TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la
strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
«Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli:
«Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in
piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli
rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede
ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del
Signore.
RIFLESSIONI
Ci sono anch'io sulla tua strada
«Bar-timeo»: figlio dell'onorevole
Abbiamo sentito pronunciare un nome: «Figlio di Timeo, Bartimeo» (Mc
10,46b).
È l'unica volta nei Vangeli che un povero, «cieco e mendicante, seduto sul
ciglio della strada» (Mc 10,46c), al quale nessuno badava, viene
presentato con un nome proprio.
Ma questo è un nome particolare, in quanto è la composizione di due parole, una
aramaica, "bar", che significa "figlio", e
l'altra greca, "Timeo", che
significa "onorevole".
Due culture, quella ebraica e quella greca, sono comprese nello stesso nome,
esplicitamente dichiarato (Bartimeo) e al tempo stesso ripetuto nel significato
(figlio di Timeo). «Il figlio di Timeo, Bartimeo» può così
rappresentare qualsiasi essere umano che, mediante il battesimo,
diventa «uno in Cristo», poiché «non c'è più distinzione tra giudeo e
greco, schiavo o libero, maschio o femmina» (cfr. Gal 3,26-28).
«Bartimeo» significa letteralmente "figlio dell'onorevole",
cioè il figlio di colui che è degno di essere onorato. Chi merita veramente di
essere onorato se non Dio Padre unito al Figlio, nostro Signore Gesù Cristo,
per l'azione della gratuità dell'amore che è lo Spirito Santo?
Nel nome «Bartimeo» è celata tutta la dignità della filiazione divina
di ogni essere umano.
Tutti, senza distinzione, abbiamo già ricevuto gratuitamente il dono dello
Spirito Santo che ci fa figli amati dal Padre, per Cristo, con Cristo e in
Cristo.
Per noi cristiani solo il Padre unito al Signore Gesù Cristo nello Spirito
Santo è "degno di onore".
Dio Padre ci offre ogni giorno l'opportunità di incontrare, conoscere, amare e
seguire Gesù che passa lungo la strada della nostra vita, così come passò per
la strada dove si trovava il cieco e mendicante Bartimeo.
Quando incontriamo, conosciamo, amiamo e seguiamo Gesù, Dio Padre è molto
felice, perché il modo migliore per onorarlo e glorificarlo è attraverso
l'esperienza della nostra conversione.
Conversione significa passare dalla situazione di essere «seduto sul
ciglio della strada», senza Gesù (Mc 10,46b) alla situazione di incontrare
personalmente Gesù e decidere di «seguirlo lungo la strada» (Mc
10,52). A quel tempo, prima della morte e risurrezione di Gesù, il cieco e
mendicante Bartimeo ebbe l'opportunità di incontrare fisicamente Gesù di
Nazaret.
La conversione oggi avviene grazie al dono della comunità cristiana missionaria
Oggi, per ciascuno di noi, l'esperienza della conversione consiste nello
scoprire che Gesù Cristo risorto, il Figlio del Padre, c'è sicuramente lungo il
cammino della nostra esistenza.
Gesù Risorto parla al nostro cuore e ci dice: «Ci sono anch'io sulla tua
strada!»
Gesù risorto passa in modo speciale quando siamo bloccati in una situazione di
fragilità della nostra condizione umana o in una situazione di miseria
materiale e spirituale e sembra che non possiamo uscire da questa realtà, non
possiamo fare un passo andando "oltre" da dove ci troviamo, perché
stiamo fermi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,12-19)
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Parola del Signore.
RIFLESSIONI
La festa degli Apostoli ci dà l'occasione di acquistare maggiore consapevolezza
delle due imprescindibili dimensioni della Chiesa, che è corpo di Cristo e
tempio dello Spirito Santo, e non può essere l'uno senza l'altro. E'
un'illusione credere di poter ricevere lo Spirito Santo senza far parte del
corpo di Cristo, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo e si riceve nel
corpo di Cristo. La Chiesa come corpo di Cristo ha anche un aspetto visibile:
per questo Gesù scelse i Dodici e sceglie nel tempo i loro successori, a
formare la struttura visibile del suo corpo, quasi continuazione
dell'incarnazione. Appartenendo al suo corpo, possiamo ricevere il suo Spirito
ed essere intimamente uniti a lui in un solo corpo e in un solo Spirito.
