MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO E SETTIMANA ANNO C. 2025 IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
MARIA SANTISSIMA
MADRE DI DIO
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
Gli fu messo nome Gesù
Come era stato chiamato dall'angelo.
1 Gennaio 2025
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto,
riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu
messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito
nel grembo. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La pienezza del tempo
In questo giorno di capodanno, quando abbiamo buttato via il vecchio calendario
e apriamo un'agenda tutta nuova, ancora un po' frastornati dal chiasso che
questa notte ha salutato l'arrivo del nuovo anno, è facile pensare al tempo.
San Paolo ai Galati parla della pienezza del tempo ma certamente non si
riferiva alla situazione storica di quel periodo che, come per noi adesso, ha
tutte le caratteristiche possibili e immaginabili ma non certo quella della
pienezza; anzi il nostro tempo ci pare piuttosto vuoto di valori e di
significati, in un mondo che tende più alla divisione che alla comprensione
della umanità come una famiglia.
È necessaria, allora, un'altra interpretazione, che comprenda la pienezza a
partire da Dio. Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di
adempiere la promessa fatta, allora per l'umanità si realizza la pienezza del
tempo. Pertanto, non è la storia che decide della nascita di Cristo; è,
piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla
sua pienezza Anche il nostro tempo personale troverà la sua pienezza
nell'incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo. (Papa Francesco 1 gennaio 2016).
Non comincia un'era nuova, ma il tempo raggiunge «oggi, ora, adesso» la sua
pienezza, il tempo si è fatto maturo per accogliere Dio, anche se l'umanità non
ha ancora la pienezza della capacità di riconoscerlo e accoglierlo. Non sempre
l'uomo è capace di cogliere la manifestazione di Dio nel momento in cui la
vive, i tempi dell'uomo e quelli di Dio sembrano non coincidere ma Dio ci
lascia la sua Benedizione perché nella finitezza della storia arriviamo a
toccare l'infinito della eternità.
Nato da donna
È dell'Apostolo il primo testo del Nuovo Testamento dove si parla di Cristo
come nato da donna rivelandoci il mistero della incarnazione. È chiaro che
Paolo si riferisca a "quella" donna di Nazareth che ha dato alla luce
il Messia però nella genericità di quella espressione va molto più lontano
perché sganciandosi dall'immagine di Maria comprende la fecondità che è
affidata alla donna nel genere umano. Tutta l'umanità è generata nel Figlio.
Non è solo Maria che inserisce il Figlio di Dio nella storia degli uomini
piuttosto è l'opera di Dio che in Gesù raccoglie tutta l'umanità. In Gesù si
manifesta tutta la grandezza della dignità umana: quella bellezza-bontà frutto
della creazione.
L'adozione a figli
Paolo ci rivela il mistero grande della nostra adozione a figli che riusciamo a
intuire grazie alla presenza dello Spirito Santo che Dio ha mandato nei nostri
cuori per gridare Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito,
attesta che siamo figli di Dio (Rm 8,16).
Mentre nell'annuncio a Maria l'angelo disse «Lo Spirito Santo scenderà su di te
e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che
nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35), lo Spirito Santo
ha adombrato tutta l'umanità perché in Cristo possa scoprire il dono della
adozione a Figli.
Un dono grande e molteplice, che restituisce a l'uomo la dignità, la
consapevolezza, la libertà, la comunione. Quindi non sei più schiavo, ma figlio
e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Così Paolo ci lancia lontanissimi, ci lascia intravedere l'eredità che per
grazia di Dio è davanti a noi, ci libera dalla contingenza della nostra storia,
dalla pochezza delle nostre beghe, dalle meschinerie del tempo, anche quelle
che avremo da affrontare nei prossimi trecentosessantacinque giorni e ci
proietta nell'infinito della eternità che ci attende.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da
Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e
non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei,
dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No»,
rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a
coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono
voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come
disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e
gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il
profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta
uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno
di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava
battezzando. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Non è facile comprendere la complessità del contenuto del Vangelo di oggi senza
aver conosciuto prima la storia del tempo in cui si svolge. La persona di
Giovanni Battista suscitava un clamore elevatissimo, come mai era avvenuto con
nessun Profeta in passato. Molta gente lo seguiva, lo ascoltava, si formava
spiritualmente e questo dispiaceva a quelli del tempio.
