RICORRENZE GESU' FEBBRAIO
I miei
occhi hanno visto la tua salvezza:
luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo
Sono passati quaranta giorni dalla solennità del Natale.
Anche oggi la Chiesa è in festa, celebrando il giorno in cui Maria e Giuseppe
presentarono Gesù al tempio.
Con quel rito il Signore si assoggettava alle prescrizioni della legge antica,
ma in realtà veniva incontro al suo popolo, che l'attendeva nella fede.
Guidati dallo Spirito Santo, vennero nel tempio i santi vegliardi Simeone e
Anna; illuminati dallo stesso Spirito riconobbero il Signore e pieni di gioia
gli resero testimonianza.
Anche noi riuniti dallo Spirito Santo andiamo incontro al Cristo nella casa di
Dio, dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane, nell'attesa
che egli venga e si manifesti nella sua gloria.
Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce
Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della
sua esistenza.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato
quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di
lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri,
capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro
fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell'adesione alla volontà
del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi
nuovi.
Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all'amore di Dio
per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella "Redemptoris Mater" ci ricorda che "quello di Simeone
appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta
dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè
nell'incomprensione e nel dolore"
Con la festa della Presentazione al Tempio di Gesù si
chiudono idealmente le ricorrenze legate al Natale. Il brano di Vangelo da cui
trae fondamento la festa di oggi fa parte dei vangeli dell'infanzia redatti da
Luca.
Giuseppe e Maria vengono presentati come degli israeliti pienamente osservanti
che portano il bambino al tempio quaranta giorni dopo la sua nascita, per
essere riscattato come ogni primogenito. Questa pratica non era più diffusa tra
i giudei ai tempi di Gesù, e non era più necessario portare il bambino nel
tempio.
Questa presentazione al tempio assume un significato teologico: il Signore
entra nel suo tempio, riprende il suo posto per eccellenza.
Riguardo alla famiglia di Gesù, Luca la presenta in piena consonanza con le
usanze ebraiche. Gesù è venuto a portare qualcosa di nuovo, ma non di
totalmente separato, inaudito, piuttosto la sua novità si inserisce all'interno
delle usanze e delle aspettative del suo popolo.
Lectio
22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale,
secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al
Signore
Secondo la legge di Mosè (Lv 12,1-8) la donna che aveva partorito un figlio
veniva considerata impura per 7 giorni e poi doveva attendere confinata in casa
per altri 33 giorni (in caso di una figlia femmina il periodo saliva ad 80
giorni complessivi). Al termine di questo periodo doveva presentarsi al tempio
e offrire un agnello in olocausto o un colombo o una tortora in sacrificio di
espiazione. Se non si poteva permettere l'agnello, erano sufficienti due
colombi o due tortore. La purificazione riguardava solo la madre, ma Luca parla
della "loro purificazione", indicando così anche Giuseppe. Per quale
motivo? Forse Luca seguiva una convinzione di tipo greco secondo la quale
l'impurità riguardasse la madre, il figlio e anche tutti coloro che avevano
assistito al parto. Più probabile che Luca, come si vede anche più sotto non
conoscesse molto bene le usanze ebraiche e si limiti a ricordarle in modo
generale.
Di fatto l'accento viene spostato sulla presentazione del bambino al Signore,
altro rituale che accompagnava la nascita degli israeliti.
23 - come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito
sarà sacro al Signore -
Il primogenito di ogni famiglia umana (e anche degli animali) era consacrato al
Signore per la sua esistenza (Es 13,11ss). In un secondo momento la Legge ne
previde il riscatto, attraverso il pagamento di cinque sicli d'argento (la paga
di 20 giorni; Nm 8,14-16).
Però ai tempi di Gesù la presentazione del primogenito non si faceva più, e nel
suo racconto Luca omette di parlare del riscatto del primogenito. Inoltre per
realizzare questo riscatto non era necessario portare il bambino al tempio: il
padre poteva pagare la somma richiesta a un sacerdote del villaggio. Luca cita
Esodo 13,12 adattandolo all'annuncio che l'angelo Gabriele aveva fatto a Maria:
"il bambino sarà chiamato santo". Gesù quindi appartiene a Dio fin dalla
nascita e non soltanto dal momento della sua presentazione.
24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o
due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Con questo versetto Luca ritorna al rito di purificazione della madre,
ricordando il sacrificio che veniva richiesto per questo particolare frangente
(Lv 5,7; 12,8). Tutto considerato, vediamo che Luca nei versetti 22-24 fa una
strana commistione di riti ebraici e di avvenimenti.
