TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-52)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie
ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono
a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così
sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni
e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro:
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
San Tommaso d'Aquino, il grande teologo del Medioevo, utilizza un'immagine: noi
uomini siamo come una freccia già in piena corsa. Un altro ha preso la mira e
ha tirato. Non spetta più a noi cercare un obiettivo: è già stabilito. E dove
va questa freccia di cui il Creatore ha stabilito l'obiettivo? Ecco la
risposta: la freccia corre verso il bene, e dunque verso la felicità. Dio, e la
felicità di essere presso di lui, corrispondono alla più profonda aspirazione
dell'uomo. Qui non vi è nulla di imposto, nessun compito da fare come penso,
nessun passaggio a gincana, non dobbiamo stringere i denti. Come il ruscello
scorre naturalmente verso il mare, così l'uomo è in cammino verso Dio. Questo
insegnamento sugli uomini si trova nella parabola di Gesù che ci presenta il
Vangelo. È riassunto in sette righe di una semplicità geniale. Il Regno dei
cieli è proprio ciò che si cerca nel profondo del cuore. È come un tesoro di
cui si scopre l'esistenza. È come una perla, la perla delle perle che il
mercante ha cercato per tutta la sua vita. Se il mercante raggiunge il suo
obiettivo, non è grazie alla sua tenacia, ma perché ciò gli è concesso in dono.
Tuttavia il regno dei cieli non ci è tirato in testa. Bisogna impegnarsi
personalmente, essere pronti anche a sacrificare tutto. Ma non per una cosa
estranea. È ciò che abbiamo di più personale, e al tempo stesso un dono. E
bisogna saper cogliere questo dono; bisogna essere pronti. Quando si raggiunge
l'obiettivo, non bisogna crollare come dopo un eccesso di sforzo, ma esultare
di indescrivibile gioia.
Il segreto del cristianesimo può essere espresso in un'immagine di sette righe.
Ce ne vogliono un po' di più ai predicatori! Quanto a ciascuno di noi, ci vuole
tutta una vita per capirlo.
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Lunedì Della XVII Settimana
Del Tempo Ordinario Anno A
Sant'Ignazio di Loyola
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,31-35)
Il regno dei cieli
è simile a un granello di senape.
31 Luglio 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo
campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più
grande delle altre piante dell'orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli
del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un'altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una
donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se
non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La personalità di
sant'Ignazio è molto ricca e complessa e io non ho la pretesa di presentarla.
Voglio soltanto considerarne due aspetti: la grazia che egli aveva di trovare
Dio in tutto e la ricerca perseverante della volontà di Dio, nella luce di
Cristo.
Ignazio ha avuto la grazia di vedere Dio in tutto; di contemplarlo nella
creazione, nella storia, di trovarlo non soltanto nelle cerimonie religiose ma
nelle azioni di ogni giorno e in ogni circostanza: dicono che egli si
commuoveva fino alle lacrime davanti a un fiorellino, perché in esso vedeva la
bellezza di Dio. E incoraggiava i suoi compagni a vedere in tutto la gloria di
Dio, a trovare Dio in tutto, ad amare Dio in tutto. Trovare Dio in tutto è un
segreto molto importante per la vita spirituale. Dio non è un essere solitario,
che se ne sta in cielo: è un Dio presente in tutto, e non solo presente, ma che
agisce in tutto, e sempre con il suo amore.
La ricerca di Dio per sant'Ignazio era una realtà e non un sogno indistinto,
non lo cercava con l'immaginazione e la sensibilità; voleva realmente trovarlo
e per questo ricercava in tutto la volontà di Dio. Era un uomo riflessivo, che
studiava, esaminava e cercava con pazienza la soluzione più giusta.
Ignazio confidava di poter trovare la volontà di Dio mediante la preghiera,
nelle consolazioni e nelle desolazioni dello spirito. Quando si trattava di
cose importanti egli rifletteva per settimane intere, pregava, offriva la
Messa, per trovare quello che Dio voleva. Così la ricerca di Dio era molto
concreta, e altrettanto concreto il suo vivere con Dio.
