TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i
peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: "Padre, dammi
la parte di patrimonio che mi spetta". Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per
un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno
degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: "Quanti salariati di mio
padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio
padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati". Si
alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse
incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: "Padre, ho
peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato
tuo figlio". Ma il padre disse ai servi: "Presto, portate qui il vestito più
bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato
ritrovato". E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa,
udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse
tutto questo. Quello gli rispose: "Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo". Egli si
indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli
rispose a suo padre: "Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito
a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei
amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue
sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso". Gli
rispose il padre: "Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma
bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato"». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
"O Padre, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra
redenzione": è con questa preghiera che apriamo la liturgia di questa domenica.
Il Vangelo ci annuncia una misericordia che è già avvenuta e ci invita a
riceverla in fretta: "Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio", dice san Paolo (2Cor 5,20).
Il padre non impedisce al suo secondogenito di allontanarsi da lui. Egli
rispetta la sua libertà, che il figlio impiegherà per vivere una vita grigia e
degradata. Ma mai si stanca di aspettare, fino al momento in cui potrà
riabbracciarlo di nuovo, a casa.
Di fronte all'amore del padre, il peccato del figlio risalta maggiormente. La
sofferenza e le privazioni sopportate dal figlio minore sono la conseguenza del
suo desiderio di indipendenza e di autonomia, e di abbandono del padre. La
nostalgia di una comunione perduta risveglia in lui un altro desiderio:
riprendere il cammino del focolare familiare.
Questo desiderio del cuore, suscitato dalla grazia, è l'inizio della
conversione che noi chiediamo di continuo a Dio. Siamo sempre sicuri
dell'accoglienza del padre.
La figura del fratello maggiore ci ricorda che non ci comportiamo veramente da
figli e figlie se non proviamo gli stessi sentimenti del padre. Il perdono
passa per il riconoscimento del bisogno di essere costantemente accolti dal
Padre. Solo così la Pasqua diventa per il cristiano una festa del perdono
ricevuto e di vera fratellanza.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti
aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando
dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto
quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano
andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi
era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito
che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di
scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il
funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che
Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo
figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il
padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio
vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gli effetti del miracolo in ordine alla fede durano solo il tempo del miracolo.
Dopo ci si sprofonda nella non fede di prima, se non è addirittura in un abisso
ancora più profondo. Allora vale la pena fare miracoli?
Gesù deve farli i miracoli o deve trattenersi dal farli? Con quale criterio Lui
dovrà farli e con quale invece non dovrà farli? Gesù i miracoli li fa sempre.
Quando un uomo bussa al suo cuore, mai le porte rimangono chiuse. Lui le apre e
concede quanto l'uomo gli chiede. Fa sempre i miracoli, ma con due verità che
vengono sempre ribadite. La prima dichiara che di ogni miracolo ricevuto non
trasformato in vera fede e in vera sequela l'uomo dovrà rendere conto al Padre
Celeste nel giorno del giudizio. Ninive, Sodoma, le città pagane saranno
trattate meno duramente di quelle città che avendo ricevuto tanti miracoli da
parte di Gesù, sono rimaste nella loro insensibilità.
La seconda verità ci rivela che spesso Gesù prima di fare il miracolo ha
denunciato la non fede della sua generazione, chiamandola adultera e malvagia.
La generazione è adultera perché ha rinnegato, tradito, venduto il suo Dio. È
malvagia perché si è consegnata al male e rifiuta di aprirsi alla luce che
viene da Cristo Signore. Il rimprovero a uomini e città serve a rivelare in
modo esplicito che la missione di Gesù non è quella di fare miracoli. Essi sono
un atto di amore, compassione, un obbligo dell'onnipotenza divina alla quale la
sua natura umana può sempre ricorrere per vivere la vera misericordia verso
l'uomo, misericordia efficace e non solo fatta di parole vane. Gesù dal suo
amore è obbligato a fare il miracolo. Se non lo facesse non amerebbe. Dalla
verità della sua missione è obbligato a gridare sia la responsabilità eterna
per ogni miracolo ricevuto e sia l'altra verità che il suo mandato non è per
fare miracoli ma per liberare l'uomo dal potere del diavolo del quale è schiavo
fin da giorni antichi.