O l'evangelista fraintende una tradizione giunta fino a lui, che conosceva poco
bene, o egli modifica volutamente la tradizione per realizzare uno scopo ben
preciso: sottolineare l'appartenenza di Gesù a Dio fin dalla sua nascita. La
purificazione sarebbe dunque solo l'occasione per far venire Gesù al tempio.
Ancora Luca vuole mettere l'accento sul fatto che i genitori di Gesù erano
fedeli alla tradizione giudaica. Per ben tre volte in questi versetti viene
ricordata la Legge del Signore. Giuseppe e Maria appartengono al
"resto" dei poveri di JHWH, disposti ad accogliere la venuta
escatologica di Dio e del suo Inviato. Oppure Luca sottolineando la scrupolosa
osservanza di Giuseppe e di Maria voleva rispondere a quei giudei che si
mettevano in atteggiamento critico verso i cristiani, giudicandoli solo una
setta fondata da un "eretico", che aveva deviato dalle genuine
tradizioni di Israele.
25 Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio,
che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.
Entra ora in scena Simeone (il suo nome significa "esaudimento") e
poi Anna. Entrambi sono anziani, simbolo di una lunga attesa giunta a termine.
Simeone era un uomo giusto e pio, obbediente alla volontà di Dio, fedele al
culto nel tempio, fiducioso nelle promesse di JHWH. Anch'egli è un povero di
JHWH, che attende "la consolazione di Israele". Egli non è un
sacerdote, si avvicina di più alla categoria dei profeti. E infatti in questi
versetti che lo riguardano viene più volte ricordato lo Spirito Santo. Luca ci
suggerisce così che la Legge e i profeti sono i riferimenti indispensabili per
accogliere Gesù e proclamare la sua messianicità.
26 Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la
morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Simeone non avrebbe visto la morte prima di aver visto il Cristo. Questa frase
sarà portata a compimento con il cantico di Simeone stesso: "i miei occhi
hanno visto la salvezza".
27 Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi
portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo,
Lo Spirito sta conducendo i passi di Simeone e della famiglia di Gesù. Essi si
incontrano nella parte esterna del tempio ( hieron, contrapposta a naos
la parte più interna riservata ai sacerdoti).
28 anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
L'anziano Simeone prende tra le sue braccia Gesù. Questo quadro rappresenta
l'incontro tra il vecchio e il giovane, tra l'antico e il nuovo Testamento: la
novità del Vangelo si trova radicata nell'Antico Testamento.
Simeone rivolge la sua lode a Dio per quando gli viene donato di vivere, ma al
tempo stesso questa lode diventa una rivelazione divina: lo Spirito permette
all'uomo di riconoscere la realtà messianica del bambino.
29 "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace,
secondo la tua parola,
Questo cantico di Simeone che la Chiesa ci fa ripetere ogni sera a Compieta è
costruito a partire da passi dell'Antico Testamento, in particolare del Secondo
Isaia (Is 40-55). Si apre con una formula di congedo che ricorda sia la
liberazione ottenuta da parte di uno schiavo, sia l'ultimo saluto del pio
giudeo prima di morire; un andarsene in pace: la serenità di una morte vissuta
alla luce della pace messianica.
30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
Il bambino che Simeone tiene in braccio è la salvezza arrivata, salvezza che
anche Zaccaria ha celebrato nel suo cantico (Lc 1,69.71.77) con tutto ciò che
questo termine significa per Luca: liberazione, remissione dei peccati, pace).
31 preparata da te davanti a tutti i popoli:
Questa pace, questa salvezza ha una dimensione universale,
abbraccia tutti i popoli, tutti coloro che sono chiamati a formare il nuovo
Israele, il popolo di Dio.
32 luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele".
La salvezza si manifesta come luce: così era attesa da Zaccaria, stella
d'Oriente, chiamata a illuminare chi sta nelle tenebre (Lc 1,78ss). Ora questa
luce si estende sino ai confini della terra. Si realizza così la profezia
riguardante il servo di JHWH, chiamato ad essere luce delle nazioni.
Luca presenta così Gesù al centro della storia della salvezza, punto di arrivo
delle promesse e punto di partenza di una salvezza destinata ad estendersi a
tutte le nazioni chiamate a formare l'unico popolo di Dio.
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di
lui.
Anche Maria e Giuseppe, pur conoscendo la straordinarietà di quel loro bambino,
devono imparare a poco a poco ciò che lo riguarda. Quindi alle parole di
Simeone non possono che rimanere stupiti. Ogni bambino del resto è una novità,
porta in sé una promessa, un progetto che i suoi genitori possono solo conoscere
di giorno in giorno.
