IL VANGELO DEL GIORNO XVI DOMENICA E SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere (Atti 2,42)
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Sabato della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
Il Tralcio e la Vite
Dal
Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
Io
sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore.
Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me
non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché
porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho
annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso
se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come
il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete
e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
In questo brano Gesù scongiura i
suoi amici di rimanere in lui, nel suo amore, per portare molto frutto e per
godere la gioia in pienezza. L'espressione dominante di questo testo è
"rimanere in", che ricorre sette volte.
Gesù si presenta come la vite della verità: in questo modo afferma di essere il
Cristo, il profeta definitivo atteso dagli ebrei e la fonte della rivelazione
piena e perfetta.
Nell'Antico Testamento la vite ha simboleggiato il popolo d'Israele.
Il salmo 80 canta la storia del popolo di Dio utilizzando l'immagine della vite
che Dio ha divelto dall'Egitto per trapiantarla in Palestina, dopo averle
preparato il terreno.
La presentazione del Padre, come l'agricoltore che coltiva la vite identificata
con Gesù, richiama il canto d'amore di Isaia 5,1-7 nel quale il Signore è
descritto come il vignaiolo che cura la casa d'Israele.
La vite-Gesù produce numerosi tralci; non tutti però danno frutto. Il portare
frutto dipende dal rapporto personale del discepolo con Gesù, dall'unione
intima con il Cristo. L'opera purificatrice di Dio nei discepoli di Gesù ha
come scopo una fecondità maggiore.
Dio purifica i discepoli dal male e dal peccato per mezzo della parola di Gesù.
Per Giovanni la purificazione è legata alla parola di Cristo, cioè
all'adesione, per mezzo della fede, alla sua rivelazione.
Gesù parla della mutua immanenza tra lui e i suoi amici. Nel passo finale del
discorso di Cafarnao, egli aveva fatto dipendere questa comunione perfetta tra
lui e i suoi discepoli dal mangiare la sua carne e dal bere il suo sangue (Gv
6,56). La finalità della comunione intima con Gesù, il frutto che ogni tralcio
deve portare è la salvezza.
L'uomo separato da Cristo, che è la fonte della vita, si trova nell'incapacità
di vivere e operare nella vita divina. Senza l'azione dello Spirito Santo è
impossibile entrare nel regno di Dio (Gv 3,5); senza l'attrazione del Padre,
nessuno può andare verso il Cristo e credere in lui (Gv 6,44.65).
Come il mondo incredulo si trova nell'incapacità totale di credere (Gv 12,39) e
di ricevere la Spirito della verità (Gv 14,17), così i discepoli, se non
rimangono uniti al Cristo, non possono operare nulla
sul piano della fede e della grazia.
Chi non rimane in Cristo, vite della verità, non solo è sterile, ma subirà la
condanna del giudizio finale.
Una conseguenza benefica del rimanere in Gesù è l'esaudimento delle preghiere
dei discepoli da parte del Padre. L'unione intima e profonda con Gesù rende
molto fecondi nella vita di fede e capaci di glorificare Dio Padre.
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Venerdì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
22 Luglio
Santa Maria Maddalena
Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv
20,1-2.11-18)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di
mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal
sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello
che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non
sappiamo dove l'hanno posto!».
Maria stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si
chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla
parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed
essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il
mio Signore e non so dove l'hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse
Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che
fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu,
dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella
si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù
le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va'
dai miei fratelli e di' loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio
vostro"».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò
che le aveva detto. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Questa ricorrenza è molto significativa per i cristiani, ognuno si può confrontare con Santa Maria Maddalena per capire che si possono compiere grandi opere buone quando si incontra veramente il Signore Gesù e si mette al centro di tutto.
Tutto è possibile insieme a Lui, ogni aspetto della vita può prendere la direzione giusta e la gloria viene data così solamente a Dio.
Il mondo invece glorifica l'amor proprio, ad esso applica una visione prettamente umana che innalza il puro piacere come fine dell'esistenza, sforzandosi di eliminare tutto ciò che ha attinenza con Dio. Il soprannaturale viene visto come un problema per la libertà di azione, ma Dio non obbliga nessuno e lascia liberi.