Molti ricevono il miracolo e scompaiono dal Vangelo e dalla storia di Gesù. Il
funzionario del re riceve il miracolo, ma si apre alla fede con tutta la sua famiglia.
Il miracolo va sempre fatto, ma anche l'uomo va sempre avvisato. Se il miracolo
non produce vera fede e vera sequela diviene parola di accusa nel giorno del
giudizio.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci di purissima fede.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso
la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con
cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi,
zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere
e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose
il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua
si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù
gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all'istante quell'uomo
guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato
guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose
loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"».
Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina"?». Ma
colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era
allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare
più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell'uomo se ne andò e riferì
ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano
Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Nella visione di Ezechiele, l'acqua che dà la salute e vita simboleggia la
grazia che Dio dispensa in abbondanza nel tempo messianico. Questo tempo è giunto
con la venuta di Gesù Cristo. È il motivo per cui Gesù non conduce il malato
alla piscina di Siloe, la sorgente della grazia dell'Antico Testamento, ma lo
guarisce per mezzo della propria potenza.
Egli lo fa di sabato, ed ordina al miracolato di portare il suo giaciglio nel
giorno di sabato, poiché è giunto il tempo in cui è arrivata una grazia più
grande della legge, e Gesù è il padrone del sabato. Nel sacramento del
battesimo, tutti siamo stati integrati nel tempo messianico e, guariti dalla
paralisi, abbiamo ricevuto l'ordine di partire e di portare i frutti della vita
nello Spirito. Oggi Gesù ci dà un monito come ha fatto con il paralitico:
dobbiamo avere paura di ricadere ancora nella schiavitù del peccato, affinché
la nostra paralisi spirituale di cristiani non sia più grave della paralisi del
paganesimo di cui Cristo ci ha liberati. Il tempo di Quaresima è il tempo
dell'esame di coscienza. I nostri paesi, il mondo cristiano e post-cristiano
non sono forse caduti di nuovo nel paganesimo, nell'idolatria del denaro, del
successo e del potere? Non siamo forse di nuovo paralizzati tanto da non saper
più vincere il male sociale, politico, familiare e personale? Le strutture del
male sociale non costituiscono forse il letto della nostra malattia? O lo costituiscono
le opinioni e i costumi del nostro ambiente? Gesù chiama ognuno di noi a
convertirsi. Ci offre la riconciliazione con il Padre e la guarigione. Ci dice
oggi: alzati, porta con te il tuo giaciglio di malato, va', vivi e fa' il bene.
Ognuno di noi, all'ascolto del Vangelo di oggi, deve trovare il suo compito
nell'ordine di Gesù: "Alzati, cammina e non peccare più".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. ( Gv 5,17-30)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io
agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il
Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre;
quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti
ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora
più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a
chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio
al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora
il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che
mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora – ed è
questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che
l'avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio
di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è
Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro
che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene
per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di
condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio
giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che
mi ha mandato. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Le letture di oggi ci dicono chi è Gesù di Nazaret. Gesù sa e vede come agisce Dio, e per questo agisce come Dio, e lo fa sempre bene, anche il giorno di sabato. Gesù ha in sé la forza della vita e della risurrezione. Egli è il figlio prediletto di Dio, e Dio chiede che gli siano resi gli onori dovuti a Dio. Gesù è allo stesso tempo pienamente uomo, e proprio perché è un uomo Dio ha fatto di lui il giudice di tutti gli uomini. L'ora del giudizio di Dio su di noi, del giudizio attraverso Gesù Cristo, non è solo annunciata per la fine del mondo. È oggi, adesso, che noi siamo sottomessi al tribunale di Gesù Cristo, poiché il tempo messianico è incominciato a partire dalla sua morte e dalla sua risurrezione. Oggi noi ci troviamo contemporaneamente davanti al giudizio e alla misericordia di Dio, che ci sono dati in Gesù Cristo. Il giudizio concerne il male che abbiamo fatto e lo scopre ai nostri occhi. Ma Gesù Cristo ci porta la remissione dei peccati, la guarigione del male e il ritorno alla vita, alla vita che abbiamo ucciso o affievolito in noi.