La lettera agli Efesini: Ef 2,19-14, esprime bene queste due dimensioni.
"Siete edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo
come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù": è l'aspetto visibile del
corpo di Cristo, che è un organismo con la propria struttura. E in Cristo
"la costruzione cresce ben ordinata":
ogni membro ha la propria funzione e il proprio posto. Scrive Paolo più avanti
nella stessa lettera: "E lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come
Apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come
pastori...". Ognuno ha ricevuto la grazia "secondo la misura del dono
di Cristo". Ed ecco la seconda dimensione, invisibile: "In lui anche
voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per
mezzo dello Spirito".
Anche nella prima lettera ai Corinzi Paolo mette in evidenza lo stesso
concetto: "I vostri corpi sono membra di Cristo... Il vostro corpo è
tempio dello Spirito Santo" (6,15.19).
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,18-21)
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa
lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e
gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo
vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al
lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu
tutta lievitata». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Il Regno di Dio dovrebbe crescere soprattutto nei credenti, e dalle loro opere
si riconosce o meno la presenza di Dio. La crescita del Regno di Dio è
spirituale, e dove cresce ciò che appare all'esterno sono le buone opere, la
pratica delle virtù, la bontà, la verità e l'onestà.
Questo è il Regno di Dio nell'anima: la presenza della sua Grazia e la
corrispondenza del credente alla volontà di Dio.
Come vediamo nel mondo il Regno di Dio non cresce, sono milioni i personaggi
che cercano intenzionalmente di bloccarlo nelle anime, distraendole con mille
diverse maniere. L'assenza del Regno di Dio nelle anime si vede dalla
corruzione dilagante, dalla disonestà che diventa una pratica che si osserva
spontaneamente, dal vuoto interiore che rende paranoiche miliardi di persone.
Chi dovrebbe controllare spesso è il capo anche delle truffe, qui sta il
paradosso difficilmente recuperabile. Con il passare dei mesi, dei giorni,
aumentano le truffe in tutti i settori della vita sociale, da questo si
comprende che Dio viene ignorato sistematicamente dalla stragrande maggioranza
della popolazione mondiale. Senza Dio si vive nelle tenebre e ogni
trasgressione morale diventa una buona occasione per divertirsi e fare come gli
altri…
L'imitazione della depravazione ha rovinato tutti quelli che non hanno mai
scoperto la loro personalità.
Sono miliardi le persone che vivono come canne al vento, seguono la direzione
delle mode più assurde e umilianti, ma si sentono bene perché si aggregano al
gruppo, fanno parte di una ideologia anche se non conoscono gli altri, non li
hanno mai incontrati.
Queste persone sono agitate dalle
tendenze istintive e non riescono a controllarle, infatti rimane impossibile ad
esse dominare le spinte emotive. Nessuno nasce perfetto e ognuno può crescere
migliorandosi giorno dopo giorno. Deve crescere il Regno di Dio in noi, questo
è il primo impegno che si deve sostenere per diventare un cristiano autentico.
Sono molti quelli che truffano sapendo che è un reato, ma la coscienza non è
pura, non rifiuta mai quel comportamento corrotto e lo giustifica. Ma dove non
è presente la corruzione? Le persone oneste sono sempre meno dei disonesti,
sono oneste perché hanno dei valori che rispettano e trasmettono ai loro figli.
"Dai loro frutti li riconoscerete" (Mt 7,16). È l'indicazione che ci offre Gesù
per conoscere l'interno di una persona. Non bisogna giudicare, è una
costatazione veritiera sulla condotta di una persona, e se è dedita alla truffa
non si può dire che è santa. I frutti che mostrano tutti sono buoni o cattivi.
Già la mattina dobbiamo chiederci quali frutti vogliamo far crescere nella
giornata per far sviluppare il Regno di Dio in noi.
Nel corso della giornata riflettiamo su come ci siamo comportati e la sera non
manchi mai un esame per valutare cosa abbiamo fatto.
