IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato.
Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose. Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo.
Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge... Può essere la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l'"apriti" possono essere l'acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: "Io ti battezzo"; "Io ti assolvo".
Allora avviene nuovamente il "miracolo".
Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita.
E il prossimo è colui che dev'essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità.
Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,6-11)

Un sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C'era là un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo.
Ma Gesù conosceva i loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: «Alzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo.
Poi Gesù disse loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse all'uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita.
Ma essi, fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

"Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri". A Dio non piace chi sillogizza perché egli non è un arido ragionatore. La sola cosa che gli importi è che l'uomo viva. "Alzati...". Egli è Amore e l'amore non vuole raziocinare troppo. È una questione seria quella che ci viene posta qui. I nostri rapporti con Dio non sono forse fatti di ragionamenti per saper fino a che punto possiamo donare noi stessi? Dio non sarà troppo esigente? Non ci chiede forse troppo? E poi la nostra vita privata. Che diritto avrebbe Dio di intervenire nella nostra vita?
La nostra fede è un luogo in cui ragioniamo con Dio oppure è il luogo della nostra più grande libertà, il luogo più intimo, il cuore in cui ci abbandoniamo a colui che vuole far vivere? La nostra fede è un abbandono, un dono di noi stessi nell'amore? La nostra fede è un credito fatto a Dio: "È permesso?". Sì, è permesso d'amare.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)

Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Come vivere questa Parola?
Gesù è all'inizio del suo apostolato. Ha appena scelto i dodici dopo una notte di intensa preghiera sul monte, il luogo del "a tu per tu" con Dio, il luogo da cui, il giorno della trasfigurazione, gli apostoli non vorrebbero più scendere: "È bello per noi essere qui" (Lc 9,33). L'esperienza di Dio è sempre qualcosa che ti afferra dentro, aprendoti squarci di luce nel grigiore del quotidiano. Eppure il posto in cui siamo chiamati a vivere non è lì, in quegli sprazzi di cielo, che pure sono indispensabili per non smarrirsi in vicoli ciechi. Gesù stesso se li concede con una certa frequenza, in particolare nella "notte" quando sembra che tutto sia inghiottito dalle tenebre e tutto tace, ingigantendo guaiti lontani e rendendo sospetto ogni rumore... Sono le ore difficili che tutti, nella vita, siamo chiamati ad attraversare. Ore feconde che ci mettono dinanzi agli occhi la nostra fragilità e povertà esistenziale e ci fanno desiderare di "toccare" Colui che solo può sostenere la nostra debolezza, guarire le nostre infermità. Ore in cui il ricorso a Dio ti urge dentro, in cui prendi coscienza che lui solo conta e in lui solo c'è pace. E quando ti immergi in lui, non vorresti più staccartene. Ma è proprio allora che avverti imperiosa la chiamata di Gesù: vuole che tu esca dalle tue notti vivificate dal contatto più intimo con lui, trasformato in apostolo.
Ora egli addita la via della discesa a valle dove altri brancolano ancora nel buio, invocando la luce, cercando il contatto vivificante con Gesù. È a loro che egli ci manda perché raccontiamo la nostra esperienza, riaccendendo nei cuori la speranza.
Oggi, lasciamoci raggiungere dall'invito di Gesù che ci vuole suoi apostoli impegnati a donare al mondo luce. Chiediamoci in quale "valle" dobbiamo svolgere il nostro apostolato e cosa possiamo fare in concreto.
Signore, sì, è bello sostare in preghiera accanto a te. Ma questo non deve diventare un godimento egoistico, ma un momento di ricarica per donarti donandomi.
I libri, i documenti, i ragionamenti non ci potranno mai convincere e convertire. Ciò di cui c'è bisogno è la luce di una vita, l'irradiamento di un volto, il battito di un cuore: è il dono di tutta una vita.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,20-26)

Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù qui è molto chiaro, pronuncia quattro beati ai buoni e quattro guai ai corrotti, si rivolge a tutti perché nel mondo c'è bene e male.
Le otto Beatitudini di San Matteo sono racchiuse in queste quattro di San Luca, sono le più essenziali ma senza trascurare le altre.
Gesù promette in questa vita una felicità che nessuna ricchezza e nessun potere potranno mai donare. La sua promessa è stata vissuta da miliardi di cristiani vissuti in questi duemila anni e la Madonna continua a venire in mezzo a noi a richiamarci alle cose di Dio.
L'uomo di oggi ha però molte distrazioni, le sue dissipazioni sono innumerevoli nella giornata, e l'uomo e la donna sono responsabili del loro futuro. Le dissipazioni sembrano qualcosa di innocuo, ma non è così, chi perdura nelle dissipazioni non riesce a vivere una spiritualità regolare.
Improvvisa la sua Fede, dimentica Gesù e la Messa, non fa più caso ai peccati commessi.
Portano sregolatezze nella vita, in contrasto all'equilibrio e alla temperanza. Le cattive abitudini sono la rovina della vita spirituale!
Nel mondo si è imposto uno stile di vita senza Dio, tutto si compie in funzione del piacere dissoluto, non ci sono più limiti alla depravazione. In ogni settore della vita si percepisce che Dio è stato escluso e sono pochi i cristiani che credono con coraggio e continuano a frequentare la Santa Messa.
Tutti gli ex praticanti hanno perduto la bussola della vita e l'ago della stessa bussola gira al contrario. Che si deve fare?
Le Istituzioni e i mass-media agiscono come se avessero dinanzi agli occhi un solo proposito: danneggiare la Chiesa, eliminare il Cristianesimo. Non ci fate caso che le scelte politiche dei potenti e la programmazione delle tv sono impostate contro i valori cristiani?
I giovani sono i più esposti e i più colpiti, sono fortunati quelli che hanno genitori che pregano e ottengono per le loro preghiere la protezione della Madonna, oltre a aiutarli a comprendere la pericolosità della vita.
Gesù oggi ci parla di beati e di guai, ognuno di noi con le sue scelte e con la sua vita, si è posto in uno dei due cammini, di vita eterna o di disperazione eterna. Gesù vuole salvare tutti, anche i più grandi peccatori, ma questi avranno il tempo e la capacità spirituale di chiedere perdono per i crimini che compiono?