Per questo è sufficiente accogliere il dono divino del perdono. Se crediamo che Gesù Cristo è veramente entrato nella storia dell'umanità quando il Verbo di Dio si è fatto uomo e il Padre ci ha mostrato il suo amore dandoci suo Figlio, se ci rimettiamo nelle mani di Gesù Cristo, usciremo allora dalla morte ed entreremo nella vita, ed invece di essere giudicati, troveremo la misericordia e diverremo figli di Dio. D'altra parte, noi possiamo rifiutare questo dono, possiamo preferire il male che è in noi e non volere la guarigione. In questo caso ci sottomettiamo volontariamente al giudizio di Gesù Cristo. Bisogna pregare con fervore perché nessun uomo faccia mai questa scelta. Noi apparteniamo a Gesù per salvare con lui il mondo intero.
IV DOMENICA DI QUARESIMA LAETARE E SETTIMANA ANNO C. 2025 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Giovedì Della IV
Settimana Di Quaresima Anno C
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)
Molti credettero in lui,
ma gli eruditi e gli anziani lo rifiutarono.
3 Aprile 2025
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe
vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che
egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla
verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché
siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un
momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il
Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo,
testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non
avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua
parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono
proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per
avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di
Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro
venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che
ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene
dall'unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa:
Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè,
credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi
scritti, come potrete credere alle mie parole?». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La lettura dell'Antico Testamento ci mette in guardia dalla tentazione di
cercare il vitello d'oro, la divinità visibile e palpabile fatta su misura per
noi. La lettura del Vangelo secondo Giovanni esige che noi crediamo in Gesù
Cristo. Il fondamento della nostra fede è la testimonianza dell'Antico e del
Nuovo Testamento. Testimonianza della verità che non si può apprendere né
provare scientificamente, e neppure codificare in una legge. Gli Ebrei del tempo
di Gesù avevano l'Antico Testamento, ma non capivano le parole di Mosè su Gesù.
Avevano davanti ai loro occhi i miracoli compiuti dal profeta di Nazaret, ma i
miracoli possono essere interpretati in molti modi. Bisogna credere per capire
il loro contenuto. Gesù desiderava convincerli per dar loro la vita.
Molti credettero in lui, ma gli eruditi e gli anziani lo rifiutarono. E noi,
come interpretiamo il Vangelo? Crediamo veramente alla testimonianza di Dio
Padre in Gesù di Nazaret? Crediamo che egli è il Verbo di Dio, il Messia
atteso? Non abbiamo mai visto Dio, ma abbiamo le parole di Gesù Cristo. Esiste
il Verbo di Dio in noi? E noi, esistiamo in Gesù Cristo? Forse ci si può
rimproverare di non aver ricevuto Gesù e i suoi messaggeri, mentre riceviamo
qualunque passante che arriva con la sua teoria (teoria a volte strana) perché
è interessante, alla moda, esotica, o perché lo scetticismo che essa comporta
si presta all'edificazione della nostra gloria...? A volte semplicemente ci
vergogniamo di credere e di cercare di incontrare Dio nell'antico
cristianesimo. Preghiamo per il dono della fede, della speranza e della carità,
per vedere in Gesù il Figlio di Dio e per essere a nostra volta trasformati in
figli di Dio, divinizzati nell'unione con il Figlio Unigenito.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche Lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è Costui quello che cercano di uccidere? Ecco, Egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che Egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non Lo conoscete. Io Lo conosco, perché vengo da Lui ed Egli mi ha mandato». Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di Lui, perché non era ancora giunta la sua ora. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Vangelo di oggi ci presenta il dramma di Gesù abbandonato dai capi della sua
nazione. Gesù deve nascondersi, e il popolo non sa cosa pensare di lui, perché
i capi religiosi della nazione non credono nella sua dignità di Messia. I
farisei non credono in Gesù, perché lo giudicano secondo i principi formali del
sabato e delle abluzioni rituali, e non penetrano in profondità nel suo
insegnamento. I sacerdoti rifiutano Gesù per motivi politici. Che cosa ne è di
lui oggi, fra di noi? Le parole di Gesù che attestano la sua identità ed
invitano a credere, non si scontrano oggi nel nostro mondo con simili
difficoltà di credibilità?
