IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 4,35-41)

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia." Mc 4,38
Il lago di Tiberiade è così grande che ai tempi di Gesù lo chiamavano "mare". La sua posizione è tale che, quando si scatena un temporale, è forte tempesta in furioso accavallarsi di onde.
Così comprendiamo la preoccupazione dei discepoli che, con un malcelato senso di rimprovero, dicono al Signore: "Non t'importa che siamo perduti?" Il loro Maestro, infatti, sembrava insensibile alla gravità della situazione, oppresso da un sonno pesante dopo una giornata di fatica missionaria. Ma, immediatamente presente a sé e a quel che stava capitando, sgrida il vento e impone al mare di quietarsi.
Immediatamente tutto intorno si placa in serena bonaccia.
Poco prima Marco aveva scritto che i suoi discepoli l'avevano preso così com'era sulla barca. Certo doveva essere affaticato e la sua stessa tunica bianca non era stirata e splendente... E' il Gesù pienamente uomo che camminava con loro e condivideva tutto coi suoi: anche disagi climatici e stanchezze. Ma proprio ora, in quel vederlo immediatamente desto minacciare il vento e imporsi al mare sgridandolo forte, prende risalto la sua forza divina.
La violenza della natura in burrasca non è un fatto da poco. Qui è come un'ombra gigantesca che viene immediatamente divorata dalla luce del potere di Cristo: il potere di un uomo che è pienamente uomo, ma allo stesso tempo non cessa di essere Dio e di manifestarlo quando le vicende della vita chiedono il suo intervento che sempre è amore.

Signore, grazie perché tu sempre mi afferri e mi stupisci per questa Tua identità di Dio e di uomo in cui è l'Amore, solo l'Amore a dettare legge, una legge che è SALVEZZA.