Questa libertà intesa come valore per la libera scelta della persona, viene usata in modo sbagliato, infatti molte persone si allontanano da Dio e scelgono uno i vizi come idoli e ad essi riversano un'adorazione incondizionata.
Lo stesso faceva la giovane Maria Maddalena, Ella è la prostituta convertita del Vangelo, la libertina sorella di Lazzaro e di Marta, la pubblica peccatrice che scandalizzava la popolazione per la sua immoralità ed indecenza.
La stessa persona è venerata come Santa dalla Chiesa e vediamo di conoscere meglio il passaggio tra i due opposti. Cito il Vangelo.
"Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato" (Lc 7,47).
S'intende che ha molto amato Gesù, un purissimo amore che ha cancellato tutti i suoi indecenti peccati. Tanto è capace di compiere l'amore e quando si attua la vera conversione si rimane meravigliati nel percepire una pace intensa, una gioia interiore presente anche quando si soffre.
È la vicinanza di Gesù a trasmetterci l'Amore Divino, quell'Amore soprannaturale che l'umanità non può conoscere se rimane avvinta all'amor proprio, anzi ne è schiava e cerca ogni mezzo per soddisfare gli istinti.
Questa considerazione poteva esprimerla Oscar Wilde, che scriveva: "Amare se stessi è l'inizio di un idillio che dura tutta la vita".
Non è la visione soprannaturale trasmessaci da Gesù nel Vangelo e che i Santi hanno vissuto con grande gioia e l'hanno testimoniata nella loro vita. Anche Santa Maria Maddalena dopo l'incredibile conversione visse sempre nella Luce di Dio.
"Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni" (Mc 16,9).
Prima ancora di apparire agli Apostoli, Gesù appare a Maria Maddalena e le trasmette la gioia della sua Risurrezione, la invita ad avvisare gli undici barricati nel Cenacolo e li chiama fratelli. Gesù conosce la profondità dell'essere umano e comprende la debolezza degli undici. "Và dai miei fratelli e dì loro...".
Gesù apparve a Maria Maddalena perché ella era riuscita ad adorare il Signore rinnegandosi pienamente. Questa è la vera prova dell'amore.
Non è vero amore quando si vogliono armonizzare l'amore a Dio e l'adorazione dei vizi!
Nella Santa di oggi troviamo quei passaggi indispensabili per mettere al primo posto Gesù, continuando a vivere la vita ordinaria ma in modo straordinario. Questo è sempre possibile se l'intenzione è pura e si ricerca sinceramente e senza falsità, la gloria di Dio.
Questo ha compiuto Santa Maddalena e le lacrime effuse quando cercava inconsolabilmente Gesù morto, testimoniano la sua Fede.
"Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".
La Santa è forse tra i comuni mortali la testimone principale dell'Amore di Dio, capace di trasformare una prostituta in una grande Santa.
Quando Ella rientrò in sé e comprese l'abisso in cui era finita, lavorò interiormente e riuscì a cambiare vita, mortificando l'amor proprio.
"L'amor proprio è il debole di tutti gli esseri umani". (Santa Teresina di Lisieux)
"È necessario che abbiamo due risoluzioni uguali: vedere le erbe cattive che crescono nel nostro giardino ed avere il coraggio di volerle strappare; infatti il nostro amor proprio, che è ciò che produce queste impertinenze, non morirà fino a che vivremo". (San Francesco di Sales)
Questo pensano i Santi dell'amor proprio, una debolezza che ogni persona si ritrova dentro e che può mortificare fino a raggiungere il controllo, ma non si potrà mai eliminare definitivamente questa debolezza. Si potrà mettere sotto controllo per non farla vincere più.
Tutti i Santi hanno lottato ottenendo risultati meravigliosi, ognuno di noi può mortificare e dominare l'amor proprio!
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Giovedì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi
perché ascoltano.
molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro.
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 13,10-17)Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 13,10-17)
***
TESTO
Dal Vangelo
secondo Matteo (Mt 13,10-17)
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro
parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei
cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per
questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
"Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!".