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 6,27-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo ci propone oggi la rinuncia alla vendetta e alla violenza. Al loro posto, Gesù impone ai suoi discepoli il
principio della non resistenza al male e il comandamento dell'amore dei propri nemici.
È come se ci dicesse: non si trionfa sul male con il male; non si trionfa sulla violenza con la violenza. Il male e la violenza sono vinti quando li si lascia dissolvere, senza rilanciarli con una risposta analoga. L'odio non può essere distrutto che dall'amore che lo subisce gratuitamente.
Non è vero che noi non possiamo evitare, a queste parole, un movimento di rifiuto? Non hanno l'apparenza della follia, abituati come siamo a vedere trionfare il potere e l'aggressività dei forti, mentre il male si accanisce sui deboli e i disarmati? Questi ordini non sarebbero il frutto delle divagazioni di un sognatore che non ha l'esperienza della crudeltà spietata del nostro mondo?
Di Gesù si può dire qualsiasi cosa, tranne che non abbia conosciuto la cattiveria. Egli ha conosciuto bene che cosa voleva dire essere detestato, spogliato, percosso e ucciso. In realtà, è il solo uomo che può dire quello che noi abbiamo appena ascoltato senza la più piccola leggerezza, perché in lui, e in lui solo, queste parole furono verità. Egli ha amato coloro che lo odiavano, ha dato più di quanto non gli fosse stato tolto, egli ha benedetto coloro che lo maledicevano.
Solo così questa condotta viene giustificata. Non è il prodotto di una saggezza profana, che implicherebbe una irresponsabilità criminale. Non è qui un politico o sociologo di questo mondo che parla. Colui che parla ha superato il male attraverso la sofferenza. Ed è per questo che la sola giustificazione possibile di questi comandamenti di Gesù è la sua croce. Solo colui che dice "sì" alla croce di Cristo può obbedire a tali precetti e trovare nell'obbedienza il compimento della promessa contenuta in essi: il bene trionfa sul male attraverso l'amore.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Lo considero un dramma esistenziale quello che vivono le persone presenti in tutti gli ambienti, sempre pronti a condannare, a giudicare senza motivi, a diffamare con malizia, senza riuscire a vedere che loro non stanno meglio degli altri.
Ricordo la favola di Fedro, scrittore romano vissuto nel I secolo, con il suo famoso stile poetico, che possedeva un carattere pedagogico e un fine morale. È famosa quella delle due bisacce, dal titolo "I vizi degli uomini".

«Il grande e saggio re degli dei, Giove, mise sulle spalle degli uomini, due grandi bisacce. Una poggiava sul petto e una invece poggiava sulla schiena. Le bisacce erano pesanti e ingombranti e l'uomo doveva portarsele addosso per tutta la vita. Ma non erano bisacce reali, erano invece metaforiche. Avevano un significato profondo e attualissimo.
La bisaccia che pendeva sul davanti, sul petto e che l'uomo poteva agilmente e continuamente vedere era colma di tutti i vizi degli altri uomini, invece quella posta sulla schiena era piena dei suoi vizi.
Spesso accadeva che l'uomo volesse sbirciare il contenuto delle bisacce. Ma non riusciva a vedere il contenuto della bisaccia posta sulla schiena colma dei suoi difetti, mentre vedeva benissimo quello all'interno della bisaccia posta sul suo petto, piena dei difetti altrui.
Se qualcuno sbagliava se ne accorgeva subito e lo criticava severamente, mentre non vedeva i suoi errori».
Vediamo la morale della favola di Fedro: "I vizi degli uomini" ci insegna che l'uomo non vede i suoi difetti ed è pronto a criticare severamente gli errori degli altri. Qui si inserisce perfettamente l'ammonizione di Gesù.
"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?".
È una riflessione molto importante per ognuno di noi, solo così potrà verificarsi l'incontro con la vita interiore.
«Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita!"».
Molti agiscono così in buonafede, senza capire di ergersi a giudici e di ostentare una sapienza che non possiedono. Gesù ci indica cosa fare.
"Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".
È importante conoscerci bene interiormente.
I peccati si chiamano sempre peccati, ma lo stesso peccato Dio lo valuta diversamente secondo l'intenzionalità o la superficialità del peccatore, la sua cattiveria o debolezza, l'affetto al peccato o la debolezza di un momento.
Nella guida spirituale bisogna fare prendere consapevolezza al credente di tutto, ma con pazienza, bontà, comprensione, misericordia.
Ricordate cosa disse Gesù poco prima di morire? "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34).
Moltissimi credenti non hanno la capacità di frenarsi dinanzi ad una occasione di peccare, ci sono molte ragioni che conosce il buon Dio, ma anche il peccatore dovrebbe conoscersi meglio per dominare la sua volontà e non cadere con facilità nei peccati.
La preghiera costante e, soprattutto, i Sacramenti, trasformano la persona e la rendono giorno dopo giorno, più buona e saggia.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,13,17)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L'esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall'ingratitudine dell'uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d'amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l'uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un'occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d'amore e seme di gloria per ciascuno di noi.