Se consideriamo i Profeti venuti prima di Giovanni Battista come Elia. Geremia,
Ezechiele, Daniele, Osea, Amos, Gioele, Zaccaria e tutti gli altri che sono
apparsi nella storia, il clamore suscitato da tutti era poca cosa rispetto a
quello che si sviluppò attorno al Precursore.
Eppure lui non era tenero nel linguaggio e ribadiva con forza le parole della
Scrittura.
Parole che evidentemente infastidivano sacerdoti e leviti, loro si
consideravano puri e perfetti e la novità di Giovanni Battista non li
rallegrava, anzi, andarono a trovarlo per farlo zittire. Succede sempre così,
quando qualcuno con coraggio e senza calcolare vantaggi e svantaggi personali
parla correttamente del Vangelo, subito sorgono gli avversari di Cristo che
vogliono zittire e non far ripetere gli insegnamenti del Vangelo.
L'insegnamento di Giovanni Battista era forte, ma dobbiamo ammettere che era
ispirato da Dio se Gesù si fece battezzare da lui. Dobbiamo valutare la sua
parola impetuosa e travolgente come espressione della volontà di Dio, perché,
appunto, Gesù non avrebbe detto di lui elogi come mai pronunciò verso altri
Profeti: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di
Giovanni il Battista" (Mt 11,11).
C'era grande coraggio e piena adesione al volere di Dio in Giovanni Battista.
La Chiesa indica che è stato il Precursore del Figlio di Dio e se Gesù è stato
in certi momenti infiammato di zelo nel difendere le Scritture, anche
apostrofando tutti gli ipocriti che Lo umiliavano, come scribi, farisei,
sacerdoti e leviti, Giovanni Battista tuonò con maggiore violenza verbale
contro le ipocrisie degli ebrei.
Nacque una forte discussione tra gli ebrei riguardo la figura di questo uomo
coraggioso e particolare, per come vestiva e per la vita penitente che aveva
condotto fin lì. Per molti era lui il Messia, per gli altri ed erano i più
ipocriti, non andava assolutamente a genio lui come Messia, perché diceva la
verità.
"Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate
dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo
Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste
pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non
produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo con
acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e
io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito
Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà
il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile" (Mt
3,7-12).
Questa predicazione del Battista non piaceva a nessuno di chi comandava e
maneggiava la Legge seguendo criteri personali.
I Giudei si consideravano i paladini delle vera religione, tutto il clamore
suscitato dal richiamo del Battista a servire Dio nella verità, li scosse e
inviarono una delegazione per porre delle domande. La forte preoccupazione che
li tormentava riguardava la sua identità.
"Tu, chi sei? Sei tu Elia? Sei tu il Profeta?".
Le tre domande che troviamo nel Vangelo e che sacerdoti e leviti posero al
Battista, riguardano il compimento di tre precise profezie contenute
nell'Antico Testamento. In queste profezie Dio si sarebbe
manifestato con grande potenza e avrebbe compiuto grandi capovolgimenti. Avrebbe
rinnovato Israele. Ecco il terrore di quelli del tempio.
Giovanni Battista era una persona fuori del comune come dirà anche Gesù, non si
poteva paragonare ai Profeti antichi per la sua parola e la sua vita, come ho
già scritto. Quello che sorprende è il comportamento di quanti gli pongono
domande per accertarsi della sua identità, scartando a priori la presenza del
Messia. La risposta di Giovanni Battista è semplice e veritiera, confessa
candidamente che non è il Profeta, né Elia, né il Cristo. Lui è genuinamente un
Profeta mandato da Dio a preparare la via al Signore, invitando tutti a
raddrizzare il loro cammino. È un testimone credibile.