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano.
In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò
che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non
lo ascoltarono!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù parla in parabole, un
linguaggio semplice ed enigmatico nello stesso tempo, perché non intende
costringere nessuno, ma responsabilizzare le libertà.
Gesù viene a rivelare il mistero di Dio e Dio è necessariamente sorprendente,
poiché è "Altro" da noi e così può avvenire che lo si aspetti all'interno di
uno spettacolo grandioso e impressionante. Invece Gesù, che è il Figlio, la sua
immagine perfetta, appare in forma umiliata, come un seme, nascosto sotto
terra. Siccome, però, è seme, porta in sé la forza della vita.
Ora, Gesù ha trovato occhi che si chiudevano per non vedere e cuori che
resistevano per non essere risanati. I misteri di Dio non attraggono coloro che
chiedono soltanto buoni vantaggi terreni.
Questo spiega quella frase così ostica alle orecchie di tanti ascoltatori di
oggi: "A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza e a chi non ha sarà tolto
anche quello che ha". "Avere" o "non avere" non si riferiscono qui alle cose:
non è questione di possesso o di povertà. Piuttosto è l'autodecisione della
persona ad essere chiamata in questione. Chi "ha" apertura di cuore, avrà altro
dono (al possesso dell'antica alleanza si aggiungerà la ricchezza della nuova);
chi "non ha" questo cuore aperto alla trascendente sorpresa di Dio - (non è
possibile che questo povero Gesù sia "Dio con noi"!) - perderà tutto.
Oggi, come allora, se le nostre libertà si difendono da Dio - non gli
permettono di essere diverso da noi, non gli concedono che i suoi misteri siano
più alti dei nostri pensieri -, egli non le viola; se si aprono a lui egli le
invade.
Alla gratuità sovrabbondante della parola di Dio venuta in carne può realmente
opporsi il rifiuto pregiudiziale dell'uomo che la vota alla nullità.
Beati invece i vostri occhi
perché vedono
L'uomo è cieco e da cieco cammina nella storia. Non riesce neanche a vedere i
grandi segni della potenza e onnipotenza di Dio, come possiamo sperare di
pensare che possa vedere Dio in un uomo? La Scrittura antica chiama quest'uomo
cieco "stolto per natura", cioè persona corrotta. Ha perso
infatti l'uso degli occhi, della lingua, dell'udito, della stessa mente. Gli
manca la scienza dell'argomentazione e della deduzione.
Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio,
e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né,
esaminandone le opere, riconobbero l'artefice. Ma o il fuoco o il vento o
l'aria veloce, la volta stellata o l'acqua impetuosa o le luci del cielo essi
considerarono come dèi, reggitori del mondo. Se, affascinati dalla loro
bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro sovrano,
perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. Se sono
colpiti da stupore per la loro potenza ed energia, pensino da ciò quanto è più
potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle
creature per analogia si contempla il loro autore. Tuttavia per costoro leggero
è il rimprovero, perché essi facilmente s'ingannano cercando Dio e volendolo
trovare. Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura e si lasciano
prendere dall'apparenza perché le cose viste sono belle. Neppure costoro però
sono scusabili, perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare
il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano? (Sap
13.1-9).
La grandezza di un uomo è quella di saper vedere Dio in ogni luogo nel quale
Lui si dovesse manifestare. Possiede questa visione colui che è di cuore puro,
retto, non contaminato. I puri di cuore infatti vedono sempre Dio. Lo vedono
perché il loro intimo è cristallino e Dio da essi si lascia vedere. Gesù è
venuto sulla nostra terra. Lui è il Verbo eterno del Padre, il suo Figlio
Unigenito. Lui è vero Dio nella carne. La sua carne è tutta trasparente più che
il vetro o il cristallo finissimo. Se vediamo un liquido colorato in un
bicchiere, perché non riusciamo a vedere Dio nella carne del Verbo di Dio? Non
lo vediamo perché siamo ciechi. Non lo sentiamo perché siamo sordi. Non lo
percepiamo perché siamo senza tatto. Non ne sentiamo l'odore di santità perché
abbiamo perso ogni tatto. Non parliamo di Lui perché ignoriamo la sua stessa
esistenza. Questa è la nostra condizione spirituale.
