IL VANGELO DEL GIORNO: https://www.iosonolalucedelmondo.it/indice-anno-liturgico-2022/
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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,32-45)

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che Lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'Uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; Lo condanneranno a morte e Lo consegneranno ai pagani, Lo derideranno, gli sputeranno addosso, Lo flagelleranno e Lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che Tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che Io faccia per voi?». Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che Io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui Io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che Io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui Io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'Uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù reagisce vivamente di fronte alla minaccia che pesa ancora una volta sulla sua comunità a causa dell'ambizione sfrenata di avere i primi posti, di conquistare il potere. La sua lezione è molto severa, quasi solenne. Egli propone in compenso una nuova economia sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all'ultima goccia. E per tutti i suoi membri, perché tutti sono fratelli. All'immagine del capo che comanda si oppone quella del capo che serve. Ed ecco che i capi avranno paradossalmente un solo compito: servire. Il suo prototipo è il Messia, diventato piuttosto il Figlio dell'uomo, schiavo di tutti gli schiavi, per il riscatto dei quali egli offre quello che possiede e quello che è: tutto. Egli ha appena formulato il suo progetto di comunità, la sua carta "costituzionale", alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti.

TEESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lu 12,13-21)

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quello che hai preparato, di chi sarà?
La Parola di oggi si scontra con la mentalità egoista di questa società e solo tra i seguaci di Gesù c'è la capacità di vincere l'egoismo.
Chi prega bene e conosce il Signore Gesù si sente appagato di quanto gli permette di vivere dignitosamente.
Nel mondo ci sono miliardi di persone privi anche delle cose essenziali, anche in Italia ci sono milioni i cittadini assolutamente poveri. È un dato spiacevole e imbarazzante per chi non li aiuta.
È sempre esistito il divario tra ricchi e poveri, la disuguaglianza dei redditi, la disparità di ricchezza o differenze in ricchezza e reddito.
Si chiama disuguaglianza economica ed è imposta dai ricchi preoccupati esclusivamente dei loro ingenti beni e non si accorgono dei poveri che incontrano per strada. Sono ricchi senza cuore, incapaci di amare il prossimo perché tutta l'adorazione è rivolta ai beni materiali, alla ricchezza che posseggono.
Tutta una vita per raccogliere immensi capitali per poi lasciarli in questa terra, e vanno incontro alla morte, dispiaciuti immensamente per le ricchezze lasciate e non per la definitiva lontananza dagli affetti più cari, che dovrebbero essere i loro familiari.
Quanto hanno lottato durante la loro vita per ottenere altro denaro forse anche in modo disonesto?
Per farne cosa?
Se già possiedono smisurate ricchezze, perché vivono sempre nell'inquietudine per ricavare altro denaro?
La loro vita viaggia su questa sola preoccupazione: fare altro denaro.
Il denaro è sicuramente necessario e Gesù benedice il benessere ottenuto onestamente, con i propri sforzi o dai beni ricevuti in eredità o con il lavoro di più familiari. Gesù desidera che ognuno viva in modo dignitoso, avendo il necessario e questo è anche frutto dell'intervento della Divina Provvidenza.
Gesù ha parlato di "povertà di spirito" nelle Beatitudini, di un atteggiamento distaccato sia dai beni che si posseggono sia da quanto non si possiede e non è indispensabile. Sono molti gli oggetti non necessari che si vogliono possedere ad ogni costo, questi si chiamano bisogni che si crea la persona, ma in realtà non necessari.
Non sono solamente i ricchi a vivere con la mente fissa alle ricchezze, ci sono anche benestanti e arrampicatori che hanno già una discreta agiatezza e non si accontentano mai, vogliono sempre di più a qualsiasi costo!
Il Vangelo oggi ci parla di una ricchezza figlia della cupidigia e di una ricchezza che ci trasforma davanti a Dio ed è quella spirituale.
"Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".
Gesù non approva quanti si arricchiscono per la bramosia del denaro e lo adorano come una divinità. L'uomo ricco del Vangelo è rappresentativo: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?".

Per avere una grande pace interiore e poter vivere senza la schiavitù della ricerca asfissiante del benessere, ci vuole la Grazia di Dio. Infatti, molti cristiani benestanti compiono un buon cammino di Fede perché hanno trovato il vero tesoro che è Gesù Cristo.
Questi cristiani vivono distaccati dai propri beni materiali, li utilizzano liberamente e non ne sono schiavi. Hanno la consapevolezza che tutto passa e che tutto bisognerà lasciare in questa terra. Quanti maturano queste riflessioni sono cristiani molto vicini a Gesù e pregano con vero amore.
È Gesù che cambia i cuori e i cuori di quanti sono vicini a Lui assorbono i suoi sentimenti. Vivono da risorti, sono persone speciali.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,35-38)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!». Parola del Signore. 