Egli ebbe un desiderio ardente di conoscere Cristo intimamente, di amarlo, di
servirlo per sempre con tutto se stesso. E ricevette la risposta del Padre a La
Storta, in una visione che lo colmò di gioia: "Io voglio che tu mi
serva". Servire il Padre e il Figlio, il Padre per mezzo del Figlio fu la
felicità di sant'Ignazio, in un amore totale: trovare Dio e trovarlo
nell'essere compagno di Cristo.
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Martedì Della XVII
Settimana Del Tempo Ordinario Anno A
Sant'Alfonso Maria de' Liguori
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,36-43)
Il campo è il mondo
e il seme buono sono i figli del Regno.
1 Agosto 2023
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,36-43)
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si
avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo
è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del
Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del
mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la
si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo
manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali
e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente,
dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Alfonso (Napoli 1696 – Nocera de' Pagani, Salerno, 1 agosto 1787), già avvocato
del foro di Napoli, lasciò la toga per la vita ecclesiastica. Vescovo di
Sant'Agata dei Goti (1762-1775) e fondatore dei Redentoristi (1732), attese con
grande zelo alle missioni al popolo, si dedicò ai poveri e ai malati, fu
maestro di scienze morali, che ispirò a criteri di prudenza pastorale, fondata
sulla sincera ricerca oggettiva della verità, ma anche sensibile ai bisogni e alle
situazioni delle coscienze. Compose scritti ascetici di vasta risonanza.
Apostolo del culto all'Eucaristia e alla Vergine, guidò i fedeli alla
meditazione dei novissimi, alla preghiera e alla vita sacramentale.
L'intento era quello di imitare Cristo, cominciando dai Redentoristi da lui fondati,
i quali andavano via via operando per la redenzione di tante anime con
missioni, esercizi spirituali e varie forme di apostolato straordinario.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,44-46)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un
tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di
gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Ognuno trova quel tesoro che cerca, e quel tesoro diventa il suo dio, esso gli
procura potere, successo, ricchezza anche se di altra forma…
Il vero tesoro è Gesù Cristo e per Lui è opportuno e, direi, conveniente
abbandonare tutti gli altri tesori materiali. "…un tesoro nascosto nel campo;
un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi
averi e compra quel campo".
Non è necessario vendere le proprietà, ma distaccarsene affettivamente,
utilizzarle senza un affetto di adorazione. È invece importante vendere altri
averi, cioè eliminarli, come l'orgoglio, la superbia, il giudizio,
l'indurimento del cuore, la malizia, la falsità, l'inclinazione al male.
Riceve molte Grazie e benedizioni giornaliere da Gesù, il cristiano che lavora
per vincere i suoi vizi e vuole rinascere nello Spirito!
Per dare spazio a Gesù è necessario liberare il cuore da tanti interessi
inutili.
Riflettiamo quali cose e quali comportamenti sono da vincere e chiediamo a Gesù
di aiutarci, Lui è felice e non aspetta altro.
Preghiamo molto ogni giorno perché ci sorregga e ci aiuta a vincere la lotta
contro i vizi del mondo e le tentazioni dei diavoli, perché questa è una vera
lotta spirituale e non ci si può rilassare. Non abbattiamoci mai nello
sconforto o nella caduta: Gesù ci tende sempre le braccia per rialzarci.
Ricordiamo che la Madonna ci è sempre vicino e chiediamo il Suo aiuto in tutte
le necessità.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,47-53)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è
simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando
è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci
buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo.
Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella
fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro:
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un
padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il regno dei cieli ammette pesci buoni e pesci cattivi. Sarà così finché ci
sarà tempo, fino a quando il tempo passerà in eternità. Il realismo evangelico
ci impedisce di progettare un paradiso in terra; ci libera così da tutte le
utopie, perniciose per la fede come per la convivenza umana. In nome di ideali
utopici si sono eliminati milioni di uomini concreti. Dobbiamo rassegnarci a
convivere con il male che continuamente rinasce in noi e attorno a noi. La
Chiesa, per non parlare del mondo, è fatta di santi e di peccatori; di santi
che peccano e di peccatori che cercano di convertirsi. Non ci è lecito
scandalizzarci e dimenticare che così come siamo, siamo cittadini del regno. Il
peccato ci rattrista, ma non ci deprime.
D'altra parte la prospettiva del giudizio finale, "quando gli angeli
separeranno i cattivi dai buoni", non ci consente di attendere passivi l'ultimo
giorno. Non possiamo essere utopici, ma ancor meno indifferenti. La lotta
contro il male è d'obbligo anche se la prospettiva è di un combattimento che
non finirà mai: "Militia est vita hominum super terram". Dio e il diavolo
combattono ancora nella storia e il campo di battaglia è il cuore dell'uomo
(Dostoevskij). Si tratta di una lotta pacifica e violenta nello stesso tempo.
"I violenti si impadroniranno del Regno di Dio" (Mt 11,12). La pace cristiana è
inseparabile dalla spada (Mt 10,34) portata da Cristo, anche se la competizione
obbliga a ferire se stessi prima degli altri.
Alla fine del combattimento sarà Cristo a concedere la vittoria. Presenteremo i
nostri pochi meriti, ma conteremo soprattutto su chi ha guadagnato anche per
noi. "Non possiamo dirci poveri finché possiamo contare sull'infinita ricchezza
dei meriti di Cristo" (San Domenico).
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO A. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Venerdì Della XVII Settimana
Del Tempo Ordinario Anno A
San Giovanni Maria Vianney
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
Da dove gli vengono questa sapienza
e i prodigi
4 Agosto 2023
***
TSTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la
gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i
prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama
Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle,
non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era
per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in
casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Parola
del Signore
RIFLESSIONI
La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza di Gesù fa
pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge.
La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua
attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca
le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città.
La gente di Nazaret si domanda: "Da dove mai viene a costui questa
sapienza? Non è il figlio del carpentiere?", che non ha studiato e non può
avere cultura?
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie
volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto
ai sapienti ed ha criticato gli scribi "che dicono e non fanno".
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la
parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale.
"Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del
Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre".
"Tutto quello che fate", siano lavori materiali, siano discorsi. Il
Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per
essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto
a servire.
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie
capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio.
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai
pensieri di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse
ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per
questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in
prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti
gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo
morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e
piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che
avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio,
la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le
venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne
portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e
andarono a informare Gesù. Parola
RIFLESSIONI
La storia si ripete, stancamente, senza fantasia. È Matteo a raccontarci la triste fine del più grande fra i profeti. Gesù stesso ne aveva intessuto le lodi, dichiarando che Giovanni Battista è stato il più grande uomo mai vissuto. Eppure il povero Giovanni finisce i suoi giorni in una prigione a Macheronte, sacrificato alla gelosia rabbiosa di una primadonna che non accetta le sue critiche e che manipola l'appetito di un re fantoccio vittima delle sue proprie irrefrenabili pulsioni e dell'eccessiva immagine di se stesso. Giovanni viene ucciso, decapitato, senza ragione, senza processo, senza giustizia. Erode lo ascoltava volentieri e lo temeva, dicono gli evangelisti, ma non è bastato per far diventare quello spiraglio di ascolto una vera conversione. Anche noi a volte, come Erode, ascoltiamo volentieri le cose di Dio, e quante volte si legge di presunte "conversioni" da parte di personaggi importanti, o dei potenti di questo mondo! Ma la conversione si vede nei fatti, quando cambia il giudizio e la vita si adegua alle scoperte fatte. Così non accade per l'inetto Erode, solleticato dalla predicazione ma mai convertito.