Gesù proclama beati i suoi discepoli perché vedono e ascoltono il Verbo della
vita. Loro vedono e ascoltano Dio che parla ed agisce attraverso la sua carne.
Sono detti beati, anche se attualmente non comprendono. Poi verrà lo Spirito
Santo, ricorderà loro ogni cosa. Li introdurrà nella pienezza della verità del
mistero di Gesù Signore. Per essi si farà una grande luce e solo allora la
beatitudine di Gesù si compirà per loro. Attualmente vedono come attraverso uno
specchio molto opaco. Intravedono qualcosa. Ora sono come quel cieco che
toccato da Gesù vede gli uomini, perché vede come alberi che camminano. Domani,
toccati dallo Spirito Santo, vedranno Gesù nella completezza del suo mistero e
della sua vita. La beatitudine sarà piena.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, aiutateci a vedere Gesù.
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Mercoledì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)
Il seminatore uscì a seminare. Parte cadde lungo la strada,
sul terreno sassoso, sui rovi, sul terreno buono.
***
TESTO:-
Dal
Vangelo secondo Matteo (Mt 13,1-9)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a
lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la
folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì
a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli
uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non
c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma
quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte
cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sul
terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha
orecchi, ascolti». Parola del Signore.
RIFLESSIONE
La divina Sapienza è uscita dalla sua casa: dal seno del Padre è venuta a dimorare fra noi. Venuta per nutrire l'uomo con la sua parola, raccoglie attorno a sé tanta folla. E la pagina del Vangelo narra precisamente il mistero dell'incontro fra la Sapienza di Dio e la persona umana. Ciò che la Sapienza comunica può essere paragonato solo ad un seme. La parola di Gesù è viva e chiede di piantarsi nel terreno della nostra esistenza, per fruttificare in opere buone: la Verità che è Gesù, chiede di divenire Verità intima alla nostra vita. Ma in questo punto si opera all'interno dell'umanità una quadruplice divisione: chi si chiude, chi è superficiale, chi non si decide per il Signore e chi, infine, accoglie in sé quella parola.
Siede Gesù, come fanno i rabbini. Siede perché sa insegnare, perché vuole condurre, perché sa dove portare. Siede perché vuole restare, non fugge come fanno i tanti opinionisti che ci illudono per poi rintanarsi nelle loro luccicanti vite private. Resta, sta, spiega, condivide. Senza paroloni, senza alzare la voce, senza usare argomenti raffinati, senza sottolineare le distanze, senza sbattere in faccia la sua conoscenza. Usa esempi che tutti possono cogliere, usa le parabole. Davanti ad una parabola si resta liberi, possiamo coglierne il significato profondo, lasciarci scuotere oppure tenerla come un simpatico aneddoto. La parabola è uno strumento efficace: usa immagini concrete, non concetti astratti ma nasconde un mistero, una morale, un insegnamento che può toccare nel profondo chi ascolta. E, nello stesso tempo, non aggredisce. Se Gesù avesse detto: state ascoltando male la Parola di Dio, non siete capaci! Avrebbe mortificato e offeso chi gli stava di fronte. Ma la parabola del seminatore è efficace: chi ascolta si interroga sul suo modo di accogliere e di ascoltare il seme della parola che Dio semina con generosità nei nostri cuori.
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
Ecco mia madre e i miei fratelli!
Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli,
egli è per me fratello, sorella e madre.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt
12,46-50)
***
TESTO:-
Dal Vangelo
secondo Matteo (Mt 12,46-50)
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi
fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano
di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i
miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei
fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è
per me fratello, sorella e madre». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La realtà centrale
del cristianesimo è che ciascuno di noi, riconoscendo la paternità di Dio,
diventa fratello e sorella di Cristo.