"Nell'atto di fede c'è sempre un momento in cui bisogna chiudere gli occhi e buttarsi in acqua con cuore intrepido e senza garanzia apparente." Paul Claudel.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca, (Lc 1,57-66.80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All'istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Per bocca del profeta Dio annunciò: "Per voi... cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla" (Ml 3,20). L'inno di Zaccaria è il mirabile sviluppo di questa profezia. Quando, obbedendo all'ingiunzione dell'angelo, diede a suo figlio il nome di Giovanni (che significa: Dio è misericordioso), avendo fornito la prova di una fede senza indugi e senza riserve, la sua pena finì. E, avendo ritrovato la parola, Zaccaria cantò un inno di riconoscenza contenente tutta la speranza del popolo eletto. La prima parte, in forma di salmo, è una lode a Dio per le opere da lui compiute per la salvezza. La seconda parte è un canto in onore della nascita di Giovanni e una profezia sulla sua futura missione di profeta dell'Altissimo. Giovanni sarà l'annunciatore della misericordia divina, che si manifesta nel perdono concesso da Dio ai peccatori. La prova più meravigliosa di questa pietà divina sarà il Messia che apparirà sulla terra come il sole nascente. Un sole che strapperà alle tenebre i pagani immersi nelle eresie e nella depravazione morale, rivelando loro la vera fede, mentre, al popolo eletto, che conosceva già il vero Dio, concederà la pace. L'inno di Zaccaria sulla misericordia divina può diventare la nostra preghiera quotidiana.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,6.12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quale grande libertà di spirito dona il distacco a cui la fede guida il credente! Di solito i ricchi sono preoccupati di come conservare e aumentare la loro ricchezza; Abramo invece è più preoccupato del rapporto con il prossimo che di se stesso. Vuol evitare che la discordia si frapponga fra lui e Lot e con grande libertà di spirito attua in anticipo la regola d'oro che Gesù darà: "Fa' agli altri quello che vorresti fosse fatto a te". Dice al nipote: "Non vi sia discordia tra me e te, perché noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il paese? Separati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra io andrò a sinistra". E il modo migliore: lasciare all'altro la scelta. Ma è difficile, perché vediamo subito i nostri diritti e i doveri degli altri.
Lot sceglie la fertile valle del Giordano e ad Abramo resta la parte montuosa, arida.
Anche qui possiamo vedere un'applicazione ante litteram dell'insegnamento che Gesù dà nel Vangelo di oggi: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione...; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita!". Lui è la via, via angusta verso la morte, ma per la vita; lui è la porta stretta del distacco, dell'abnegazione, che si apre sulla felicità.
E la storia darà ragione ad Abramo: la via larga portava a Sodoma e Gomorra, simboli della perdizione; la terra di Canaan sarà la terra promessa: "Alzati dice il Signore percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te e alla tua discendenza".
Meditiamo su questa pagina. C'è veramente più gioia nel dare che nel ricevere.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,15-20)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Un albero buono non può produrre frutti cattivi
Dio è la verità. Dio, che è la verità, è tutto in Cristo Gesù. Cristo Gesù è la verità piena, perfetta, divina e umana di Dio, nello Spirito Santo, che è lo Spirito della verità. L'uomo è stato creato ad immagine della verità di Dio. Vive se rimane in questa verità, che lui deve accogliere con la volontà e con la sapienza e intelligenza di cui è stato arricchito da Dio deve trasformarla in sua vita. Attinge la verità da Dio, il quale gliela comunica attraverso la sua Parola, che è purissima verità, la trasforma in suo corpo e in suo sangue, in sua storia quotidiana, vive. Se si distacca dalla Parola, muore.
Dio però non comunica la sua Parola direttamente ad ogni uomo, la comunica attraverso i suoi profeti, i suoi messaggeri, persone incaricate da Lui a trasmettere la sua Parola ad ogni sua creatura. Chi vive in Dio, vive di Parola di Dio, comunica la Parola di Dio. Chi non vive in Dio, non vive di Parola di Dio, mai potrà comunicare, trasmettere la Parola di Dio. Costui trasmetterà una sua propria parola, non certamente la Parola di Dio. Per farsi accreditare in modo che alla sua parola si dia vera accoglienza di fede, costui dirà che la sua è Parola di Dio. Lo dice, ma inganna. Lo attesta il fatto che lui non vive di Parola di Dio, la Parola di Dio non conosce.
Gesù sa quanto danno produce una parola non di Dio fatta passare come Parola di Dio. Invita i suoi discepoli a porre ogni attenzione. Essi non devono ascoltare la parola, devono osservare la vita di coloro che si annunziano come veri profeti del Signore. Osservando la vita, noteranno che vi è una perenne contraddizione tra ciò che essi dicono e ciò che fanno. Le loro opere non sono il frutto della vera Parola di Dio, sono invece il frutto della loro carne, delle loro passioni, dei loro peccati.
La parola della vera profezia è sempre attestata, garantita dalla vita ricca di frutti di ogni bontà, mansuetudine, pazienza, carità, magnanimità, umiltà, grande gratuità. La vera profezia è nella più grande libertà dalle cose di questo mondo. Il vero profeta mai guadagnerà un qualcosa dalla sua missione. Gesù vero profeta del Dio vivente è nato nella più grande povertà ed è morto nudo su una croce. Nulla ha ricevuto da questo mondo. Tutto invece Lui ha donato al mondo. Gli ha fatto dono finanche del suo corpo e del suo sangue come vero nutrimento e bevanda di vita eterna.
Gesù dona ai suoi discepoli una regola infallibile. La Parola vera oltre che dono di Dio è anche il frutto della vita vera della persona. La vita vera attesta per la sua parola vera. La vita è vera se intessuta di frutti dello Spirito. Poiché l'albero è buono, sempre produrrà parole buone. Sempre dirà parole che sono dalla verità di Dio, indipendentemente se vengono o non vengono direttamente da Dio, sempre però provengono dalla sua natura vera che non può produrre se non frutti veri. La parola vera è sempre il frutto di una persona vera. L'albero è buono e il frutto è anche buono.
Non si guarda prima l'albero e poi si dice che il frutto è buono. Sempre invece si deve partire dal frutto. Si prende il frutto, se esso è buono l'albero e buono. Se il frutto è cattivo, l'albero è cattivo. Poiché l'albero del falso profeta non produce solo parole, ma ogni altro frutto, osservando i suoi frutti, è facile comprendere che ci si trova dinanzi ad un albero guasto, malato, non buono. La sua parola è anch'essa guasta, malata, non buona. Questa regola di Gesù è infallibile. Perché allora molti si lasciano ingannare, fuorviare, raggirare? Perché Dio vuole che l'uomo metta sempre in atto sapienza e intelligenza. Vuole che sempre l'uomo creda nella sua Parola. Chi non crede nella Parola di Dio, sempre si lascerà ingannare. Anche lui è albero cattivo con frutti cattivi.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci alberi buoni.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,21-29)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: "Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?". Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!".
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