È accaduto sempre nella storia del Cristianesimo la persecuzione verso i
testimoni credibili: quando si manifestano questi Profeti, sia per la malizia
umana sia per l'istigazione di satana, ci sono quelli che cercano di demolirli
con persecuzioni, complotti, falsità, diffamazioni. Dai primi Apostoli ad oggi,
tutti sono stati bersagliati con accuse perfide e piene di odio. Ma i buoni
hanno Dio con loro e li consola, non temono le persecuzioni.
Invocando il Santissimo Nome di Gesù spariranno molti ostacoli, e guariremo da
molte malattie dell'anima che ora ci affliggono.
Nell'invocare il Nome di Gesù saremo talvolta come quei lebbrosi che da lontano
gli gridano: "Gesù, Maestro, abbi pietà di noi". E il Signore li invita ad
avvicinarsi e li cura, li guarisce da ogni malattia.
Chiediamo anche noi con Fede, Gesù vuole aiutarci, guarirci, liberarci da ogni assalto
diabolico.
Le invocazioni ravvivano il fuoco del nostro amore al Signore e ci aiutano a
sentire la presenza di Dio lungo la giornata.
"Gesù, confido in Te. Gesù pensaci Tu. Gesù aiutami. Gesù tu sei tutto per me.
Gesù Ti amo più di ogni cosa e Ti adoro come mio Dio".
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco
l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale
ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me".
Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse
manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una
colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui
che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai
discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". E io
ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
«Vedendo Gesù venire verso di lui disse: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che
toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un
uomo che mi è passato davanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma
sono venuto a battezzare con acqua, perché egli fosse fatto conoscere a
Israele.» Gv. 1, 29-31
La scena che si è aperta presso il Giordano, ora si concretizza e fa' spazio
all'attore principale, l'atteso, l'Agnello di Dio. Giovanni ci invita a
guardarlo da vicino, ecco. Ecco, in greco si dice guarda! Il precursore colui
che viene prima, non si rivolge a qualcuno in particolare, ma a chiunque come
noi, ne ascolta la testimonianza. E ripete ancora, dopo averlo identificato
come l'Agnello pasquale, e aver specificato, per la terza volta, che si tratta
di qualcuno più grande di lui: Io non lo conoscevo. Lo attende ma non lo
conosce. Ma può conoscerlo perché lo attende. Si conosce solo ciò che si ama.
Signore Gesù, voglio ripeterti le parole del Salmo che sanno di attesa
supplice: Dall'aurora ti cerco. Ha sete di te l'anima mia.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo
su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli,
sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa
cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove
dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli
dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era
Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e
gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse
da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio
di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Giovanni ci dà un esempio del "discepolo modello". Nel vangelo di oggi si parla
di vocazione, di Dio che ci chiama a sé. Il primo passo consiste nel sentire la
voce di Gesù; qualcuno ce lo indica: "Ecco l'agnello di Dio!". E, come i due
discepoli, cominciamo a seguirlo. Poi Gesù si volta verso di noi e ci chiede:
"Che cercate?". In risposta dobbiamo dire: "Dove abiti?".
Ricordiamoci delle parole di sant'Agostino e ripetiamole: "I nostri cuori sono
inquieti fino a che non riposano in te".
All'inizio della nostra vita di discepoli, Gesù ci fa questo invito: "Venite e
vedrete".
In molte pagine dell'Antico Testamento è ricordato l'invito del Signore a
tornare a lui, ad abbandonare le cattive abitudini e a volgersi di nuovo a lui.
Dio desidera il ritorno dei suoi figli ribelli.
In seguito, nella pienezza dei tempi, nel mistero dell'Incarnazione, Dio ci
chiama di nuovo, con parole semplici perché possiamo comprendere: "Vieni!".
Seguendo Gesù e diventando suoi discepoli ci incamminiamo verso una meta, diamo
un senso alla nostra vita terrena: il fine ultimo è unirsi a Dio e restare con
lui per l'eternità. Pregando al Getsemani Gesù dice: "Padre, voglio che anche
quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia
gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione
del mondo" (Gv 17,24).