È un legame di fraternità molto più profondo di quello che nasce semplicemente
dal sangue. San Paolo dice che proprio perché figli diventiamo anche eredi:
riceviamo per grazia gli stessi doni che il Padre ha concesso al Figlio.
Ma in questo episodio del Vangelo ci è rivelato anche che noi diventiamo madre
di Cristo per gli uomini, diventiamo cioè missionari.
Questa è la dignità del cristiano, questo è l'unico scopo della sua vita: fare
la volontà del Padre. Noi sappiamo dal Vangelo di san Giovanni che la volontà
del Padre è una sola: "Che conoscano colui che egli ha mandato".
Comunicandolo agli altri uomini, ciascuno di noi comprende, in una esperienza
personale sempre più profonda, chi sia Cristo per la sua vita.
Ecco mia madre ed i
miei fratelli
Oggi leggiamo un brano evangelico che ci sembra piuttosto duro, soprattutto
verso la Madre di Gesù. Per la nostra mentalità che vede solo negli onori
terreni la riconoscenza dei meriti, sembra infatti che Gesù rinneghi, in
qualche modo, le qualità di Maria. Gesù, però non disprezza i suoi legami di
sangue ma anzi ne dà una valenza ancora maggiore. Non tradisce sua madre e Gesù
stesso la vuole accanto a sé fino al momento supremo della sua morte in Croce.
La sua missione è però quella di instaurare una nuova famiglia i cui legami non
sono di sangue; in Lui diventiamo tutti fratelli e Figli di Dio. E' un nuovo
rapporto che ci chiede Gesù. La figliolanza divina al quale ci chiama non è
diritto di natura ma può essere conquistata solo con il nostro impegno
personale nel seguire la sua volontà. Maria, con il suo «si» completo e totale
si è già aggregata tra i discepoli di Gesù e con la sua vita ci dà un esempio
luminoso di dedizione. Con lei possiamo diventare anche noi veri discepoli di
Gesù e quindi partecipare a questa nuova famiglia di adozione.
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
Lunedì della XVI settimana del Tempo Ordinario Anno c
Maestro, da te vogliamo vedere un segno?
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno?
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,38-42)
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,38-42)
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo
vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno!
Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come
infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il
Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa
generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si
convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del
giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la
condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare
la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Una generazione malvagia e adultera pretende un segno!
Gesù non è venuto sulla terra per mostrare la sua divina onnipotenza, per
sconvolgere menti e cuori, per piegarli alla fede e alla verità così come aveva
fatto Dio con il faraone. Non è questa la sua via. Lo attesta anche la Lettera
agli Ebrei: "Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile
né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba
e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non
rivolgere più a loro la parola. Non potevano infatti sopportare quest'ordine:
Se anche una bestia toccherà il monte, sarà lapidata. Lo spettacolo, in realtà,
era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. Voi invece vi siete
accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e
a migliaia di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i cui
nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti
resi perfetti, a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore,
che è più eloquente di quello di Abele" (Eb 12,18-24). Gesù è venuto a
rivelare al mondo quanto è grande la potenza della carità di Dio, del suo
amore, della sua misericordia.
I farisei vorrebbero portare Gesù nella forma e nella sostanza dell'Antico
Testamento. Gesù non si lascia da loro tentare. Chiama questa generazione
malvagia e adultera. Essa è malvagia perché assai lontana dai pensieri di Dio.
Essi solamente sono buoni, pii, giusti, santi. Ora il pensiero di Dio è uno
solo: amare fino alla morte di croce. È la croce il più grande segno della
divina onnipotenza. Gesù dal legno rivela quanto grande, onnipotente, santo,
invincibile è l'amore di Dio per l'uomo. È adultera, questa generazione, perché
ha tradito il patto di alleanza con il suo Creatore e si è concessa
all'idolatria, all'empietà, al peccato. Ha abbandonato la Legge del suo Signore
e al suo posto si è costruito l'idolo dei pensieri umani. Questo è vero
tradimento, vero adulterio spirituale, che conduce ad ogni altro adulterio
morale.