Quali sono le cause della debolezza della nostra fede? Sicuramente le forme
attuali di pensiero sembrano diverse da quelle del tempo di Gesù, e non si
tratta sempre di formalismo religioso. È a volte scientifico, a volte legato ai
costumi. Anche le considerazioni politiche si formano in modo diverso pur
essendo comunque essenziali. I marxisti non sono i soli ad aver rifiutato la
fede nel nome di una teoria politica. Le società del consumo, nella corsa al
benessere materiale, fanno in pratica la stessa cosa, anche se non la
teorizzano. E noi, siamo capaci di credere in modo da assumere la
responsabilità del dramma di Gesù e, con lui, di esporci al rifiuto, al
giudizio degli altri, o ancora di lasciarci implicare in qualche conflitto con
chi ci sta intorno? Si può trattare semplicemente di un conflitto all'interno
della Chiesa a motivo del formalismo morale, o un conflitto all'interno di una
società laica nella difesa del bene, del prossimo e dei suoi diritti alla vita
e a una giustizia equa. Che cosa abbiamo fatto per introdurre nella vita
sociale e politica dei nostri paesi, che conoscono il Vangelo da secoli, i
principi dell'amore del prossimo? Non meritiamo forse il rimprovero di Gesù,
perché non osserviamo la legge divina, perché uccidiamo e nuociamo agli altri?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all'udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano:
«Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri
invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura:
"Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il
Cristo"?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le
guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero
loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo
ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare
anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa
gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro,
disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di
sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia,
e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.
Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Mai un uomo ha parlato così!». Gv 7,46
Gesù ha parole che stupiscono e attraggono per la loro semplicità e bellezza,
ma devono poi essere accolte e praticate. Molti si fermano a discutere sulla
sua persona, anche in aspri dibattiti, senza arrivare a conclusioni impegnative
per la propria vita.
Al tempo di Gesù molti se ne tornano senza una risposta: i soldati del tempio
sono sconcertati e lo stesso Sinedrio è diviso: nessuno può rimanere
indifferente di fronte al Messia, ma da dove viene?
Il vangelo di oggi ci esorta a spalancare la nostra mente, a non rinchiudersi
in sterili pregiudizi, come per i Sinedriti: "il Cristo viene forse dalla
Galilea?" (cf Gv 7,41). E' un primo segnale del dramma che si abbatterà su
Gesù, che sarà poi rifiutato e condannato a morte.
Nel corso della storia si ripeterà questa tensione tra accogliere e rifiutare
il Cristo, emarginare i cristiani (ed anche i membri di altre religioni) e
anche a escludere l'insegnamento della Chiesa, a giudicare gli altri in base a
prevenzioni ingiuste. Facciamo dunque anche noi un serio esame di coscienza per
non cadere in simili colpe e aberrazioni.
La voce di Papa Francesco
"Gesù ci ama tutti. Non si ferma mai davanti ad una persona per
pregiudizi. Il Signore è più grande dei pregiudizi. La misericordia è più
grande del pregiudizio. Questo dobbiamo impararlo bene!"