Come ci siamo comportati nella giornata? Abbiamo amato e perdonato? Siamo stati
sinceri e corretti? Abbiamo controllato la retta intenzione e i pensieri? Siamo
stati premurosi e fervorosi nelle preghiere e nel colloquio spirituale con Gesù
e Maria?
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30)
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, Io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i Profeti nel Regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Alla domanda posta da un tale a Gesù, «Signore, sono pochi quelli che si
salvano?», è in grado di rispondere solo Gesù. Sappiamo che a Fatima il 13
giugno 1917 la Madonna fece vedere l'inferno ai tre bambini per far comprendere
la gravità dei peccati non confessati o del mancato pentimento in punto di
morte. Nessuno è in grado di sapere se avrà la forza spirituale per pentirsi in
punto di morte.
Chi ha condotto una vita tra immoralità, disonestà e vizi, difficilmente alla
fine della vita avvertirà la gioia di incontrare Gesù Cristo!
Eppure nel Vangelo di oggi Gesù dice che molti busseranno per entrare ma il
padrone oltre a non aprire la porta, scaccia via quelli che bussano: «Non so di
dove siete». E alle successive suppliche di tanti che ricordano di averlo
predicato, di avere tenuto lezioni e conferenze nel Nome del Signore, Egli
risponde: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori
di ingiustizia! Là ci sarà pianto e stridore di denti».
Queste persone in vita erano state vicine a Gesù, almeno esteriormente, avevano
lavorato nella sua Chiesa e rappresentavano proprio Gesù, ma nel Giudizio Gesù
non li riconosce come suoi seguaci e imitatori. «Operatori di ingiustizia!».
Molto presto avremo sorprese che per moltissimi cattolici sembreranno un sogno,
un film, qualcosa di inconcepibile.
Conosceranno senza alcun dubbio la vera identità di quanti oggi appaiono
servitori e autorevoli Pastori del gregge loro affidato, un gregge in realtà
disperso per il totale disinteresse dei Pastori, capaci però di mangiare
(accumulare) di tutto e forse hanno mangiato anche il gregge…
Quanta giustizia dovrà utilizzare il Signore verso coloro che hanno disonorato
intenzionalmente la sua Chiesa, fino a ridurla nella concezione di molti come
un luogo di immoralità e di inganno. Chi pagherà per tantissimi cattolici che
non vanno più a Messa e non pregano più dopo avere assistito o notato una
lacerazione sanguinante nel Corpo mistico della Chiesa?
Le parole dette da Gesù e che applica nella parabola al padrone di casa, sono
rivolte ai suoi Sacerdoti e Prelati, non c'è alcun dubbio su questo. Chi sono
se non quanti hanno vissuto nell'immoralità quelli che si sentiranno respingere
da Gesù nel Giudizio e per giustificarsi ricorderanno le loro opere?
«Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza».
È una condanna che riguarda anche i cattolici che vivono senza Dio o contro
Dio. principalmente quelli che in qualche modo hanno frequentato in passato e
poi hanno perduto il senno. La saggezza è stata rimpiazzata dallo squilibrio,
dall'avventatezza, dai propri progetti che rifiutano la Volontà di Dio.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13,31-35)
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e
vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: "Ecco, io scaccio demòni e
compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.
Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel
cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme".
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono
stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una
chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra
casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il
tempo in cui direte: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!"». Parola
del Signore.
RIFLESSIONI
Noi siamo chiamati alla santità! Quando riflettiamo a questo, può darsi che
confondiamo la santità con un insieme di virtù. Quando si fa un processo di
canonizzazione effettivamente si comincia col verificare se la persona che si
suppone degna di essere canonizzata ha esercitato le virtù in modo eminente e
il primo decreto è quello sulla eroicità delle virtù. Tuttavia è molto
insufficiente e inesatto confondere la santità con la perfezione.
San Paolo nella lettera ai Romani ci rivela in che cosa consiste la santità
quando parla di non essere separati dall'amore di Dio, di non essere separati
da Dio, infatti questo è la santità: l'unione con Dio, essere in comunione col
Dio santissimo. Dio è santo, dice la Scrittura, ed è la migliore definizione di
Dio, Dio è tre volte santo. Questo significa che è il Diverso da noi e che per
giungere a lui dobbiamo essere trasformati a sua immagine, cioè diventare
santi.