La dolcezza dell'amore, la profondità della verità, della giustizia, della
sapienza bastano a tutti coloro che si vogliono convertire. Ninive non si
converti per i grandi segni. Aderì al Signore per la più semplice parola che un
uomo abbia mai potuto udire: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà
distrutta". Gesù invece non ha solo rivelato la purezza della Parola di
Dio, ha anche manifestato loro le profondità dell'amore del Padre. Quello di
Cristo Gesù era un amore che guariva, sanava, purificava, perdonava,
accoglieva, esaltava l'uomo, donandogli ogni dignità. Anche ai peccatori Lui
dava la grande speranza del perdono e della misericordia. L'amore, la carità,
la pietà vera e santa, sono il più grande segno della presenza di Dio sulla
nostra terra. Là dove vi è un uomo che ama, lì vi è sempre Dio che opera. Ecco
il segno vero della credibilità di Gesù Signore. Altri segni sono fuorvianti.
Sono per i cuori induriti che continueranno a rimanere induriti e ostili.
Questi cuori cercano il segno, ma solo per tentare il Signore e per attestare
la sua incapacità a poterli donare. Questa è pura malvagità e cattiveria.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, dateci la purezza
dell'amore.
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IL VANGELO NEL 21° SECOLO
XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
Dal Vangelo secondo
Luca (Lc
10,38-42)
Marta,
Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose,
ma una cosa sola è necessaria.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.
***
TESTO:-
Dal
Vangelo secondo Luca (Lc
10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna,
di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore,
ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi
abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le
rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa
sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Il Signore non cerca servitori ma amici.
Mentre erano in cammino, una donna di nome Marta lo accolse nella sua casa.
Ha la stanchezza del viaggio nei piedi, il dolore della gente negli occhi.
Allora riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia
sorridente, è un dono, e Gesù lo accoglie con gioia.
Quando una mano gli apre una porta, lui sa che lì dentro c'è un cuore che si è
schiuso. Ha una meta, Gerusalemme, ma lui non "passa oltre" quando
incontra qualcuno, si ferma. Per lui, come per il buon Samaritano, ogni
incontro diventa una meta, ogni persona un obiettivo importante.
A Betania il maestro è accolto da donne che non venivano accolte come discepole
dai maestri del tempo. Entra nella loro casa: la casa è scuola di vita, il
luogo dove la vita nasce e si conclude, dove celebra le sue feste più belle,
dove Dio parla nel quotidiano, nei giorni delle lacrime e in quella della danza
dei cuori. E il Vangelo deve diventare vero non ai margini della vita, ma nel
cuore di essa.
Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Sapienza del cuore
di donna, intuito che sceglie ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace,
libertà, orizzonti e sogni: la Parola di Dio
Mi piace immaginare Maria di Betania e Gesù totalmente presi l'uno dall'altra:
lui a darsi, lei a riceverlo. E li sento tutti e due felici, lui di aver
trovato un cuore in ascolto, lei di avere un rabbi tutto per sé. Lui totalmente
suo, lei totalmente sua.
A Maria doveva bruciare il cuore quel giorno. Da quel momento la sua vita è
cambiata. Maria è diventata feconda, grembo dove si custodisce il seme della
Parola, apostola: inviata a donare, ad ogni incontro, ciò che Gesù le aveva
seminato nel cuore.
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose. Gesù, affettuosamente,
rimprovera Marta. E lo fa contraddicendo non il servizio, ma l'affanno; non
contestando il cuore generoso, ma l'agitazione.
Quelle parole ripetono a tutti noi: attento a un troppo che è in agguato, a un
troppo che può sorgere e ingoiarti, che affanna, che toglie libertà e distoglie
dal volto degli altri.
Marta - sembra dirle Gesù - prima le persone, poi le cose. Non sopporta che sia
confinata in un ruolo di servizio, affogata nei troppi impegni: tu, le dice,
sei molto di più; tu puoi stare con me in una relazione diversa. Tu puoi
condividere con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza, Dio.
«Maria ha scelto la parte migliore», si è liberata e ha iniziato dalla parte
giusta il cammino che porta al cuore di Dio, dall'ascolto. Perché Dio non cerca
servitori, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui,
ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.