No, non ci bastano le parole. Abbiamo bisogno di parole credibili, pronunciate da persone che vivono ciò che dicono. La folla è ammirata da Gesù perché, diversamente dagli uomini religiosi del suo tempo, fa ciò che dice. Perciò la sua parola è autorevole, ascoltata e accolta. Così per noi: non basta professarsi cristiani per esserlo davvero, non basta dirsi credenti per vivere da discepoli. Anche le nostre parole, anche le mie, possono diventare sterili e teoriche manifestazioni di cultura teologica. La Parola che Dio pronuncia diventa il fondamento di ogni nostra scelta, di ogni nostra decisione. Poiché abbiamo scoperto che la volontà di Dio è tutto ciò che ci può costruire perché ci conduce all'essenziale di noi stessi, su tale volontà, espressa anzitutto attraverso la Scrittura, fondiamo la casa della nostra vita. Allora né tempeste, né affanni, né preoccupazioni, e nemmeno il nostro peccato possono far crollare ciò che è costruito a partire dalla Parola di Dio. Interroghiamoci, oggi, su quanto il Vangelo che meditiamo quotidianamente abbia scavato in noi stessi, colmando i nostri abissi di solitudine e aprendoci alla speranza.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 8,1-4)

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guardati bene dal dirlo a qualcuno; va' invece a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Tutta la Sacra Scrittura parla del mistero di Cristo, della sua passione e risurrezione. "Dio afferma la Dei Verbum al n. 16 ha sapientemente disposto che il Nuovo Testamento fosse nascosto nell'Antico e l'Antico diventasse chiaro nel Nuovo... I Libri dell'Antico Testamento, integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro pieno significato nel Nuovo, che essi illuminano e spiegano".
Paolo nella lettera ai Romani spiega che Abramo, credendo all'annuncio della nascita di Isacco, credette senza saperlo nella risurrezione di Cristo, perché lui e Sara erano vecchi, "quasi morti", eppure egli credette che Dio, da due esseri così avanzati in età, poteva suscitare un figlio, Isacco, che è profezia e promessa della risurrezione.
Anche il Vangelo è un annuncio di risurrezione. Gesù tocca un lebbroso e lo guarisce: "Gesù stese la mano e lo toccò... e subito la lebbra scomparve". Quel toccare il lebbroso, considerato peccatore, impuro, tanto da rendere impuro chi venisse inavvertitamente in contatto con lui, è simbolo della passione di Cristo. Gesù, facendosi uomo, ha toccato veramente la nostra lebbra; si è presentato nella sua passione come "leprosum", peccatore per noi e in cambio, con la sua morte e risurrezione, sorgente di vita, ci ha dato la guarigione.
Avviciniamoci fiduciosamente all'Eucaristia con le nostre lebbre, con la nostra morte, perché Gesù ci vivifichi. Ogni Messa ci deve "rimettere in piedi", pronti al servizio dei fratelli, grazie alla risurrezione di Gesù.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 16,13-19)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Per capire l'azione e insieme la bellezza della narrazione del Vangelo, bisogna considerare il suo sfondo geografico. Cesarea di Filippo si estendeva ai piedi del monte Ermon. Una delle grotte era dedicata al dio Pan e alle ninfe. Sulla sommità di una rupe, Erode aveva fatto costruire un tempio in onore di Cesare Augusto, mentre Filippo, suo figlio, aveva ingrandito questa località dandole il nome di Cesarea. Venerare un idolo e un uomo dagli Ebrei era considerato un'opera satanica, e perciò la grotta era considerata l'ingresso del regno di Satana: l'inferno. Ci si aspettava che, un giorno o l'altro, gli abissi infernali scuotessero questa rupe e inghiottissero il tempio sacrilego. In questo luogo spaventoso, si svolse un dialogo fra Gesù, il Figlio del Dio vivente, e Simone, il figlio di Giona. Gesù parla di un'altra pietra sulla quale edificherà un altro tempio, la Chiesa di Dio. Nessuna potenza infernale potrà mai prevalere su di essa. Simone, in quanto responsabile e guardiano, ne riceve le chiavi, e così il potere di legare e di sciogliere, cioè l'autorità dell'insegnamento e il governo della Chiesa. Grazie a ciò, Simone ne è diventato la pietra visibile, che assicura alla Chiesa ordine, unità e forza. La Chiesa non potrà essere vinta né da Satana né dalla morte, poiché Cristo vive ed opera in essa. Ogni papa è il Pietro della propria epoca.