34 Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è
qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di
contraddizione
Simeone benedice tutta la famiglia forse sul modello della benedizione di Isacco
a Giacobbe (Gn 27 e 48).
Poi però si rivolge a Maria. Ecco la prima nota negativa nel clima fino ad ora
sereno e gioioso degli oracoli messianici. Gesù sarà motivo di caduta e di
risurrezione per molti in Israele. Viene adombrato il destino di Gesù presso il
suo popolo. Egli sarà segno di contraddizione, la pietra di inciampo che
diverrà testata d'angolo. Il rifiuto di Israele provocherà la morte del Messia
e l'allontanamento di Israele dalla Chiesa.
35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i
pensieri di molti cuori".
Questa profezia riguardante Maria viene letta in previsione della presenza di
Maria stessa sotto la croce il giorno della morte di Gesù. Ma questa presenza
di Maria sotto la croce è ricordata solo da Giovanni, non da Luca e quindi va
letta in un'altra prospettiva. Maria viene associata al destino del figlio.
Ella condividerà in quanto madre l'ostilità che Gesù incontrerà nella sua vita.
Questa condivisione va intesa in senso teologico.
Davanti a Gesù e a Maria i pensieri ostili, cattivi (il termine greco dialogismos
ha sempre senso negativo nel NT), di molti (non tutto Israele è stato ostile
a Gesù) verranno a galla.
36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di
Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il
suo matrimonio,
Anche Anna, come Simeone appartiene ai poveri di JHWH che attendono con
desiderio la manifestazione del Messia. Anche i nomi che la riguardano sembrano
avere una valenza simbolica. Anna= colei che ha ricevuto grazia. Fanuele= volto
di Dio. Aser= fortunata. Aser era una piccola tribù dispersa nel nord della
Galilea. Sorprende la sua presenza in Gerusalemme. Anna è una profetessa, come
altre dell'Antico Testamento: Miriam, la sorella di Mosé e di Aronne, (Es
15,20), Debora (Gdc 4,4), Hulda (2Re 22,14), ma Anna è già segno dell'era
messianica nella quale il dono dello Spirito scenderà su tutto il popolo (At
2,17s; Gl 3,1). Luca aggiunge l'episodio di Anna per dare valore legale alla
testimonianza su Gesù, o forse per aggiungere una figura femminile accanto a quella
di Simeone.
37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si
allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e
preghiere.
Il numero 84, se riferito alla sua vedovanza, porterebbe la sua età a 104, gli
anni di Giuditta, il modello di tutte le vedove nell'AT. Se riferito alla sua
età potrebbe significare 12 x 7, cioè il numero delle tribù inteso nella loro
perfezione, cioè Israele nella sua pienezza. La sua vita tutta dedicata a Dio
ha il suo modello in Giuditta, ma raffigura anche l'ideale della vedova
cristiana (1Tm 5,3-16).
38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava
del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Illuminata dallo Spirito, anche Anna riconosce il Messia in quel bambino e
subito rivolge la buona notizia al gruppo ristretto di coloro che aspettano la
liberazione di Gerusalemme, cioè di Israele, gruppo al quale essa stessa, come
Simeone, appartiene.
39 Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero
ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Questa prima conclusione ricorda ancora come Maria e Giuseppe seguano la legge
di Mosè, una legge che attende il Messia. La famiglia ritorna nella regine
della Galilea, nella città di Nazaret.
Questa indicazione offre il quadro della futura attività di Gesù: egli inoltre
verrà conosciuto dalla tradizione come nazareno.
40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia
di Dio era su di lui.
Questa seconda conclusione pone Gesù in parallelo a Giovanni (del quale però è
detto che "cresceva nello Spirito", per Gesù questa indicazione è
forse superflua, perché concepito dallo Spirito?).
Luca introduce poi due elementi che caratterizzeranno il futuro comportamento
di Gesù in mezzo agli uomini:
- la sapienza, cioè l'intelligenza spirituale che mostrerà già dal brano
seguente. Era una delle caratteristiche del Messia atteso (cf. Is 11,2)
- la grazia di Dio, di cui anche Maria è stata ricolmata, e che susciterà lo
stupore della folla (cf. Lc 4,22).
Luca descrive così non tanto la crescita psicologica e fisica del bambino,
quanto la sua crescita interiore, sotto la benevolenza divina.
Meditatio
- Cosa significa per me, per la mia vita, seguire "la legge di Dio"?
- C'è una promessa che io ho sentito vera per la mia vita, di cui attendo la
realizzazione?
- Posso dire anche io di aver visto la "salvezza di Israele"?