RIFLESSIONI

«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Lc 12,35-38
Il mio cuore non può fare a meno di attendere qualcuno: non avrei la forza di affrontare emotivamente una sola oscura notte, se non avessi l'intima certezza che la persona che amo è alle porte, che l'indomani i miei desideri verranno appagati, che alle tenebre farà seguito la luce, all'inverno la speranza della primavera. Quante notti costellano la nostra esistenza, quante prove, quante delusioni che sembrano velare davanti a noi l'orizzonte del bene, quasi fino a farlo scomparire...! Il credente sa di muoversi nelle tenebre, non si illude, non si lascia abbagliare dai festoni colorati e luccicanti della mondanità, e viaggia verso la vera luce. Perciò è beato, perché vede oltre, tiene desti i propri sensi spirituali e non si accontenta del tutto e subito.
Mi impegno a riconoscere i barlumi di luce anche nelle giornate più buie e nebulose, per alimentare la gioia e la speranza e trasfigurare in bene persino le mie piccole pene.
Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,39-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire", e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Le parabole del ritorno del padrone sono per chi non crede, per chi non è discepolo, o per noi? La domanda, solo apparentemente ingenua, è gravida di conseguenze. Pietro, e noi con lui ci aspettiamo una risposta negativa: no, non è per voi che già credete, non è per voi che meditate tutti i giorni la Parola, non è per voi che siete già discepoli! È per gli altri che non sanno, per i cristiani tiepidi, per quelli che snobbano l'annuncio... Noi, in fondo, modestamente, qualcosa abbiamo capito, ci siamo attivati, cerchiamo di custodire la fede. No, amici, non è così. L'invito alla vigilanza è anzitutto per noi che pensiamo di essere già a posto. E lo siamo, oggettivamente, siamo nella condizione di potere accogliere in pienezza il Signore. Come i farisei. E i sadducei. E i dottori della Legge. La provocazione di Gesù è urticante: a volte sono proprio gli uomini e le donne di religione, i devoti a non essere presenti quando Dio viene. Possiamo drammaticamente passare la vita in chiesa senza mai conoscere Dio. Non scoraggiamoci, allora, ma cresciamo nel desiderio e nella vigilanza, non diamo mai nulla per scontato, con un cuore libero che sa attendere.
Gesù è esplicito, nel brano di Vangelo che abbiamo letto, e si rivolge proprio a chi, come noi, è diventato discepolo. Ci dice amichevolmente: ti ho cercato, mi sono rivelato, ho aperto il tuo cuore, l'ho inondato di luce, ti perseguito con i miei benefici, mi sei prezioso, ti circondo di segni, sappilo. Che ne facciamo del tesoro scoperto nel campo, come gestiamo la nostra vita spirituale? Abbiamo poco tempo? È passata la crisi mistica? È troppo difficile credere nella mia città e accampo mille scuse per non dedicare del tempo all'essenziale? Il Signore dona tutto se stesso. Ma chiede altrettanto. Dona senza misura. Ma chiede lo stesso afflato, lo stesso desiderio, la stessa generosità... Questo perché il nostro Dio è un amante passionale e geloso come ha potuto sperimentare Israele, buono ma non bonaccione, un Padre e non un Babbo Natale, un fuoco divorante, non una tiepida cenere. Stiamo attenti e desti a non gettare alle ortiche la nostra dignità, non facciamoci prendere da inutili ansie, ovvio, ma rispondiamo con verità e gioia alla chiamata del Signore perché a chi ha ricevuto sarà chiesto molto di più; la fede non diventi un nido in cui rifugiarci, né un paravento dietro cui nasconderci aspettando un premio, ma un pungolo e uno stimolo per prendere sul serio un Dio che ci prende sul serio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)

Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

I nostri difetti sono bravissimi nel trovare occasioni di crescita: anche le parole della Scrittura sono state usate nel corso dei secoli in modo da favorirli o giustificarli. San Paolo nella lettera ai Romani cerca di togliere qualche illusione nociva. Ha affermato che la salvezza ci è data per grazia e non per le nostre opere; ora però esorta i cristiani: come nella schiavitù della carne si producevano iniquità e impurità, così ora, liberati dal peccato e servi di Dio, bisogna produrre frutti di santità, per la vita eterna. E l'assoluta novità delle opere della fede, che trovano la loro sorgente in Gesù Cristo. Così è evitato, da Paolo, il pericolo che la verità della salvezza per grazia venga deformata per giustificare una condotta cattiva.
Purtroppo questa verità non è sempre stata ricevuta rettamente, così ad esempio qualcuno ha affermato che, rivestiti dalla grazia di Cristo come da un manto, possiamo ancora essere in peccato, perché i meriti di Cristo coprono i nostri peccati davanti al Padre. Non è vero. I cristiani non possono essere in peccato e avere la grazia: c'è una scelta da fare.
Nel Vangelo odierno anche Gesù toglie qualche illusione ai suoi discepoli. Egli è venuto a portare la pace, anzi "è lui la nostra pace", come scrive Paolo agli Efesini, ma la pace che egli porta non è come quella del mondo. Il suo messaggio di pace è contro una certa pigra tranquillità che sfugge gli sforzi, che evita da vile ogni conflitto. Ecco perché dice: "Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione". Davanti a lui non si può rimanere neutrali: bisogna prendere posizione e allora si creano conflitti in noi e attorno a noi, ci si trova di fronte a degli avversari: "Si divideranno tre contro due e due contro tre...".
Un cristiano deve saper guardare le cose in faccia, e combattere coraggiosamente per la verità, per il regno dell'amore, contro i vizi che lo ostacolano. Quello del Vangelo oggi è un messaggio di coraggio.
Chiediamo al Signore la chiarezza di vedute che ci faccia distinguere la vera dalla falsa pace, che ci dia il coraggio di servire la verità, a qualunque prezzo. Nella lettera agli Ebrei l'autore invita i cristiani a correre con perseveranza "tenendo fisso lo sguardo su Gesù e li esorta: "Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate... Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato!". Gesù ci mette nella verità, perché resistiamo fino al sangue.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 12,54-59)

In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: "Arriva la pioggia", e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: "Farà caldo", e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Cristo si scontra con la cecità. Gli uomini non riconoscono ciò che per lui è più evidente, cioè la certezza che il regno di Dio è vicino. Eppure essi sanno guardare, sanno che il vento del mare porta la pioggia ed il vento del deserto il caldo.
Per uscire da questa cecità non possiamo restare passivi, come se i segni della venuta del regno fossero dei miracoli che potremmo guardare come spettatori. Si tratta piuttosto di riconoscere la volontà di Dio e di farla. Cristo ci dice anche ciò che è al centro dalla volontà di Dio: riconciliarci con gli altri nel nostro cammino.
Il perdono ci fa entrare nell'evidenza di Gesù; il regno di Dio è vicino. In questo modo noi prepariamo la venuta di Dio. E Cristo insiste: rifiutare la riconciliazione è come chiudere la porta del regno di Dio.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

«Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» Lc 13,3
Gesù, per il suo insegnamento, prende lo spunto da due tragici fatti avvenuti poco prima in Gerusalemme: la morte di diciotto persone travolte dal crollo della torre di Siloe e l'uccisione di Galilei, mentre offrivano il sacrificio a Dio, ordinata da Pilato.
Coloro che riferiscono questi fatti desiderano sapere se quei morti fossero stati puniti da Dio per i loro peccati: costoro attribuiscono queste morti alla giustizia punitiva di Dio. Gesù vuole eliminare questa idea (implicitamente lascia capire che la morte dei diciotto sarebbe da attribuire all'imperizia dei costruttori e la morte violenta dei Galilei all'esercizio violento del potere da parte di Pilato).
Anche oggi, davanti a morti e violenze, non scarichiamo la colpa su Dio, ma ricerchiamone la causa in persone che infliggono angherie e violenze ai più deboli e preghiamo perché gli uomini non commettano più soprusi verso gli altri e rispettino anche la natura (considerandola un organismo vivente).
O Signore, fammi attento alle persone in difficoltà e mi impegni con coerenza al servizio del Vangelo, imitando il tuo amore verso tutte le creature.
"La sofferenza viene inflitta non da Dio ma dagli esseri umani a loro stessi e ai loro simili, nonché da certe misure difensive che la Terra, la quale è un organismo vivente e intelligente, prenderà per proteggersi dall'assalto della follia umana. Per la via della sofferenza si può arrivare all'illuminazione". Eckhart Tolle