Nella religione antica questa santità non era confusa con lo sforzo morale, si
sapeva che si trattava di un altro ordine. Lo sforzo dell'uomo non può mai
portarlo al livello di Dio; perché l'uomo diventi santo bisogna che Dio agisca
e lo renda simile a lui: la santificazione è prima di tutto opera di Dio in
noi. Ed è proprio quanto ci dice san Paolo: Dio ha fatto tutto per portarci
vicino a lui, per metterci in comunione con lui, perché noi siamo santi.
"Non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l'ha dato per tutti noi... Come
non ci donerà ogni cosa insieme con lui?". Per questo abbiamo fiducia, non
in noi ma nell'amore di Dio che ci innalza accanto a sé, che ci santifica, che
ci dà quella santità di cui neppure avremmo idea se nella sua bontà egli non
venisse a donarcela.
San Paolo esclama: "Noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci
ha amati", più che vincitori in ogni circostanza: la santità è una grande
vittoria. Nell'Apocalisse è detto che il premio è promesso a colui che avrà
riportato vittoria, e noi siamo più che vincitori, perché Cristo ha vinto e ci
comunica la sua vittoria. E Dio che donandoci il suo Figlio ha superato tutti
gli ostacoli che ci separavano da lui, il Dio di misericordia, che ha
riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, come
diciamo nella formula dell'assoluzione, il Dio pieno di bontà che vuol
comunicare se stesso e ha trovato il mezzo per farlo.
Ecco la strada della santità. Si tratta allora di aprirsi all'azione
santificante di Dio, di aprirsi a questo amore che è stato più forte di tutto.
Così riceviamo in noi la vittoria di Dio e siamo più che vincitori. E siamo
sicuri che nessun ostacolo ci impedirà di essere con Dio, perché egli stesso ha
percorso tutto il cammino: "Né morte, né vita, né angeli, né principati,
né presente, né avvenire, né potenze... niente potrà mai separarci dall'amore
di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore". Per progredire nella santità
dobbiamo costantemente approfondire la nostra fede in questo amore di Dio,
nell'amore che Dio ci dà, che è l'amore che egli ha per noi e l'amore che egli
mette in noi.
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni
sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché
grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti
che furono prima di voi». Parola del Signore.
RIFLESSIONI
Gesù sale sul monte, cioè entra nel cuore di Dio, nel cuore di Dio porta anche
i suoi discepoli, dal cuore di Dio dona la nuova legge, le Beatitudini. Esse
però sono per l'uomo più incomprensibili dei geroglifici dell'antica scrittura.
Anche se una persona è riuscita a decifrare qualcosa di esse, la sua
decriptazione non serve a nessuno. Vale solo per essa. Ogni altro ha bisogno
della sua personale interpretazione e della sua attuale, momentanea, odierna
traduzione. Nessuno può leggerle per un altro e neanche le può vivere come le
ha vissute o comprese un altro.
Maestro capace di interpretare i geroglifici delle Beatitudini, che le può
decriptare, tradurre, adattarle ad ogni anima è lo Spirito Santo. Lui viene,
legge ogni beatitudine e con saggezza eterna indica ad ogni cuore come viverle
nell'attualità del tempo, nelle mutate circostanze storiche, nella variabilità
dei luoghi, nelle situazioni concrete in cui esso verrà a trovarsi. Ogni
beatitudine ogni giorno dallo Spirito Santo va letta e ogni giorno applicata
all'anima secondo perfetta attualità, nel rispetto della purissima volontà di
Dio, dal cui cuore esse sono sgorgate.
Come unico è il cuore, unica la vita, unico il carisma, unica la persona, così
unica sarà la lettura e l'applicazione che lo Spirito del Signore farà per ogni
anima. La storia attesta che nessuno di quanti sono stati condotti, guidati,
ammaestrati dallo Spirito di Dio ha vissuto le Beatitudini uguale ad un altro.
