini e sfiori il mantello di
Dio, c'è paura ma anche tantissima concretezza e forza. La ragazzina
adolescente discute alla pari col principe degli angeli: non si spaventa,
chiede, obietta, cerca di capire. No, non fa problema il fatto che non conosca
uomo: se Dio diventa uomo può anche far partorire una vergine. Sì, sarà
chiamato grande suo figlio, sarà la luce per tutti popoli. Tua cugina
Elisabetta, la sterile, è incinta.
Non temere, Maria, nulla è impossibile a Dio. Ecco, tutto è chiaro. Folle, ma
chiaro. Incomprensibile, ma chiaro. Maria lo guarda. Tutto il creato guarda
Maria. Se prendesse tempo, se volesse ancora riflettere, chi potrebbe
biasimarla? Chi non compatirebbe un'adolescente che si fa carico della salvezza
del mondo?
Maria ha riflettuto, consegna il messaggio al messaggero: Dio faccia di me ciò
che ha deciso.