Attesta altresì che anche quanti hanno deciso di seguire le orme tracciate dal
loro maestro umano, questo o quell'altro santo, ognuno ha vissuto, vive e vivrà
le beatitudini donando ad esse sempre una modalità personale. L'imitazione
nella forma è solo per quanti non sono condotti e guidati dallo Spirito Santo.
Non vi è alcuna ripetizione nella vita secondo le Beatitudini.
Il primo che ha decriptato le Beatitudini è stato lo stesso Gesù, con il
Discorso della Montagna. Esso però non risolse il nostro problema della
quotidiana decriptazione. Al negativo esso è chiaro. Quando però si tratta di
superare la giustizia degli scribi e dei farisei, allora solo lo Spirito di Dio
può farci da maestro. Nessuno potrà da solo leggere, spiegare, applicare alla
sua vita questa nuova legge di Gesù Signore. Essa è troppo alta da essere
consegnata allo spirito dell'uomo e alla sua intelligenza. Troppo profonda
perché vi si possa immergere lo sguardo. Troppo divina per essere spiegata da
un cuore umano. Noi siamo fatti di terra e per di più di terra di peccato.
Sempre dovrà essere invocato lo Spirito Santo perché illumini gli occhi a
vedere il visibile per noi. La personalizzazione delle Beatitudini è la sua
opera perenne.
Le Beatitudini non proibiscono qualcosa perché non la si faccia. Manifestano
invece un nuovo modo di essere. Si tratta di una modalità senza modalità, di un
limite senza limite, di un'opera senza alcuna opera, perché è l'essere stesso
che è chiamato a vivere, ad esprimersi, manifestarsi, rivelarsi in tutto il suo
nuovo splendore. Quali opere deve compiere il povero in spirito, il mite,
quelli che sono nel pianto? Le Beatitudini portano l'uomo dal mondo della carne
a quello dello spirito, dal mondo dell'uomo al mondo di Dio, dalla terra lo
portano nel cielo. La vita nuova delle Beatitudini è vita che inizia ma che mai
potrà giungere ad un termine, perché il termine è infinito. Le Beatitudini ci
chiedono di essere perfetti in tutto come Dio è perfetto e misericordioso.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci miti e umili come
Gesù.
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO E SETTIMANA ANNO B. IO SONO LA LUCE DEL MONDO IL VANGELO DEL GIORNO. IL VANGELO NEL 21° SECOLO.
Sabato Della XXX Settimana
Del Tempo Ordinario Anno B
Commemorazione Di Tutti I Fedeli Defunti
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,36-40)
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me:
colui che viene a me, io non lo caccerò fuori
2 Novembre 2024
***
TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 6,36-40)
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo
caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la
volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di
quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede
in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». Parola
del Signore
RIFLESSIONI
Fino a quando il Signore Gesù verrà nella gloria, e distrutta la morte gli
saranno sottomesse tutte le cose, alcuni suoi discepoli sono pellegrini sulla
terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine
godono della gloria contemplando Dio. Tutti però comunichiamo nella stessa
carità di Dio. L'unione quindi di coloro che sono in cammino con i fratelli
morti non è minimamente spezzata, anzi è conservata dalla comunione dei beni
spirituali (cfr Conc. Vat. II, Costituzione dommatica sulla Chiesa, «Lumen
gentium», 49). La Chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la
memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi (ibidem, 50). Nei
riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che
quanti sono diventati con il Battesimo membri del Cristo crocifisso e risorto,
attraverso la morte, passano con lui alla vita senza fine. (Cfr Rito delle
esequie, 1). Si iniziò a celebrare la Commemorazione di tutti i fedeli defunti,
anche a Roma, dal sec. XIV.
Gesù offrì se stesso sulla Croce, nella Messa sempre Gesù si offre al Padre ed
è il Sacerdote principale, mentre è secondario il Sacerdote che celebra e ne fa
le veci. L'immolazione Eucaristica rappresenta e rievoca incruentemente
l'immolazione cruenta della Croce.
La celebrazione di una sola Messa può far scendere grandi Grazie ai presenti,
ai defunti e agli assenti. Dipende tutto dalla nostra Fede.